V E R S I O N I S P E C U L A R I
Proposte in
duplice versione, italiana e inglese, le seguenti tre liriche di Roberto Vittorio Di Pietro sono da ritenersi
esemplificative di quanto meglio precisato altrove dall’autore (cfr. il
microsaggio introduttivo alla silloge poetica in lingua inglese pubblicata con
l’editore Harmattan Italia nel 2003, intitolata IT’S STARLIGHT,
THOUGH) circa una sua particolare necessità di distinguere fra la “traduzione”
e la libera “reinvenzione”di uno stesso testo poetico.
Vivre est encore le
meilleur parti ici-bas.
(Jules Laforgue, Complainte de l’ange incurable)
Riso di derubato/ruba qualcosa al ladro.
(William Shakespeare, Otello)
IRRESISTIBILE
Presi quell’anellino
e lo indossai
da quando piacque a
te, da che dicesti:
“Abbi pazienza se ti
andrà un po’ lasco.
Tiènilo, in ogni
caso, sempre al dito.
E’ puro argento. Anche
se annerisce,
non ci vuol niente
per rilucidarlo.”
Però lo persi. E fu
sulla tua barca.
“Tùffati giù a
sfidare i cavalloni!”:
me lo rubasti tu, con quel comando.
M’inabissai a
cercarlo, fiducioso
inutilmente: il mare
non perdona
i gesti, i moti, i
sogni temerari.
Bonaccia. Posa l’onda. Fra il liquame
c’è un luccichio?...il rimbalzo oltre la riva…
d’un coccio? No,
miracolo: riaffiora!
“Non vuoi pigliarmi? E
corri!”: m’incapriccia.
“Vano è inseguirti…”
Rido: “…ingenua astuzia
di ladro che vuol
farsi depredare!”
Ma tua è la voce. Ancora, o irresistibile?
Per poi sfilarmi il
cuore dalla mano.
(“Premio
Firenze Europa” – 2002)
-*-
The robb’d that smiles
steals something from the thief.
(William Shakespeare, Othello)
IRRESISTIBLE
That ring I took and vowed I’d always wear it
since you so wished, the moment that you said:
“I know it fits you loosely, but no matter –
I want it on your finger all the same.
Don’t ever part with it! It’s first-rate
silver.
Should it turn black, it’s easily re-polished.”
But then I lost it. How? ‘Twas on your boat:
“What man are you? Come on! Go! Face the
breakers!”
I dived at your command – you tore it off.
With flailing hands, I wildly scoured the
bottom,
trusting I would retrieve it; but the sea
to dreamers’ reckless deeds is unforgiving.
The waves are sluggish. Somewhere in the silt…
a flicker?…oh, a potsherd?...washed ashore?
Of all life’s wonders, no! It’s back! Afloat!
“No use…” I smile. – “Don’t balk! Swim, coward!
Catch me!…”
“…smart little robber! Begging to be robbed…”
But that’s your
voice! Again? you irresistible?
About to snatch my heart away once more.
O tu Selvaggio
Spirito/ che vai e, ovunque andando,/ distruggi e sei salvifico…
(P. B. Shelley, Ode al Vento di Ponente)
NON
SIA CHE UNA BUGIA
Se in questo
trapassare quotidiano
di sonno in sonno
senza più risvegli,
se in questa veglia
ch’è un dormire insonne,
un sol respiro è
desto per pregare,
prima ch’io ti raggiunga,
ascolterai?
O dolce insofferente
mite selvaggio
Spirito,
quando alla terra
dove andrò, risorto
figlio mi risolvessi
in un tuo fiore,
non sia che una
bugia:
uno di quei soffioni
a primavera
che per i prati han
l’aria di plebei
amici d’ogni vento, e
son sdegnosi:
che sbambagiati se ne
vanno in volo
ribelli al gioco, al
frivolo
d’un breve
ghiribizzo,
se mano insulsa –
insana o spensierata –
s’illuda di godere un
solo istante
del batuffolo
vivo
che ha divelto.
*
Wild Spirit, which art
moving everywhere;
Destroyer and
preserver, hear, oh, hear!
(P.B. Shelley, Ode to the West
Wind)
PLEASE, DO LET
IT BE…
If in this hourly dying
from sleepless nights and days of wide-eyed
slumber
one drowsy thought remains
alive enough and wakeful to demand,
before I come and join Thee
wilt Thou not hear this prayer?
O wild compliant meek undaunted Spirit,
should I within that sod where I’ll be lying
rise by Thy wish anew, once more Thy son
though re-born not a man, a puny flower,
oh, please, do let it be
none other than a springtime dandelion:
one of those woolly tufts that show aplenty
out in the open fields, and look so common,
so blatantly plebeian, such overfriendly
companions to all winds – and yet are proud:
rebels of sorts, that fly straight in the face
of nasty whim or fickle childish ploy,
anxious to break aloft and spoil the game
if ever any coarse or careless fingers
hope they can hold for more than one brief
instant
the worthless
breathing fluff
they have destroyed.
(…)allora/che, tacito, seduto in verde zolla,
delle sere io solea passar gran parte (…)
e sotto al patrio tetto
sonavan voci alterne…
(Giacomo Leopardi , Le Ricordanze)
Appisolarmi là,
solo,
in un caffè remoto…
(Giuseppe Ungaretti , l’Allegria)
Ch’io possa bere e poi, con te, non visto,
andarmene dal mondo! Dileguarmi
tra i rami e l’ombre fitte del tuo bosco...
(John Keats
– Ode a un usignolo)
IL MURO
Non lo vorresti
tu
di vetro opaco,
scuro ma sottile,
un muro
quando occorre,
quasi sempre,
posto fra te
e le parole altrui?
Là dietro,
ben presente e pur
protetto
(identità non vista,
finanche
insospettata),
quel che basta
di loro sentiresti
senza dover più
fingere
di starli ad ascoltare.
Ah, per quel risuonar
di voci alterne…
discoste appena,
a portata
d’orecchio!...
Pur che frammezzo resti
quel fine
divisorio
inestimabile.
Immorale licenza
per gli umani
voler così convivere
appartati?
E in disparte così
anche morire:
di là da un ermo
colle
ed un’amata siepe,
con l’inimmaginabile
pudore
dei volatili.
§
The empty vessel makes the greatest sound.
(William Shakespeare)
I never found the companion
that was so companionable as solitude.
(Henry D. Thoreau)
That I may drink and leave the world unseen
And with thee fade away into the forest dim...
(John Keats)
PARTITION
Give
me
a
blind flimsy wall
to
stand
between me
and
the rattle of living,
so
that I
behind
that partition –
an identity’s breadth
apart
from your clatter --
could
just hear you chatter
without
caring to listen.
Give
me
your
loud wordy world
within
earshot,
with
that slim grand divide
in
between –
and
I (undisturbed at your shouts...
half-intrigued
by your cheers...)
like
a bird in the bush
will
have crowned my wild wish
to sit
still and unheeded,
die unheard and unseen.
Nessun commento:
Posta un commento