APELLES, filiu d’APOLLIS…
Oggi mi sono svegliata con in testa quella storiella di Apelle figlio d’Apollo, che conosciamo tutti.
Solo che era la mia versione di ragazzina tredicenne agli albori del latino.
Tutte le volte che dovevo fare qualcosa di antipatico, risaltava fuori e mi distraevo a riascoltarla. La faccenda è durata fino a poco fa, mentre lavavo i piatti.
Così mi sono detta, magari funziona anche per gli altri e ho deciso di metterla giù sul pc.
Rileggendola a memoria adesso, non è in latino maccheronico, sembra + un ingenuo tentativo di lingua volgare italiana.
E fa così:
“ Apelles, filiu d’Apollis,
fecit ne pallam de pellis de pollis.
Omnia piscia venerunt a gallam
ut vedere la pallam de pellis de pollis
d’Apellis facta, filiu d’Apollis "
Angela (sera del 16 ottobre 2020)
Email del 16 e 17 ottobre 2020
Se fosse latino, sarebbe tradotta in questo modo tale filastrocca che recitavo come scioglilingua da piccola.
Apollinis filius pulli pellis pilam fecit; omnes pisces ut pulli pellis pilam ab Apelle Apollinis filio facta viderent emerserunt.
Traduzione delle espressioni dall'Italiano al Latino, Ovviamente non tradotta da me visto che non ho fatto studi classici. La conoscevo solo in italiano.
Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo; tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo.
La tua versione pare anche a me un tentativo di lingua volgare italiana, antecedente a quella che Dante definì, da buon toscano, De Vulgari Eloquentia. Ciao!
Danila
Sinceramente non sapevo questa del DE VULGARI ELOQUENTIA, certe volte mi sorprendi!
Secondo me è + bella la mia ingenua traduzione del pomposo testo ufficiale... Così come è bella e scorrevole la versione italiana.
Ingenua, ma pensata. Anche quella piccola cosa lì segue delle regole latine, laddove può, e delle scorrevolezze italiane dove stanno meglio...
Io ad es ho declinato APOLLO, APOLLIS (nominativo, genitivo) invece che Apollinis e mi sono presa dunque una licenza poetica... Ho sempre ammaestrato lingue e linguaggi, altrimenti diventano pomposi e cattedratici...
Comunque stasera pensavo che la mia versione forse te l'avevo inviata già molti anni fa, ma non sono sicura...
Angela
Il De Vulgari Eloquentia è un trattato in prosa latina di argomento linguistico-retorico, dedicato alla definizione della lingua volgare da usare nelle opere letterarie: la datazione dell'opera è incerta, ma è probabile che Dante l'abbia scritta nei primi tempi dell'esilio parallelamente alla composizione del Convivio, forse nel 1302-1305. L’Alighieri non l'ha neppure terminato. Tra le varie opere del Sommo Poeta conosco altri titoli, ma di questo ho approfondito, per aver partecipato ad un concorso su Dante. E poiché ho pensato che tutti avrebbero preso in esame la Divina Commedia, ho voluto differenziare.
Certo che la tua versione è più scorrevole e comprensibile a chi il latino non l'ha mai studiato. Pare un passaggio obbligato tra la lingua parlata dagli antichi romani, (e solo da quelli più eruditi) e una forma più dialettale, (l'eloquenza del volgare dunque). Non credo che tu me l'avessi già fatta conoscere in passato, ma del resto nel corso di quasi 9 anni, con tutte le email che ci siamo scritte, potrei anche averla dimenticata.
Grazie e buon risveglio
Danila
Io di Dante ho sempre saputo poco. Figurati che sono riuscita a fare tutto il Liceo studiando solo i primi 3 Canti dell'Inferno, poi ho studiato qualcosa del Paradiso ma per gli affaracci miei. Così De Vulgari Eloquentia, Convivio.., sono solo titoli per me.
RispondiEliminaMa ho imparato qualcosa adesso, me l'hai rivelata quando la posso apprezzare: La FORZA del VOLGARE, cioè dell'ITALIANO!
E, con buona pace che conosco abbastanza bene il latino per conoscerne le declinazioni (a proposito, i SARDI, nella loro SARDITA' si sono intestarditi sulla IV declinazione, quella con tante 'U'!) e la coniugazione e la posizione dei verbi nella frase, quel piccolo ingenuo esempio è una perla del mio rielaborare quel che studiavo. Ma ne parleremo, quando verrai qui. Tanto, la ricordo a memoria. L'originale, chissà dov'è...
Angela