ADDIO DELLA VOCE BIANCA
Trapassato di idiozia e di nostalgia
Fuori dal coro canto, ma sono ancora in sagrestia.
Mi defilo e mi decentro, gli altarini
Passo
Il presbiterio e i confessionali affollati
Passo
Le nicchie abitate, gli incerati martiri
Passo
Il fonte battesimale? Al pianto mio non basta
Gli scrigni dei sapienti? Sono così colmi da riversarmi
Non qui, non qui sta il mio passaggio.
Ecco che mi incastro in una canna d’organo
E i miei lamenti vi solleticano
Del resto a un’imprecisata levitazione
Non s’addiceva quel rosone
Quanto alle scale
Chissà che quest’astrazione spirituale
Non intenda destinarle alla testa
Non qui, non qui sta il mio passaggio.
E io che ho barattato il gelo coi falò
Perché un brivido parea da laggiù
L’inferno dell’alto!
Querulo e suonato come stelo
Fuori dal mondo canto, ma sono ancora in cielo.
Una musica d’astri assorda adesso
Le troppe voci stratificate in me: aria,
Animo, e non ho mai tenuto a mente un corpo
Pari alle ossa della vita mia:
Che fuori dal coro canti o taccia, io sono ancora in sagrestia.
Cercatemi i resti, scavate sotto le chiese che edificaste!
Nonostante i secoli dei secoli
Ancora la stessa manìa:
Una cripta è così vicina alla sagrestia.
Coucou Sèlavy
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