POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

mercoledì, dicembre 11

RAGNATELE E POESIA di MARIELLA E DANILA OPPIO

















C'è un pizzico ancora d'autunno, già l'inverno ha allungato gli artigli e la natura inizia a sentire il dolore delle prime ferite. Un autunno caldo e piovoso che ha proiettato nei giorni i suoi umori. Gli alberi ancora pesanti di foglie verdi lasciano grondare increduli le perle di pioggia scrollata dal vento. Le rose rifioriscono, i fiori delle camelie occhieggiano ancora fra il loro fitto cespuglio.
Il tempo passa con pioggia e sole, le pozzanghere sono specchi dove l'intorno si riflette perplesso. Il tempo passa, ma qualcosa cambia.
Osservo i miei alberi da frutto perdere le prime foglie a ogni folata di vento. Pian piano, molto piano ogni tronco appare incoronato da foglie gialle che si depositano alla radice.
La vite, dapprima rigogliosa, lascia ormai intravvedere i primi rametti nudi.
 È il primo dicembre. Una notte di gelo imbianca il suolo.
 Una brinata improvvisa. Un brivido freddo, ed ecco un quadro dell'inverno vicino.
 Il mio sguardo si sofferma su una piccola pianta ancora vergine come bimba.
 La brina l'aveva trasformata, vestita con una ragnatela spezzata dal gelo, che pare una decorazione argentea  appesa per Natale.
Ecco, come un ragno tessitore, questo canto Navajo si presta allo scopo:


IL TESSITORE DELL'ALBA
Tra le mani
Ho il polline dell'alba.
Con esso ho cucito la notte:
sulla montagna
nasce la lama pallida
del giorno nuovo.
(Navajo)
La tua sorellina Mariella

Mariella merita una risposta, e cosa c’è di meglio di questa poesia?

Foto di Luisa Bolleri

ALBERO SECCO

Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
W. Ya-p'ing
La tua sorellina Dani

 La natura non è morta... sta riposando per rivivere in primavera. Può essere triste osservare quei rami stecchiti dove un ragno ingegnere aveva tessuto la tua ragnatela.

Ecco che il primo gelo ha strappato il laborioso lavoro del ragnetto,  quasi fosse geloso di tanta pazienza.

Ora sembra un albero fantasma, ma non è così.
I primi raggi del sole scioglieranno quella tela stracciata e tutto ritornerà a vivere in questa prima giornata di gelo.

È l'inverno che cammina nel tempo.

La tua sorellina Mariella

Vedi, sorellina, W.Ya-p’ing è molto positivo in quel verso in cui dice: “da quei rami secchi, indovino il verde a venire.
Non ti pare sia un inno alla speranza, alla vita che si rinnova a primavera? E non solo quella del regno vegetale, ma anche del nostro spirito che d’inverno pare sonnecchi, o addirittura vada in letargo, mentre semplicemente sta smaltendo il peso dei mesi trascorsi, per poi gettarseli alle spalle con  il risveglio della natura. Risorgeremo anche noi a primavera.
Diego Valeri sostiene lo stesso pensiero nel suo Inverno.
In un primo tempo la ballata pare negativa, ma termina con:
Fior di speranza, sotto la neve c’è la Provvidenza, che lavora per noi, c’è l’abbondanza. Certo, perché il seme sepolto dalla terra rivestita dal manto nevoso è vivo, e getterà nuovi germogli che si innalzeranno in cerca del sole primaverile.
 Ciò che appare morto, in realtà vive. Per questo non si dovrebbe temere la morte fisica. Sono convinta che come dal seme marcescente sorgerà una nuova vita così anche il nostro spirito rinascerà, anche se non simile al nostro aspetto terreno. 

In quanto al ragno…chissà come si è incavolato nel vedere che tutto il suo laborioso ricamo è finito malamente, a causa del gelo imperante. Sappiamo che l’aracnide lavora con puntiglio. Ho provato, tempo fa, a distruggere parte di una sua tela, e lei come se niente fosse, ha ripreso a rammendare il danno che avevo provocato e l’ha finita. Un po’ come Penelope, che la sera disfaceva la tela per ricominciare il giorno dopo, in attesa di quel gironzolone di Ulisse che vagava per i mari in cerca di chissà cosa, quando quel che aveva gli sarebbe dovuto bastare! Una moglie e un figlio da amare e di cui era amato. Anche il suo Argo l’ha atteso a lungo e quando finalmente il vagabondo è rincasato il cane,  felice di averlo rivisto, s’accascia e muore.
Del resto, siamo a conoscenza che i ragni non tessono la tela per divertimento: è la trappola con cui acchiappano mosche, moscerini e altre prede per nutrirsene. Insomma, mors tua, vita mea. Ecco il vero motivo per cui i ragni rifanno la tela, poiché se si girassero i pollici (ma ce li hanno i pollici i ragni?) morirebbero di fame!
La tua sorellina Dani

E Mariella risponde con questa poesia:


IN TRENO
Guardo gli alberi spogli, la campagna
deserta, a tinte invernali. A te penso
che ti allontani, che lasciai da poco.
Mette la sera come un roseo fuoco
sulle casette, sugli armenti; il treno
in fuga volge nella corsa folle
qualche animale giovane e galline
versicolori.
Straziato è il mio cuore come sente
che più non vive nel tuo petto. Tace
ogni altra angoscia per questa. Ed appena
la dura vita a tanti mali regge.

Ma tu muti conforme alla tua legge,
e il mio rimpianto è vano.
Umberto Saba
La tua sorellina Mariella

Questa poesia di Saba mi pare allegorica, il treno non è altro che il percorso della vita, che talvolta travolge e altra stravolge. E il poeta guarda la campagna invernale, e penso la voglia paragonare alla propria esistenza, ormai verso il tramonto, o l’inverno se vuoi, mentre la sera dona ancora dolcezza in quel roseo tramonto. Inutile rimpiangere ciò che si è perduto. Questa la conclusione di Saba, almeno a mia impressione.
(Umberto Sabanome di penna di Umberto Poli, nasce a Trieste nel 1883 dal matrimonio tra Felicita Rachele Cohen, di confessione ebraica, e Edoardo Poli. Umberto Saba pseudonimo di Poli, è deceduto a Gorizia il 25 agosto 1957).
                              “Parlavo vivo a un popolo di morti.
Morto 
alloro rifiuto e chiedo oblio.»
     (da Epigrafe
                         
La tua sorellina Danila

Ho notato la comune passione tra te, sorellina, e la poetessa Graziella Cappelli, per gli indiani d’America.

 Nube che corre
(saggezza indiana)
Saremo conosciuti per sempre dalle tracce che lasciamo.
Lakota/Dakota
Credo che sia un pensiero che dovremmo tener presente. Chi scrive, qualche traccia la lascia di certo, ma anche le nostre azioni se producono effetti positivi, saranno ricordate. Altrimenti cadiamo nel dimenticatoio.
Ciao sorellina!

Risponde Mariella:


Canto per gli alberi e le acque

Scura contro il cielo se ne sta
Di fronte a noi
Quella linea lontana.
Vediamo alberi
In lunga fila
Piegarsi,
oscillare
nella brezza.

Inondata di luce
di fronte a noi
quella linea lontana
si affretta in rapido passaggio;
veloce corre il fiume
spargendosi sinuoso sulla terra.
(Pawnee)

E ripensando all’inverno:


L’ultima foglia

Lei è l’ultima rimasta
Aggrappata al ramo
Sola, ostinata.
Nel sole che la riscalda
E la colora
Si dondola leggera
Guardando il cielo
Ancora azzurro
E chiede al vento
Che la sfiora
Di cantarle
Una ninna-nanna.
Poi l’aria si oscura
Il vento sbuffa
E lei chiude gli occhi
E salta.

Liviaci

La tua sorellina Mariella

Com’è stato facile passare da una ragnatela spezzata dal gelo, alle poesie invernali provenienti da ogni luogo, di autori diversi!
E proprio pensando alla ragnatela, ho visto in lei l’esistenza umana tracciata con fili che s’intrecciano tra le varie persone che hanno avuto un impatto profondo con noi, o anche a quelle la cui vita ci ha solo sfiorato. E penso che se quei fili li sapessimo unire con la pazienza del ragno, per creare un capolavoro quale appare la ragnatela, sarebbe molto edificante. Se i fili d’amore che abbiamo usato e che impiegheremo saranno robusti e ben saldi tra loro, rimarrà di noi esseri umani quella traccia citata dai Dakota.
Chiudo qui questo nostro scambio di pensieri intrisi di poesia, e ti ringrazio, sorellina, per avermi offerto questo spunto di riflessione.

La tua sorellina Danila

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