POETANDO

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domenica, maggio 8

Nel nome della cosa: ma a chi stiamo affidando le nostre opere d'arte?

Nel nome della cosa: ma a chi stiamo affidando le nostre opere d’arte?
by REDAZIONEROSEBUD • 19 APRIL 2012


di Danila Oppio. Duemila intellettuali, tra cui Ennio Di Nolfo, Dario Fo, Carlo Ginzubrg, Dacia Maraini, Stefano Rodotà, Gioacchino Lanza Tomasi, Lamberto Maffei (Presidente dell’Accademia dei Lincei) Stefano Parise (Presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche) e una lista di nomi illustri, si sono mobilitati per firmare un appello al Ministro Lorenzo Ornghi, chiedendogli  come fosse possibile che una biblioteca importante come quella dei Gerolamini  sia stata affidata ad un uomo che non ha i benché minimi titoli accademici e scientifici, nonché nessuna competenza professionale per rivestire il ruolo di curatore della Biblioteca napoletana di Giovan Battista Vico.
Il fatto: Tomaso Montanari, docente di Storia dell’arte moderna alla “Federico II” di Napoli ha denunciato di aver visitato la Biblioteca in oggetto, che contiene oltre 150 mila manoscritti e volumi antichi, e di averla trovata in condizioni penose: disordine, polvere, pile di preziosi volumi accatastate a terra, degrado. Ora la biblioteca è chiusa per riordino, ma pare che accadano cose strane, dicono le persone che abitano vicine al convento: auto che escono cariche, di notte, dai cortili della biblioteca.
Sono sorte quindi perplessità sul nuovo direttore, il “professor” Marino Massimo De Caro. Non mi dilungo ad elencare tutte le cariche che questo professore e nobiluomo ha rivestito nel suo iter professionale, ma ci si chiede: tra le possibili scelte non c’erano altri cui affidare una biblioteca di libri preziosi già molto saccheggiata nei decenni?
Per questioni varie, il professore viene denunciato, ma già il giorno dopo il direttore spiega al Corriere del Mezzogiorno di avere tutte le carte in regola:”Laureato a Siena, ha insegnato Storia e tecnica dell’editoria nel master  di specializzazione dell’Università di Verona, è stato consulente del Cardinale Majia, bibliotecario del Vaticano, pubblicato un  libro su Galilei, direttore della Biblioteca del Duomo di Orvieto, il padrino di battesimo del nonno è stato Benedetto Croce, la famiglia che tramandava il titolo di Principi di Lampedusa, si è unita a quella del famoso Tomasi”.
Perbacco! Esclamerebbe Totò che si vantava di essere Sua Altezza Imperiale Antonio Porfirogenito della stirpe Costantiniana dei Focas Angelo Flavio Ducas Commeno di Bisanzio, principe di Cilicia, di Macedonia, di Dardania, di Tessaglia, del Ponto, di Moldava, di Illiria, del Peloponneso, Duca di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e di Durazzo, De Curtis.
Il vero principe Gioacchino Lanza Tomasi smentisce immediatamente sul quotidiano partenopeo: “Falso, le affermazioni del bibliotecario sulla discendenza dai principi di Lampedusa sono un’impostura. Il titolo di principe di Lampedusa è stato concesso da Carlo II di Spagna a Ferdinando Tomasi nel 1667. I Caro non hanno quindi non hanno nessuna parentela con noi e consiglierei al priore dei Girolamini di vigilare invece di appoggiarsi su una documentazione falsata”.
Appurato che De Caro non è un nobile, sarà comunque professore, ovvero titolare di una laurea. Peccato che, malgrado il ministero lo chiami “dottore”, il nostro De Caro non si sia mai laureato all’Università di Siena, dove si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, e lo stesso cervellone centrale dell’Università di Verona non conservi traccia del passaggio dell’illustre “docente”.
Prima ancora che uscissero queste notizie, un numero sempre crescente di intellettuali avevano iniziato a firmare un appello per chiedere al Ministro Ornaghi come fosse possibile che una biblioteca di rilievo come quella dei Gerolamini, sia stata affidata a un uomo che non ha i titoli scientifici e la minima competenza professionale per rivestire quel ruolo.
Fa ancora più male, perché l’Italia non è un paese del terzo mondo, e quella biblioteca potrebbe diventare meta di studiosi, studenti, turisti o semplicemente amatori. E quanti erano a conoscenza di questa gemma a Napoli? Tipico della cultura italiana! Un vecchio frate forse, e se lo conosci, ti aprirebbe la porta di una biblioteca ai più ignota.
A Tehapinosinowa, al confine tra la Virgiorgia e il New Yorkshire starebbero costruendo un museo di 4.000 mq per conservare l’ultima defecazione di Jefferson.
Noi abbiamo opere d’arte di immenso valore artistico e patrimoniale, le stiamo lasciando perire miseramente. Meglio le feci di Jefferson o i nostri libri antichi?  Tanto che li buttiamo?  Farenheit 451 dello scrittore Ray Bradbury insegna, così come i libri messi all’indice  in passato, distrutti nel fuoco.
L’incuria, la manomissione e quant’altro non si discosta molto da tutto questo, considerato in che mani affidiamo le nostre ricchezze culturali!
Ciò che mi stupisce… è che ci stupiamo ancora quando apprendiamo di questi misfatti!
Featured image, la sala della Biblioteca Malatestiana, autore Uomodis08, opera propria, fonte Wikipedia.



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