Questo allegato serve a dar prova concreta di quello che intendevo dire nella mia mail precedente: in ogni tipo di scrittura letteraria (romanzo, racconto, opera teatrale o poema di taglio narrativo/teatrale...) è indispensabile che il lessico usato dai personaggi risulti del tutto convincente: specie nelle parti eminentemente mimetiche, ovvero nei passi dialogati, idoneo acaratterizzarne inconfondibilmente la natura intima, l'estrazione sociale, ecc. Quante risibili inverosimiglianze di linguaggio non si riscontrano, ahimè, nelle opere di certi autori piuttosto sprovveduti in questo senso! Contadini che vengono fatti parlare in un italiano forbito e inappuntabile, quasi fossero docenti universitari! O viceversa, naturalmente.
Gli scritti che troverà in questo allegato (da me definiti 'impubblicabili') possono persino risultare sgradevolmente 'impoetici' quanto alle soluzioni lessicali, ma sicuramente rispettano i criteri di cui sopra. Il primo dei TRE LATRATI DI CERBERO, ad esempio, è stato molto correttamente compreso e definito da un critico come "la fedele registrazione di una sorta di monologo littizzettiano ad alta voce". Ad ogni buon conto, ognuno di questi testi contiene un messaggio di ordine etico da doversi individuare e su cui voler riflettere -- per me un presupposto imprescindibile, questo , al di là di ogni apparente gioco canzonatorio sul piano formale.
Roberto Vittorio Di Pietro
Ecco la prima parte di un testo che per ragioni logistiche ho suddiviso in più parti:
IRONIA, AUTOIRONIA, TRAGICOMICA
MIMESI:
assidui strumenti provocatori
nella “poesia civile” di Roberto Vittorio Di
Pietro
“Passa questo moondo, passano i secoli,
solo chi aaama non passerà mai…”
(da un corale, di sapore
veteroliturgico)
Le parole, come minime dosi d’arsenico,
continuano a sembrare innocue
finché non rivelano appieno
la loro fatale tossicità.
(Victor Klemperer)
…con altr’arti e leggi/per novo calle a
me guidarvi è d’uopo.
(Giuseppe Parini)
Al vegliardo-bambino Rudyard Kipling,
strizzando l’occhio - un po’- a Gérard Grisey.
P
A R O L A D I C A N E
(*)
(nel ‘Vortex Temporum’
alcuni basilari ‘Accords Perdus’)
“Mio padroncino caro,
io non ci sto:
con te mai più, se non si cambia musica
tentando nuove corde in modo antico,
consono alla più schietta
tradizione.
Tu a caccia mi sguinzagli, e io ci verrei
per l’ossicino che
ricevo in cambio?
Magro regalo! No: da
te m’aspetto
più armonici
percorsi… spi-ri-tu-ali.
Ahinoi, nel
giudicarmi, pensi che
io sia un
opportunista…pari tuo?
Con me i ‘concenti’
(come tu li chiami
da spettralista che
fa il letterato),
se sono suoni
equivoci, non reggono.
Oggi sarò più
franco: c’è un aspetto
del mio canino
cruccio che – lo temo… –
se un giorno, forse,
vagamente intuivi,
dimostri d’aver
smesso di comprendere.
Che intendo? Che tu,
Uomo (ormai, Maiuscolo),
sei un essere
ego-cen-trico…- Ah, cioèeee?...
Non parli che di te! Col plettro in mano,
non perdi mai
occasione per gloriarti:
vanesio sei! a tal
punto che al tuo schiavo…
sto prigioniero che esibisci in ceppi
davanti ai tuoi
compari neomelomani,
trillando, dai del… ‘vecchio scassatimpani!…
quanto il suo bravo
omonimo Beethoven!’
Non sono un San Bernardo! Solo un pointer…
o meglio un
mezzosangue, un…bastardino.
Questo non lo sapevi?... il fausto giorno
in cui mi
battezzasti?... Eppure allora,
secondo me, non t’eri
ancor scordato
che in cuore suo ogni
cane, d’ogni razza,
pur sempre è un
‘missionario’ -- e, in quanto tale,
profeta illuminato detestato
dai sordi nati in
questi tempi ciechi.
Io, se t’abbaio sul
naso, son molesto
per un capriccio, come sembri credere?
Non è uno spasso fare
il sinfonista!
Ti metto in
guardia…un poco, quanto posso…
dal tuo peggior
Nemico – be’, diciamo…
(un po’ arrossisco,
sai, nel rammentartelo)
soltanto da TE STESSO.
Ma tant’è:
com’ebbe a constatare
un Veltro onesto,
‘giammai cantar
sincero andò digesto’.
Hhh…hhh…hhh…
E adesso, oh che mi
fai?! Senza più garbo,
senza uno straccio di
buona creanza,
nel prenderti il
fagiano che ti sventolo
come un trofeo (di
crudeltà gratuita!
che a me ripugna! e nondimeno tollero
da un frivolo
cecchino, che osa dirsi
Estetaaa!… ), tu, sguaiatamente strilli?!
Come un liutaio
rimbecillito, esuulti!
Trattandolo alla
stregua d’unn… Guarneri,
dal muso me lo
strappi e, pizzzi…candooo,
mi fai il
neo-Paganini indemoniato!
Ci prendi gusto, nel
palparlo gongoli!
Lo scuoti! Poi lo
baci! Poi, di colpo,
m’abbranchi per il
collo come se
l’avessi ancora in
bocca, quel tuoo… uccello!
O ingollata, magari,
me ne fossi
la coda tutt’intera?... a tradimento?...
Ah, io?!…che manco il
becco ti sottraggo!
Io!…io!…che mai una piuma ti scalfisco!
Tu, invece? Vieni a
farmi l’esattore?...
Mi
scompigli! Mi strizzi anche il tartufo!
Come un
tributo evaso lo pretendi,
sto
tesorino offertomi dal cieelooo! --
eh, sì:
nel darmi dell’ingrato suddito,
sostieni che anche quello t’è
dovuto?
Hhh…hhh…hhh…
Di
mille creaturali tenerezze
vai
cinguettando – ah! solo chi non sa,
ti
scambia per un mite pettirosso.
Ti
lanci in plateali predicozzi,
strombazzi a mezzo mondo i tuoi dettami
sull’Arte
del ben vivere! e riflettere!…
dipingere!
e comporre! e poetare!…
Serioso,
ooh, come paaarli! del rispetto
per ogni libertà, qual essa sia…
anzi del giusto, doverooso amooore!
verso
ogni bio e non-bio diversità…
Di
articoli prolissi, uuh se ne sforni!
sul
femminile offeesoo…sui colpevoli
di
vile maschilismooo – ehi, proprio tu?
smaccato
seduttore! che i tuoi scritti
ora
li chiami, pure, ‘articolesse’!!!
In
un orecchio, dimmi: per far sì
che
ogni lettrice (credula) ci caschi?...
che
quella ‘desinenza’ la… conquisti?
O, imbaldanzita dalle tue lungaggini,
aspiri a proseguirle in un privé.
Tutto,
in teoria, comprendi… – e, ahinoi, di fatto?
Con quell’arpa (birmana) ad armacollo,
e
un missile (terra-aria) pronto all’uso
nel doppio fondo della cartucciera,
da brrruto,
ti comporti! Ahi, senza qualche
coerenza animalesca che, da caane,
io riesca - poco poco - a
riconoscere.
Né
tanto meno se, accoraato, affermi
(spergiurando
ogni feede! religioone!...)
di
non saper confondere chi piange
con
chi davvero soffre e ti s’accosta
fingendo danze e briose
castagnette.
Hhh…hhh…hhh…
Son giunto a questa
fosca conclusione:
o son cretino io
(cioè, grazie a te,
ho perso il fiuto e
il ben dell’intelletto)
oppure tu (da umano imbestialito)
sei un gran volpone
che vuol farmi fesso.
Per il tuo bene, basta! con gli accordi
falsi e bugiardi!…
che, per un esuberooo
di larghe basi, e
troppo scarse intese,
m’hanno cacciato in
unaa… ‘morta gora’—
come soltanto tu, con la tua spocchia
di cooolto opinionista!
ooosi chiamarlo,
sto ‘pateracchio’ osceeno! in mezzo al quale
solo noi, caaani! stiamo impantanati.
No: in avvenire è
d’uopo che non stridano
fra loro il senso e il tono delle voci…hhh…
Direi che qui il…
problema è l’acrasìa…
sia essa dis-crasìa
nel tuo volere,
o dis-funzione fra le
tue passioni,
la imputerei…a una forma di…hhh… a-cranìa…
Ah, ‘osss-siiia’?! E daaalli!… coi ‘cioèee?’ di comodo!…
Parlo nella tua lingua!…Qui mi calo
(non so se con dolore
o raccapriccio)
nei panni tuoi! M’industrio anche a mimare
le tue inflessioni! il ritmo raffinaato
dei tuoi giri di frase!…Nel riprenderne
l’inutile entusiasmo
per le rimeee,
e per le rim-almezzo, e le ass-sonanze,
le conn-sonanze, le
allit-tteraziooni!
l’assiduo
accoppiamento delle sdrucciole!
fin l’uso
sconcertante dell’anàstrofe,
delle spericolaate
inarcature!
senza tema mi faccio,
a un tempo solo,
e poetastro e
leguleio ermetico:
giusta i decreti
d’ogni Scuola italica,
un Uuu-ma-ni-sta (oh,
cielo!…) a tutto tondo…
in breve, un bravo gabbamondo
in toto --
e tu?... ti volti con sussiego?...
riiidi?...
Aaah, inor-ri-disci!! Insinui (o svergognato!)
che in bocca ad un
meticcio, i tuoi bisticci
sarebbero ‘Oh,
ridiiicoli giochetti...
indovinelli/rebus/rompicaaapo…
oscuri parolooni…’ –
Eeh? im-pene-traabili???!!!...
Ah, iooo?! imbrigliar dovrei questa mia
fuuuria?...
mentre la tua linguaccia ora imperversa
quasi che fosse per
se stessa mossa?...
Patetiche reazioni. Ma
t’avverto:
nemo me impune lacessit!!! - lo griiido
nel latinorum che a te serve, eccome!...
ad imbrogliaaare chi
non è da tanto!
Perfino un
pe-chi-nese, se si scoccia,
perde la dignità e ti
mostra l’ugola.
Quindi sian patti
chiari, e dico chiari,
che d’ora in poi… e
non fartelo ripeetere…
ad ogni acuto mio, da
parte tua
non si risponde rinforzando i dècibel!…
né, peggio,
svicolando artatamente
verso più rarefatti spazi acustici
per ricercarvi altri
alibi posticci
nel bello stile tuo, facendo il nesci.
Si torni, insomma, a unnn… codice mo-ra-le.
Etico, se ti pare. Ah, che vuol direee?!
Ora mi fai il
politico svampito?...
l’impenitente
scaricabarile?...
il finto tonto in un
tocsciò alla tele?...
Che, alla buon’ora,
nei discorsi nostri
UMA-NA-MENTE
più non si sragioni!”
(R. V. Di Pietro, alias Bobby il
Meticcio)
(*)Nota: con il titolo “Parola di Cane” è recentemente comparsa (per i tipi di Passigli,
Editori ) la versione italiana di un
celebre racconto di Rudyard Kipling. Di qui anche la dedica esplicita di questa
poesia all’autore medesimo. Inoltre, sarà forse utile ricordare che Gérard
Grisey è l’indiscusso caposcuola francese del movimento musicale noto come
“spettralismo”, per le cui peculiari modalità espressive si rimanda ad altre
fonti.“Vortex temporum” e “Accords perdus” sono rispettivamente intitolate due
delle opere più importanti di questo musicista/sperimentalista contemporaneo.
^-^-^-^-^
Il mondo è ciò che accade
(Ludwig Wittgenstein)
§
E fosse questa l’ultima
notte di questo mondo?
@
Uomo non sia mai detto
un’Isola a sé stante;
ciascuno è Continente e terraferma; (…)
e allora, tu, non chiedere per chi
stia rintoccando la campana a morto:
la suonano per te.
(John Donne/R. V. Di Pietro)
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