Alcune considerazioni sulla presentazione del libro
del Card. Scola:
ABITARE IL MONDO. Per un’ecologia dell’uomo.
La
presentazione dice:
Sono continui i segnali del mondo in cui viviamo, per
un ripensamento del creato come dimora di cui avere cura, e come risorsa da
usare con equilibrio.
E’ ormai tempo di rimodellare il rapporto uomo-terra
oltre ogni riduzione e contrapposizione. Ciò è possibile se si riscopre la
natura profonda del bisogno dell’uomo, che non è diritto esclusivo al benessere
ma segno incalzante di una mancanza che lo apre e lo porta oltre se stesso. La
soddisfazione dei bisogni chiede infatti il compimento integrale
dell’esistenza.
Premetto
che non ho letto il libro, però la lettura di quanto sopra, tratta dal
foglietto domenicale odierno della S. Messa, mi ha portato a riflettere sul
senso della vita e di come siamo andando con indifferenza verso i valori e doni
che il nostro Pianeta ci offre.
Partendo
dal presupposto che ogni esistenza di vita sulla Terra (vegetale e animale) è
derivata da un unico Creatore, viene spontaneo credere che tutto ciò che nasce,
dal fiore, all’animale fino all’uomo, provenga da un’unica fonte.
Non
desidero coinvolgere i lettori in indottrinamenti religiosi. Il Creatore è per
tutti quell’Energia che ha dato il via all’evoluzione umana, scientificamente
studiata, la cui ricerca ha portato a conclusioni molto simili tra loro. Quel
che è certo, è che niente nasce dal nulla. Quindi c’è stato l’input
iniziale che ha dato origine alla Vita, così come la conosciamo oggi. Per i
credenti di molte religioni, quella scintilla di vita proviene da Dio.
Dall’Essere Supremo. Certamente se non vogliamo accreditare la Creazione ad uno
specifico Dio, è stata comunque generata da una Forza tale, che nessun essere
umano potrà mai imitare. Quindi, qualcosa o qualcuno di superiore a noi, deve
esserne stato l’artefice.
Ora, noi
abbiamo bisogno della Natura, sia vegetale che animale, utile per la nostra
vita umana.
Abbiamo bisogno
di convivere pacificamente tra noi, quindi non possiamo pensare che il colore
della pelle, gli usi e costumi che si differenziano secondo il clima, le etnie,
perfino le religioni che ogni popolo ha voluto per sé, debbano essere causa di
divisione.
La zattera della Medusa è un dipinto a olio su tela di Théodore Géricault, realizzato nel 1818-19 e conservato nel Museo del Louvre di Parigi.
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TUTTI,
indistintamente, proveniamo dalla stessa origine, cioè dal brodo primordiale o
caos che dir si voglia. Siamo tutti sulla stessa barca, o zattera,( come
sostiene la mia amica e scrittrice Angela Fabbri nell'articolo pubblicato il 24 novembre 2014, che potete leggere a questo link http://versiinvolo.blogspot.it/2014/11/il-mondo-e-ununica-zattera.html) e tutti dobbiamo remare
seguendo la stessa corrente, altrimenti succede il patatrac.
Quando
entrerà nel comune pensiero, che gli abitanti di questa nostra terra, sono, tra
loro, fratelli? Quando capiremo che se distruggiamo anche solo una piccola
parte di questo Pianeta, attraverso disboscamenti a tappeto, o guerre che
uccidono gli esseri viventi, guastiamo anche il suolo, utile per coltivare il
nostro cibo, prodotto dal frumento per il pane, dalla frutta e dalla verdura
che ci forniscono di vitamine e proteine vegetali?
E l’acqua
che contaminiamo? E l’aria stessa che respiriamo? Danneggiando un popolo che
riteniamo nemico, magari utilizzando testate nucleari, danneggiamo anche noi
stessi, poiché le radiazioni non restano ferme su quel luogo, ma si spostano
con il vento e attraverso i corsi d’acqua.
Quel che accadrebbe, e che è già accaduto ma niente ha insegnato ai posteri, è
che ogni danno che causiamo, si ritorce inevitabilmente su di noi.
Se s’
imparasse a rispettare la natura, ivi compresa quella umana, che è la massima
espressione di intelligenza - non passerebbe nella mente nessuna idea di distruzione.
Non è mia
intenzione scrivere un trattato sugli allevamenti intensivi, che portano
inquinamento, innalzano in modo esponenziale il consumo di acqua e di terreno,
predisposto alla coltivazione di foraggio.
Non è mio
compito sostenere che possiamo benissimo vivere senza consumare carne animale.
Non siamo uomini delle caverne. Butto qui e là solo dei pensieri che sono miei
e potete anche non raccoglierli. Ma se solo per una volta i potenti della
terra, gli industriali, i politici, pensassero seriamente che ogni pur piccolo
danno ambientale, si ripercuote su tutto il Pianeta, e va a colpire anche le
generazioni future, forse un freno lo tirerebbero. Se invece di vivere pensando
al Carpe Diem, infischiandocene delle conseguenze, ci ponessimo una mano sul
cuore, e pensassimo al bene dell’umanità, forse faremo ancora in tempo a
rimediare ai danni precedenti.
C’è un
Creatore, a questo credevano anche i Pellerossa, in quello Spirito che muove
tutte le cose. Poi sono nate le religioni, da quelle Greche con svariati dei, a
quelle Romane, a quelle Egizie, a quelle buddhiste, induiste, zen, ebraiche,
cristiane, musulmane. Giusto per citarne alcune.
E così
gli dei ebbero tanti nomi: Zeus, Giove, Odino, Thor, Ammon, Anubis…JHAVH, Dio….ma
tutti questi nomi sono nati dalla convinzione che un essere superiore abbia
dato origine ad ogni forma di vita. Chiamiamolo
pure con il nome che ogni popolo ha scelto, ma resta l’unico Padre della vita,
e quindi Padre dell’intera umanità e dei corpi celesti che abitano l’universo,
ivi compreso il nostro Pianeta Terra.
Non posso
quindi pensare, a rigore di logica, che il Creatore, ovvero colui che ha voluto
la vita, possa chiedere agli uomini di cancellarla.
Sono
pertanto persuasa che ogni testo, anche l’Antico Testamento, laddove il Dio di
Abramo incita alla guerra, allo sterminio di altri popoli, non sia stato lui
stesso a volerlo. Penso piuttosto che talvolta l’uomo metta sulle labbra del
suo Dio, quello che lui stesso vorrebbe fosse fatto. Ovvero, invece di essere
l’uomo ad immagine di Dio Creatore, l’uomo riduce Dio ad immagine della
creatura. Il Dio a cui credo, è Padre di Misericordia, di Amore e di Pace. E
Gesù Cristo, il figlio umano e perfetto, è colui che è stato, ed è tutt’ora per
i suoi seguaci, Maestro di vita, pedagogo e filosofo esemplare. Quel Figlio
speciale ci ha consegnato la chiave che apre il cuore al Perdono. Perché questa
parolina magica, Perdono, è quella che cancella l’odio, la violenza, la
gelosia, l’invidia, la cupidigia e quant’altro conduca alla divisione tra un essere
umano e un altro, tra una Nazione e un’altra.
Non ho la
pretesa di cambiare le ideologie religiose e laiche dei miei simili, ognuno è
libero di pensare quel che vuole, ma senz’altro auspico che l’intelligenza e la
sapienza, nonché la saggezza, conducano verso scelte più giuste, come la Pace
del cuore e tra l’umanità.
Le
religioni fanno parte della cultura dei popoli, così come gli usi e i costumi.
Come una donna indiana è libera d’indossare un sari, o un’araba, il burqa, una
turca, il sarouel, e noi donne occidentali ciò che più ci aggrada, rispettando
le tradizioni di ogni popolo, così deve essere anche per le religioni. Almeno,
per quanto mi riguarda, ho il massimo rispetto per la religione ebraica, per
l’islamica, buddhista, induista e per ogni altro credo, il cui fine sia quello
di adorare un Dio di Pace, non un dio guerrafondaio e assassino perché, e non
mi stanco di ripeterlo, il Dio Creatore di tutte le cose, l'Energia cosmica, non può desiderare
che le stesse vengano distrutte per mano dell’uomo. Che si tratti di un fiore,
di un animale o dello stesso genere umano.
Dobbiamo
lavorare insieme, per il bene della Terra, per non distruggerla. Ci è stata
donata e affidata alle nostre cure, è necessario saperla custodire con amore. O vogliamo vederla affondare come il Titanic?
Danila
Oppio
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