La sede del settimanale |
l'attentato del 2011 |
Al fine di non scrivere cose inesatte, ho estrapolato da Wikipedia un estratto riguardante la testata giornalistica della quale si parla in questi giorni.
Eccolo.
Charlie Hebdo è
un periodico settimanale satirico francese dallo
spirito caustico e irriverente.
L'azione di critica è rivolta in primis alla difesa delle
libertà individuali, civili e collettive, com'è difeso il diritto alla libertà
d'espressione a partire dal proprio interno: non è infatti raro che i
differenti redattori si siano trovati in disaccordo su temi più o meno
importanti, per esempio in occasione del Referendum sulla Costituzione Europea.
Attentato del 2 novembre 2011
Nella notte tra il 1° e il 2
novembre 2011 la sede del giornale viene distrutta a seguito del lancio di
diverse bombe Molotov, appena prima dell'uscita del
numero del 2 novembre dedicato alla vittoria del partito fondamentalista
islamico nelle elezioni in TunisiaSulla copertina del
numero in questione sono apparsi una vignetta satirica con Maometto che dice "100 frustate se non muori dalle risate" e il
titolo "Charia Hebdo", gioco di parole tra Sharia e il nome del giornale. Anche il sito internet della rivista è
stato bersaglio di un attacco informatico.
Attentato del 7 gennaio 2015
Il 7 gennaio
2015, attorno alle ore 11.30, un commando di tre uomini armati con fucili
d'assalto kalashnikov (uno dei quali alla guida di un'auto pronta per la fuga) ha
attaccato la sede del giornale durante la riunione settimanale di redazione.
Dodici i morti, tra i quali il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, e diversi collaboratori storici del periodico (Cabu, Tignous, Georges
Wolinski, Honoré), due poliziotti e numerosi feriti. Pochi istanti prima dell'attacco,
il settimanale satirico aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter una
vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato
Islamico Dopo l'attentato il commando, che durante l'azione
ha gridato frasi inneggianti ad Allah e alla punizione del periodico Charlie Hebdo, è
fuggito. Nei giorni successivi, durante la caccia ai criminali, sono morte
altre otto persone, una poliziotta, quattro ostaggi e gli attentatori stessi.
Si è trattato del più grave
attentato terroristico in Francia dal 1961 In seguito agli attentati è tornato ad uscire il 14 gennaio con una
tiratura di 3 milioni di copie e in 16 lingue uscendo in Italia allegato assieme a Il Fatto Quotidiano.
Da ciò si desume che già poco più di tre anni fa, il settimanale aveva avuto segnali chiari.
Quello che è successo a Parigi non sembra proprio una scampagnata.
I fatti che lo hanno preceduto sono principalmente almeno tre, di una certa grandezza.
Non conosco Charlie e non l’ho mai letto, ma se si è presa la libertà di offendere istituzioni estere, pensando che nel proprio Paese non ce ne sia di quel brodo, se ne dovrebbe vergognare e assumersi la responsabilità politica di quanto accaduto.
L’azione degli islamici, che non hanno la lingua meno avvelenata, e se hanno messo in atto le armi invece della parola, quel gesto non è meno che barbarico.
La oceanica dimostrazione parigina di protesta, è semplicemente ridicola. La partecipazione plateale della c. d. rappresentanza politica dell’Europa, vale meno di una partita a scopa e presenta il solo risultato possibile: FALLIMENTO.
Non sanno quello che fanno e né quello che devono fare. Fanno bene solo quello che non sanno a cosa serve.
Ignoranza politica e storica, congiunta ad una irresponsabilità totale, sono stati indotti a consumare solo scelte sbagliate.
I veri responsabili, dovrebbero essere, se i loro rispettivi Paesi fossero veramente democratici, semplicemente ostracizzati.
Anche i ragazzi sanno che le armi della logica nulla possono contro la logica delle armi. Costa tanto usare il cervello?
Tommaso Mondelli
La manifestazione parigina di protesta, con in testa i maggiori esponenti dell'Europa che si tenevano a braccetto o per mano, è stata la dimostrazione di una paura oceanica.
RispondiEliminaAngela Fabbri