POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

martedì, novembre 6

DIALETTI E DILUVI di ANGELA FABBRI


Angie, ho letto questa mattina il tuo bellissimo articolo. Io credo che in effetti non sia SOLO colpa del riscaldamento globale, ma che in parte possa aver contribuito ai repentini cambi meteo. Siamo tanti, e produciamo calore, vuoi con il riscaldamento, vuoi con l'inquinamento causato dalle grandi industrie, dai mezzi di trasporto aria-cielo  e la Terra, questo nostro ancora meraviglioso Pianeta, in qualche modo ne soffre, e noi con lei. Non c'è luogo in Italia che non sia a rischio: esondazioni e frane, a causa del maltempo ma anche della poca previdenza e prudenza umana: non si dovrebbe costruire in prossimità dei mari, dei laghi e dei fiumi, e se lo si fa, occorre incanalare i tratti fluviali o mettere margini laddove il rischio di mareggiate o straripamenti è alto.
Dani





Qui sopra potete vedere il percorso del PO nei pressi di Ferrara, e il ponte di PONTELAGOSCURO. 

Riporto qui sotto il commento della scrittrice Angela Fabbri al mio articolo sui disastri del bellunese, nel caso non fosse stato letto e per collegarlo al testo dell'autrice.

Mia cara Dani,


ho commentato nel mio dialetto per accompagnarti nel tuo che, come hai raccontato nel tuo articolo, pochi ricordano ancora, ma tu sì.
E insieme per accompagnarti in questi diluvi che hanno straziato il suolo, strappando via foreste intere, buttandole nel fango della terra come accadde nell’antico periodo Carbonifero.
Allora l’essere umano era di là da venire e la Terra si muoveva e scalpitava così come si addice a un vivente. Noi, questo, ce lo siamo dimenticato, che il mondo che ci ha dato i natali è esso stesso vivo e ci siamo persi rincorrendo noi stessi e il nostro benessere personale.
Non credo tanto al riscaldamento globale come effetto principalmente umano: nel corso dei millenni la Terra ha subito glaciazioni e surriscaldamenti naturali e adesso
ne sta attraversando un altro senza badare troppo che ci sono anche gli ESSERI UMANI a subirlo.
Ma, sicuramente, tutti questi disastri che si accavallano uno sull’altro come le ondate del mare dovrebbero farci fare gruppo per mettere la nostra superiore intelligenza al servizio della vita.
Abbiamo davvero bisogno di guerre? Basta un terremoto, un maremoto, un’alluvione di grande portata per togliere la voglia di vedere e concepire disastri fatti in proprio. 
Abbiamo davvero bisogno di tenere in povertà fisica e culturale interi popoli? Invece che alzare il piede dalle loro teste e insegnare loro quel che sappiamo?
Certo questo lo pensa una persona comune come me che, pur sapendo la vita senza significato, non cerca di ottenere compensi superiori a quelli degli altri per godersela di più finché dura e togliere agli altri la propria o la possibilità di vivere con dignità.

Tornando a noi due, Dani, e all’aver usato il dialetto ferrarese…
E’ che da sempre, qui, in autunno, aspettiamo la piena del PO, ci siamo a ridosso, per non dire sotto e tu saprai che quando c’è il minimo segno di pericolo viene alzato il ponte della ferrovia e resta solo il ponte stradale per arrivare… di là da PO.
L’ho vissuto tante volte quando lavoravo e il treno mi riportava da Bologna a Ferrara. Scendevo e ero a casa. Mentre i compagni di viaggio veneti scendevano e dovevano prendere i pullman per arrivare alla loro casa… di là da PO.
E ancora prima, molto prima, ricordo, avrò avuto 15 anni, la piena, l’onda di piena fu così pericolosa che si arruolavano giovani per stare sull’argine del fiume a spegnere i ‘fontanacci’ che si aprivano all’improvviso fiottando acqua. Volevo andare anch’io, ma i miei genitori, forti della mia minore età, mi tennero al sicuro in casa.
L’onda di piena… che poi quando in TV dicono che passerà stanotte non è vero.
L’onda di piena ci mette almeno 3 giorni a passare, infilandosi, insinuandosi, impantanandosi, sgomitando fra le terre fino al mare.

Angie
(Da Ferrara, notte fra 5 e 6 novembre 2018)



Nessun commento:

Posta un commento