Ricevo da Angela Fabbri:
NOTA DIPLOMATICA REAL GEOPOLITICS
30 ottobre 2020 — Occidente — Gerente: James Hansen
Troppi vecchi — Dev’essere una sorta d’inflazione. Ciò che è raro è spesso prezioso, viene valorizzato e protetto mentre il bene troppo comune perde di valore. Ancora a memoria d’uomo, gli anziani—una volta pochi, ma ormai molti—erano stimati e protetti, anche per il loro valore sociale come garanti delle tradizioni e portatori di saggezza. Nelle piccole comunità comandavano loro, non per la potenza fisica ma perché sapevano meglio di tutti come girava il mondo.
Ora la Svizzera, sicuramente un paese civile, ma subissata dal Covid in proporzione marcatamente più grave dell’Italia e della Germania—a fronte poi di risorse mediche almeno potenzialmente insufficienti—ha deciso scientemente di lasciare morire i propri vecchi a favore delle generazioni giovani.
Una direttiva emessa dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, dal titolo “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”, risponde esplicitamente a una domanda che viene posta in molti ospedali, precisando le tipologie di pazienti destinati a non essere soggetti ad “alcuna rianimazione cardiopolmonare” in caso di scarsità di posti in Terapia Intensiva: “Età superiore a 85 anni o età superiore a 75 anni se accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”. Pure altre condizioni incurabili, come la “demenza grave”, possono bloccare l’accesso alle cure.
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Ho letto, ed ero già al corrente dei suggerimenti da parte della direttiva emessa dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva a tale proposito. Non so che dire. A fronte delle situazioni mediche insufficienti...speriamo che non accada mai! Pare crudele, perché il diritto alla vita e alle cure mediche spetta a tutti, soprattutto agli anziani che per più anni dei giovani hanno versato tasse e contributi assistenziali molto più di loro. Ma si sa, quando si è vecchi si viene messi da parte come se valessimo meno di zero. Mi pare un ritorno alla Rupe Tarpea. Un tempo gli anziani erano rispettati come SAGGI. Ma è altrettanto vero che attualmente, vivendo più anni di una volta, i vecchi soffrono di demenza senile, di alzheimer, di altri deficit che non li rendono più i vecchi saggi di un tempo, che magari avevano solo 50 o 60 anni e il loro cervello non aveva ancora subito lesioni o cadute di memoria. Da un punto di vista pratico, pensano sia meglio salvare i giovani. Ma resto dell'idea che TUTTO l genere umano deve poter ottenere le adeguate cure mediche, se poi la natura non aiuta gli anziani a sopravvivere, è altra cosa. Ma la Sanità ha il dovere di curare TUTTI indistintamente.
Danila Oppio
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