Lo sguardo dei
grandi occhi verdi di Julia scorre sulle pietre del marciapiede disposte ad
opus incertum mentre il rumore dei tacchi giunge a cadenze regolari ai suoi
orecchi sensibili. La giornata è ventosa, una leggera brezza di lago pervade la
città spazzando la foschia che ha dominato la notte. Le vette delle montagne
circostanti sono bianche di neve, un sole freddo e distante carezza coi suoi
raggi l’intera valle, coperta di boschi nella loro variopinta livrea autunnale.
Una
folata più intensa di vento le solleva i capelli. Julia sente un brivido
percorrerle la schiena, si stringe addosso il cappotto bianco e si calca in
testa un piccolo cappuccio. Ha fretta perché è in leggero ritardo per
raggiungere l’università dove il professore Wolfgang Reisch di Heidelberg,
terrà un seminario sulla fisiologia della mente umana.
Julia
è al suo secondo anno del corso di studi di psicologia medica ed è estremamente
attratta dalla complessità e dalla bellezza del funzionamento della nostra
mente. Di tanto in tanto accelera il passo ed infine giunge al cancello di
ingresso della sua facoltà.
L’atrio
è affollato da studenti che si dividono frettolosi per diverse direzioni,
ognuno preso dai propri impegni e sollecitato dalla preoccupazione di fare
tardi. Il professore Reisch segue anche lui questo istradamento e giunge in
perfetto orario, da buon tedesco, nell’aula gremita di studenti. Si leva il
cappotto color cammello, si sfila i guanti e dalla borsa di pelle nera, estrae
un piccolo computer dall’aspetto avveniristico. Lo collega all’impianto video
ed audio dell’aula, poi impartisce alcuni colpetti al microfono per saggiarne
il funzionamento. Tutto è pronto per la tanto attesa lezione.
Il
professore ha una corporatura esile, ma è alto e quando si muove sembra
impacciato. Volge un sorriso radioso ai suoi numerosi studenti poi sembra per
un momento estraniarsi dall’aula, infine ritorna presente con lo sguardo e
pacatamente esordisce: «Il cervello umano è la struttura più complessa
dell’intero universo, così come noi oggi lo conosciamo. Esso è formato da
cellule denominate neuroni e da altri tipi di cellule e strutture che, ai fini
della nostra trattazione odierna, possiamo ignorare completamente. Ogni neurone
ha migliaia di connessioni in ingresso ed in uscita e tali connessioni possono
essere a loro volta di tipo eccitatorio o di tipo inibitorio. Un neurone è
pertanto connesso con moltissimi altri neuroni in uno scambio continuo di
interazioni, persino durante il riposo notturno, il cui risultato globale
produce la nostra mente. I cervelli più semplici degli animali producono
interazioni più semplici con risultati o abilità funzionali più modeste. Le
piante, sprovviste di cellule di tipo nervoso, non possono avere una mente.»
Un
compagno di corso vedendo che Julia è assorta e sorridente, per richiamarla
alla realtà le infligge una gomitata al fianco destro. E Jiulia di rimando gli
racconta che in uno sceneggiato degli anni 80 l’assassino aveva compiuto il suo
crimine alla presenza di una pianta d’arredamento e che gli investigatori
pronunciavano vicino ad essa il nome dei sospettati… perché la pianta era
rimasta terrorizzata dall’accaduto ed il nome dell’assassino le avrebbe fatto…
tremare le foglie. Entrambi gli studenti ridono di gusto.
Ma
la voce del professore li riporta al presente. «La mente nel suo complesso è
formata da numerose funzioni elementari da cui dipende il suo portentoso
funzionamento globale. Ed è il prodotto, la funzione complessiva delle
strutture e degli elementi anatomici che compongono il cervello.»
Reisch
cerca col suo sguardo lo sguardo degli studenti, li osserva rapidamente e si
rende conto che l’uditorio pende dalle sue labbra.
«Possiamo
quindi vedere la mente come un insieme ben definibile di funzioni che sono
ognuna il prodotto della modulazione di questi strati o nuclei di neuroni. Una
o più funzioni si integrano in funzioni più complesse, più sofisticate, che
apparentemente esulano dall’organo sottostante. Una funzione può essere il
risultato dell’eccitazione di un determinato settore cerebrale, mentre un’altra
può richiedere l’attivazione di un altro circuito e la soppressione del primo…
e così via.
Cerchiamo,
come esempio, di capire l’avarizia o la prodigalità di una persona. Ma tali
considerazioni possono essere tranquillamente estese anche ad altri
comportamenti come la creatività e la gregarietà, la moralità e la mancanza di
scrupoli, l’altruismo e l’egoismo, l’umiltà e la superbia e così a seguire.
In
questa persona la funzione che la spinge a spendere il denaro è inibita mentre
in chi spende troppo facilmente è stimolata oltre il necessario… Procedendo in
questo modo potremmo analizzare la mente nelle sue componenti funzionali, ma io
oggi vi voglio presentare una mia ipotesi sull’esistenza di interruttori
biologici che attivano e disattivano la mente, nelle sue componenti o anche
nella sua globalità.
La
mente viene abolita globalmente se il cervello riceve un insulto patologico che
ne impedisce l’attività: ad esempio se aumenta il contenuto acquoso delle
cellule cerebrali, condizione nota come edema cerebrale acuto, il cervello non
produrrà più potenziali elettrici e l’individuo colpito perderà lo stato di
coscienza.
Ma
se tale condizione viene prontamente contrastata con farmaci che riportano alla
normalità il contenuto acquoso del cervello, la coscienza e con essa la mente
riappariranno. La mente, quindi, è il risultato dell’attivazione “calibrata”
nel tempo di numerose funzioni. Ogni funzione può essere accesa o spenta da un
sistema di regolazione che potrebbe essere costituito anche da una sola
proteina.
Ma
cosa succede se questa proteina regolatoria non viene prodotta? Semplicemente,
la persona affetta da tale caratteristica, non sempre definibile come malattia,
non potrà produrre quella funzione. E se viene prodotta in eccesso? In questo
caso la funzione viene stimolata oltre il limite normale. E se la proteina va
incontro ad una mutazione, cosa potrebbe succedere? Potrebbe succedere che tale
proteina stimoli altre funzioni, con un efficienza variabile o che perda
completamente la propria funzione.»
Julia
si fa coraggio ed alza la mano per porre una domanda: «È corretto pensare che
in un avaro tale meccanismo regolatorio sia spento mentre nel prodigo sia
acceso oltre misura?»
«Sì,
- risponde il professore - i meccanismi di eccitazione e di inibizione regolano
quasi tutto il funzionamento cerebrale degli esseri animali, uomo compreso. Ma
vi è un meccanismo molto sofisticato che regola il funzionamento globale della
mente. Io penso che sia un meccanismo di direzione, di governo superiore, di
coordinamento.»
Gli
studenti aguzzano gli occhi, le loro orecchie sono avide di messaggi, che
puntualmente le raggiungono.
«Pensiamo
di far parte del pubblico di un concerto di Capodanno. L’orchestra è formata da
valenti filarmonici, ognuno è un grande talento per uno strumento musicale
specifico. Ma non vi è il direttore di orchestra! Che succederà? Ogni musicista
esegue il brano che vuole, dell’autore che preferisce, con gli accordi più vari
e così via. Il risultato non sarà un armonioso concerto di Capodanno, ma una
cacofonia che farà allontanare tutto il pubblico presente in sala. Questo
perché, nonostante il fatto che ogni musicista sia bravo ed esegua bene la sua
musica, in assenza di coordinazione globale, la musica risultante attrae solo…
pomodori in faccia!»
«Uscendo
dalla metafora – continua sorridente il professore – anche per la mente vi è
una condizione simile: tutte le funzioni mentali sono buone se prese
singolarmente, ma il loro prodotto globale è un disastro! E qui mi riferisco
alla schizofrenia… vi faccio un esempio: nello schizofrenico la percezione
delle parole è normale e se dico ad uno di loro che gli è morta la madre, egli
capisce, ma attua una risposta emotiva non coordinata, non consona alla
situazione, ad esempio egli… ride. Cioè, come nel caso degli orchestrali anche
qui ogni funzione esegue il suo pezzo indipendentemente dalle altre o viene
invocata una funzione diversa da quella invocata dagli altri esseri umani. E
questo perché lo schizofrenico difetta di coordinamento anche se le sue
funzioni elementari – in genere – sono corrette!»
Si
solleva una voce dal pubblico: «Allora esistono regolazioni, nel senso di
attivazioni e repressioni, sia di singole funzioni che di gruppi di funzioni ed
anche controlli più globali! Si può, quindi, paragonare la mente ad una
cipolla: ogni strato più interno deve funzionare affinché possa funzionare uno
strato più esterno e poi tutti insieme devono avere una radice che li alimenta
e controlla tutti?»
«Sì,
è corretto, ma il cervello è molto più complicato nella sua anatomia e tutte le
connessioni dei suoi neuroni probabilmente non saranno mai mappate con
esattezza e completezza e gli studi raramente potrebbero essere considerati
conclusivi.»
Il
professore si schiarisce la voce con un sorso di acqua e procede. «E le
alterazioni degli “interruttori” possono riguardare anche la memoria. Pensate
alla memoria come ad un insieme di sedi elementari distinte in cui vi è
immagazzinato un ricordo. Ebbene, la mente accede al ricordo mediante un
indice. Se l’indice specifico di un ricordo si altera, quel ricordo non può
essere evocato correttamente. Probabilmente, se l’indice punta ancora da
qualche parte, potrebbe restituire un ricordo diverso, altrimenti non
restituisce nulla: siamo in presenza di una amnesia.»
«Anche
le memorie RAM dei computer funzionano così.» Aggiunge la solita voce. «Però –
risponde il professore – la memoria umana è spesso associata anche ad una
emozione, ad un pensiero od altro, non è solo un dato di informazione o meglio
l’informazione che recupera è più complessa e coinvolge più funzioni.
Ritorniamo allo schizofrenico: ha sentito bene la notizia della morte della
madre ma ha prodotto una risposta emotiva mal coordinata: ha riso!»
«Quindi
possiamo concludere questo nostro primo incontro affermando che se il cervello
umano è l’organo più complesso dell’universo allora la mente umana è molte
volte più complessa del cervello stesso.
Quando
un vocabolario linguistico comprende molti vocaboli, diciamo che è molto ricco
ma se pensiamo a quante parole, frasi, racconti o idee diverse si possono
esprimere con le parole di quel vocabolario allora diciamo che la produzione
“letteraria” è molto più abbondante del vocabolario stesso.
Allo
stesso modo, se i neuroni e le loro connessioni, nel cervello umano sono straordinariamente
numerosi ancor più grande è l’attività mentale che trae origine e vigore da
queste strutture apparentemente semplici.»
Il
professore si china sulla cattedra e comincia a spegnere le sue apparecchiature
quando i suoi studenti si alzano in piedi e gli tributano un caloroso applauso.
Reisch percorre con lo sguardo tutta l’aula, dal suo viso trapela una velata
commozione e la sua bocca profferisce un gutturale «Grazie di cuore».
Silvio Coccaro
Da uditore mi permetto un suggerimento, rivolto sia all’Autore che al Professor Reisch che ne interpreta il pensiero:
RispondiEliminaDormite a lungo, almeno questa notte, così da permettere ai pulitori di lavar via dai neuroni le scorie, che vengono create proprio dall’attività cerebrale.
Come sapete, durante il sonno, gli spazi fra le cellule neuronali si allargano, permettendo una pulizia accurata.
Angela Fabbri
Stiamo trattando con un medico, ovvero l'autore stesso, che quindi sa bene che il riposo del sonno, è necessario ad ogni essere vivente.
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