TRA LE 40 POESIE SEZIONE AMALIA GUGLIELMINETTI IN ANTOLOGIA
si trova la mia a lei dedicata.
Amalia
Guglielminetti si racconta
È stato il mio un destino
un po’ beffardo,
rispecchiato - forse - ne “Le vergini folli”
Fui infine già in vita dimenticata e ne soffrivo
dagli storici della letteratura che mi van citando
non per i miei meriti letterari, ma a motivo
della mia intensa, infelice relazione sentimentale
col di me più famoso post-decadente Gozzano,
principe dei poeti crepuscolari, mio re personale.
Disgraziatamente, ero proprio il tipo di donna
che a Guido non piaceva: nei famosi versi
de «La signorina Felicita» forse da me ispirato
si fece beffe delle “intellettuali gemebonde”,
che leggono Nietzsche e trattano con baldanza,
dando la preferenza alle donne semplici, convinto,
(perfino al limite della più crassa ignoranza)
ma piene di buon senso e di pratico istinto.
Dopo un romantico inizio, imboccò il nostro rapporto
il piano inclinato del rapido logoramento;
Guido cominciò a negarsi, a latitare, m’impegnai
a inseguirlo, tentai per lungo tempo d’afferrarlo
per la falda della giacca, fatale errore, più
l’uomo talloni
e più t’ignora; se ti defili, il suo amore si
rinsalda.
Ma io testarda, non volli mai mollar la presa.
Glielo scrissi, poiché non mi sarei facilmente
arresa.
Tutto questo conduce ad altri epistolari, dominati
da una tale sfasatura, e da gran differenza di
livelli
sui quali noi due amanti-amici ci vedevamo
collocati
come Abelardo ed Eloisa; pur se nella loro
relazione,
complici le drammatiche circostanze esterne, se
vale,
i fremiti passionali finirono per placarsi, in
superficie,
nella contemplazione di un superiore distacco
spirituale.
A me non riuscì tanto facilmente: troppa affezione.
Le mie aspettative
furono solo assurde astrazioni.
Fanno male i filosofi tutte queste cose avversare
nel ritenerle troppo umili per le loro alte
speculazioni;
e ancor peggio i palpiti del cuore disprezzare.
Essi rivelano una nobile tensione verso l’assoluto:
L’ho sperimentato sulla mia scarna pelle,
e nei recessi più profondi dell’alma mia imbelle
ché, purtroppo, molto soffrì per il di lui gran
rifiuto.
Danila Oppio
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