LA LAMPADA
Non già l’incontinenza celeste
Non gli sferzanti viaggi in mare
Né il mesmerico oro nero
Non le viscose piccole morti
E non il lento sangue dei vivi
Potettero di me lavare
I residui celati là in fondo
Per strapparmi alla ferrosa prigionia:
Furo le lacrime, stilla per stilla
A far la ruggine che divorò i miei confini
Finché mi alzai in piedi
E all’altare di grattacapi millenari
Grattandomi il culo
Infine
Restai sordo ai vostri desideri.
Coucou,Sèlavy!
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