Personaggi:
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Un turista francese
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Un fruttivendolo ferrarese.
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La lingua francese (La langue francaise)
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Il dialetto ferrarese (Al dialet frarès)
Molti
e molti anni fa, un signore francese, sceso a Ferrara per diporto a visitarne
la meravigliosa medievalità, si trovò irresistibilmente
attratto da un negozio di frutta e verdura. Motivo, le noci a lui sconosciute
esposte in primo piano.
Domandò
" Comment s'appelles? " (Come si chiamano?)
Il
fruttivendolo rispose, con un sorriso << Ma no, in s'pela brisa, i sa
schiza! >> ( Ma no, non si pelano mica, si schiacciano!)
Interdetto,
il francese " Comment? " (Come?)
Sempre
sereno, il fruttivendolo << Col man, coi piè, col martel >> (Con le
mani, coi piedi, col martello)
Il
francese, scuotendo la testa " Je ne comprends pas " (Non capisco)
E
il fruttivendolo, che aveva già intorno altri clienti << Ah, ma si n'in
compra brisa par mi l'è li stess! >> (se non ne compra per me è lo
stesso)
Un
giorno, un cane ferrarese e un cane bolognese s'incontrarono.
Il
bolognese, più ricco, aveva in bocca un osso succulento.
Il
ferrarese, magro e affamato, guardando l'osso domandò: " Din du iet ti?
" (Di dove sei tu?)
Quello
di Bologna rispose allargando la bocca come è caratteristico della pronuncia
del luogo(e non solo) << Mi son ad Blogna >> (Io sono di Bologna)
E
gli cadde l'osso, che, lesto, il magro ferrarese afferrò fra i denti.
Il
cane bolognese dondolò un po' sulle zampe, bel pieno com'era del pranzo di poco
prima di cui quell'osso era solo il dessert, ma pur
sempre
un trofeo e biascicò: << E ti din du iet? >> (E tu di dove sei?)
"
Mi son ad Fràra " rispose a bocca ben stretta il ferrarese e, senz'altri
convenevoli, si allontanò.
Rousseau: il corvo e la volpe |
Le Corbeau et le Renard
Maître Corbeau, sur un arbre perché,
Tenait en son bec un fromage.
Maître Renard, par l'odeur alléché,
Lui tint à peu près ce langage :
"Hé ! bonjour, Monsieur du Corbeau.
Que vous êtes joli ! que vous me semblez beau !
Sans mentir, si votre ramage
Se rapporte à votre plumage,
Vous êtes le Phénix des hôtes de ces bois."
A ces mots le Corbeau ne se sent pas de joie ;
Et pour montrer sa belle voix,
Il ouvre un large bec, laisse tomber sa proie.
Le Renard s'en saisit, et dit : "Mon bon Monsieur,
Apprenez que tout flatteur
Vit aux dépens de celui qui l'écoute :
Cette leçon vaut bien un fromage, sans doute. "
Le Corbeau, honteux et confus,Jura, mais un peu tard,
qu'on ne l'y prendrait plus.
Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andato a posarsi su un albero.
Lo vide la volpe e le venne voglia di quella carne. Si fermò ai suoi piedi e
cominciò a fare lodi del suo corpo perfetto e la sua bellezza, dicendo che
nessuno era più adatto di lui ed essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe
diventato senz’altro, se avesse avuto la voce. Il corvo, allora, volendo mostrare
che neanche la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, e
lasciò cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: “ Se
poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio
altro che diventare re”.
Ecco una favola adatta per un uomo stolto.
( da: Esopo, Favole, traduzione di E. Cava Valla, Rizzoli, 1951)
Altra morale contenuta nella storiella:
La vanità spesso acceca e fa commettere delle sciocchezze.
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