Ho partecipato con la composizione poetica
L'INCUBO DI UNA NOTTE
(dedicato alle donne che
hanno subito violenze fisiche e morali)
Passò lungo la strada che si snodava
quale sciarpa zuppa di sangue liquefatto
una giovane donna dal vestito scarlatto.
Coi piedi nudi calpestava le pietre
somiglianti all’umana raccolta
delle catastrofi
imprevedibili e tetre.
Un puledro le trotterellava accanto
come uscito dall’Apocalisse di Dürer.
Teneva il passo con il suo. Affranto.
Camminava stanca, avviluppata
da sofferenza avvolta in sudario,
sconvolta, la veste insanguinata.
Intravidi, attraverso il fluire grottesco
del fango, la luce violenta di bagliori
che tagliavano il buio Caravaggesco.
D’improvviso s’aprì un giorno limpido
d’una chiarità tagliente, l’aria le sferzò
il volto tumefatto, di lacrime liquido.
Sopra di lei un cielo angelico, sul quale
andavano alla deriva nuvole effimere.
E lei correva, come Furia splendente.
Mi desto. La luce sporca del mattino
batte sul mio viso unto d’insonnia
e un pensiero mi sfiora molesto.
La vita è un azzardo avvolto nel mistero.
Si dovrebbe scrivere forse un trattato
sulla disperazione, ma serve davvero?
Forse raffigura il sogno uno degli enigmi
più irrisolti della umana
abominazione
che sopravvive alla propria dannazione?
Complimenti Danila :-)
RispondiEliminaGrazie Anna!
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