POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, maggio 30

Carlo Carrà e dintorni

Carissimo Roberto,

Ciò che mi ha colpito, nel leggere la biografia dell'artista Nastasio, e aver trovato, tra i personaggi del mondo artistico, alcuni che ho conosciuto personalmente, come l'architetto Carlo De Carli, che ha costruito la casa dove ho abitato per 17 anni, a Milano. Io ero una bambina di 6 anni, e stavano terminando i lavori, quando vi andai ad abitare.  Fu denominata Casa del Platano, perché nel giardino sul retro, vi era un platano secolare, e per non abbatterlo, l'architetto ha disegnato la casa in modo strano, per aggirarlo.
 Via dei Giardini, dove si trova la casa, è parallela a Via Manzoni, che conduce in Piazza Scala, e dal lato opposto, proseguendo per via Fatebenefratelli,  inizia il quartiere Brera, dove ha sede la Pinacoteca e  gli atelier degli artisti. Così ho avuto modo di incontrare anche Marino Marini, Manzù e Minguzzi.
Non sono invece citati, nell’elenco, Carlo Carrà e Aligi Sassu e neppure Dova, Somaré, Pedrina, ma in quel quartiere vi abitavano tutti. Alcuni li ho conosciuti di persona, altri solo de visus, insomma, leggendo le sue critiche su Nastasio, ho fatto un tuffo nel passato.
Se volesse leggere il mio racconto “Un vecchio quadro”
http://versiinvolo.blogspot.it/search?q=un+vecchio+quadro
che ha ottenuto un paio di premi, potrà comprendere in quale contesto abbia trascorso la mia gioventù. Cosa che a qualcuno ha dato molto fastidio, perché secondo il loro punto di vista, mi faccio vanto di certe conoscenze. Non era questa il mio intento. Ho vissuto in mezzo a nobili, industriali, artisti, politici e quant'altro, ma non facevo parte del loro mondo. Mio padre era persona umile, fu per molti anni il custode-giardiniere di questa casa, bellissima nel suo interno, un solo appartamento a piano, che misura circa 300 mq. 


Il palazzo che s’intravede sulla destra guardando la foto, appartiene alla famiglia Crespi, che per lunghi decenni fu proprietaria del Corriere della Sera. Mi sono sposata e sono andata ad abitare a poche centinaia di metri da questa casa, proprio nel quartiere Brera. Chi altro avrei potuto frequentare, se non artisti che accompagnavano figli o nipoti alla stessa scuola dei miei figli, di cui erano compagni? E le mie amiche d’infanzia, chi altro poteva essere, se non una certa Letizia Bricchetto, poi signora Moratti, ex sindaco di Milano e Ministro dell'Educazione, sua sorella Beatrice, i conti Borromeo ecc.? Questo, per il semplice motivo che di fronte alla casa dove abitavo, vi erano i giardini che hanno dato il nome alla via, e lì noi bambini ci trovavamo ogni pomeriggio per giocare insieme. Ricchi e poveri, esattamente come il quartetto canoro! Abitavamo tutti nelle case che si affacciavano sul giardino. Non desidero annoiarla con i miei ricordi, che sono scaturiti dalla lettura dei testi che mi ha inviato e che ho appena pubblicato.

Grazie per aver compreso. Di solito, se capita di raccontare vicende vissute, nelle quali hanno fatto parte personaggi noti, si tende a sembrare snob. Io non lo sono. Anzi, direi che il divario sociale che ho sofferto da bambina, mi ha causato non poco disagio. Ero quella che serviva per far girare la corda (il saldo della corda, un gioco infantile!) per le figlie di gente altolocata. Ero la tappabuchi, per intenderci, ma se non mi trovavo nel giardino, le "madamine" mi venivano a chiamare.
In quei giardini appariva spesso, ormai vecchio e canuto, appoggiato al suo bastone, con il solito basco nero unto e bisunto, le pantofole di panno, da nonnino (quelle con la cerniera sul davanti) e una palandrana pure nera, il grande pittore Carlo Carrà. Si sedeva sulle panche di pietra, ci guardava giocare, poi, sollevando leggermente la coppola, ci salutava e tornava lentamente sui suoi passi. Ecco sono ricordi che ho ancora vividi nella mia mente, dopo oltre mezzo secolo!
Mi può perdonare se mi lascio cullare dai ricordi?
Tutto questo mi ha condotto alla ricerca di una breve biografia di questo artista, che sapevo tale poiché,  anche se ero piccola, me ne avevano informato, ma non conoscevo a quale corrente pittorica avesse aderito e neppure un suo cenno biografico. Abitava di certo dalle parti di Via Brera, perché per raggiungere i giardinetti che si trovavano di fronte alla casa dove alloggiavo, doveva per forza non essere troppo lontano.


Biografia e vita di Carlo Carrà (1881-1966)
Carlo Carrà, (Carlo Dalmazzo Carrà), pittore italiano, critico d'arte, scrittore, noto come uno dei firmatari del Manifesto Futurista, sperimentatore di diverse tendenze artistiche, dal Realismo al Divisionismo, dalla Metafisica, al "realismo mitico" degli anni Venti e Trenta, nasce a Quargnento, in provincia di Alessandria, l'11 febbraio 1881 in una famiglia di artigiani.
Messo a bottega da un imbianchino del paese a soli 12 anni, si guadagna da vivere come stuccatore e decoratore anche dopo il trasferimento a Milano nel 1895.

Nel 1899-1900, si trasferisce a Parigi per parecchi mesi per decorare i padiglioni dell'Exposition Universelle, scopre i grandi pittori, entusiasmandosi per l'Impressionismo legge molto, si avvicina a gruppi anarchici e studia le opere di Karl Marx e Michail Bakunin.

Nel periodo 1904/5 frequenta i corsi della Scuola serale d'arte applicata di Milano e nel 1906, grazie a due premi artistici ed a un piccolo sussidio di uno zio paterno, si iscrive all'Accademia di Brera.
Nel 1910 Carlo Carrà firma il Manifesto dei Pittori Futuristi di Marinetti, insieme a Umberto Boccioni e Russolo; questo Manifesto è rivolto ai giovani artisti per esortarli ad un rinnovamento del linguaggio espressivo.
All'appello rispondono Balla e Severini: da qui nasce il futurismo italiano che esprime l'amore per la velocità, la tecnologia e la violenza.
L'automobile, l'aereo, la città industriale hanno un carattere leggendario per i futuristi, rappresentando il trionfo tecnologico dell'uomo sulla natura.
La collaborazione di Carrà al movimento futurista durò sei anni, dal 1910 al 1915: anni intensi di esperienze, di lavoro e di battaglia, in cui l'arte moderna in Italia diventò un problema nazionale.
Agli inizi del 1913 il movimento futurista diventa punto di riferimento anche per il gruppo fiorentino de "la Voce", che sta avviando la nuova rivista "Lacerba", diretta da Papini e Soffici.

Lo stesso Carrà è un assiduo collaboratore della rivista "Lacerba", per cui realizza disegni e scrive articoli.

Mentre matura in lui la crisi del futurismo, Carlo Carrà, nel 1914, si trasferisce per alcuni mesi a Parigi per frequentare i pittori delle varie avanguardie.
I collage che disegna sono un primo chiaro segno del distacco dal movimento di Marinetti e l'artista entra in un periodo di riflessione e di studio dei classici come Giotto e Paolo Uccello, realizzando nello stesso tempo i suoi primi quadri metafisici.
Nel 1915 Carrà appoggia la campagna interventista con "Guerra-pittura", un volume di parole in libertà, personale risposta a "Pittura scultura futuriste" di Umberto Boccioni dell'anno prima.
Chiamato alle armi, Carrà viene ricoverato nell'ospedale militare di Ferrara dove incontra i pittori metafisici Savinio, Govoni, De Pisis e De Chirico con il quale inizia una lunga corrispondenza, dando vita con loro alla "Scuola" della pittura metafisica.
Durante gli anni della guerra Carrà sviluppo uno stile volutamente ingenuo o "antigrazioso", ispirato alla solidità plastica dei trecentisti toscani ed a Henri Rousseau, esprimendo le proprie idee sui valori tattili della pittura negli scritti "Parlata su Giotto" e "Paolo Uccello costruttore", pubblicati su "La voce" nel 1916.
Gli interni di Carlo Carrà del periodo tra il 1917 e il 1919 rivelano l'inquietante iconografia caratteristica della metafisica, ma l'atmosfera delle sue immagini è molto diversa dalla diffusa ironia e dal nichilismo dell'opera dell'amico De Chirico.
Nel 1919 rientra a Milano e sposa Ines Minoja, mentre matura la crisi interiore e artistica dal quale il pittore riemergerà con una nuova visione della pittura, indirizzata alla ricerca della semplificazione dell'immagine.
Carrà si impegna a mettere in evidenza la solidità e cerca di enfatizzare la tridimensionalità degli oggetti.
In un articolo sul rinnovamento della pittura italiana, pubblicato dal periodico romano "Valori Plastici", auspica un ritorno ai valori pittorici della tradizione italiana.
Nel 1921, "L'Ambrosiano", l'importante quotidiano milanese, gli affida l'incarico di critico d'arte, una posizione influente che Carrà manterrà per diciassette anni.
Nel 1921 inizia la terza stagione della ricerca artistica, di Carlo Carrà, il cosiddetto "realismo lirico", considerata dai contemporanei la stagione della maturità artistica del pittore, "dopo gli errori di gioventù del futurismo e della metafisica".
E' il periodo naturalista di Carlo Carrà: paesaggi diventano il suo soggetto prediletto da ritrarre e, dal 1921 al 1925, dipinge marine in Liguria, laghi e campagna in Lombardia, poi nel 1926 in Versilia, rimane folgorato dai paesaggi luminosi e solitari, le spiagge deserte, i monti sul mare della Toscana ed i capanni abbandonati.
Forte dei Marmi, dove giunge nel 1926, diventa la sua seconda patria, vi abita a lungo, ritraendo una Versilia che non esiste più: la lunga spiaggia bianca con i capanni dei pescatori, le loro reti stese ad asciugare, i fasci di canne, i gozzi tirati a secco in attesa dell'uscita notturna, la banchina del molo popolata dagli ostricari.
I dipinti di Carlo Carrà, caratterizzati da tratti essenziali con prevalenza di vuoti, dà vita ad un'atmosfera sospesa e senza tempo, creando un universo pittorico personalissimo dove l'ispirazione viene dalla natura, ma è nutrita dalla malinconia, dalla solitudine e dalla memoria.
Questo stile rimane caratteristico della pittura di Carlo Carrà per tutto il resto della vita.
Nel 1933 Carrà sottoscrive il Manifesto della pittura murale di Sironi ed eseguì affreschi per la Triennale di Milano (andato distrutto) e per il Palazzo di Giustizia nel 1938.
Nel 1941, in riconoscimento della sua arte, viene nominato professore di pittura all'Accademia di Brera.

Negli anni del dopoguerra Carrà modifica gradualmente le atmosfere dei suoi paesaggi e delle marine, con superfici smorzate, pennellate meno compatte e una maggiore luminosità.

Nel 1962, quattro anni prima della sua morte, al Palazzo Reale di Milano viene allestita una mostra antologica della sua opera.

In seguito ad una malattia fulminante, Carrà muore il 13 aprile del 1966.


L'ingresso dei giardini (allora chiamati Perego) che si trova davanti alla casa dove abitavo, bastava attraversare la via. Giardini dove incontravo, quasi quotidianamente, il pittore Carrà.

Via dei Giardini, a sinistra lo stabile dove abitavo, a destra la cancellata dei giardini



 Ricordo ancora questa statua, per il resto, hanno modificato qualcosa in questo giardino, per esempio, non ci sono più gli alberi dal tronco quasi parallelo al terreno, sul quale mi divertivo ad arrampicarmi, dove lasciavo pezzi di abiti e tornavo poi a casa sporca come una zingarella, ma felice!

                                    La fontanella dove andavo a dissetarmi.

                 L'ingresso dei giardini, e di frone, color salmone, la casa dove abitavo

Le foto le ho scattate da street-view.

Danila Oppio

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