Giuseppe Paradiso: uomo che piange
PERORAZIONE
Quest’uomo che –da impostore poco accorto,
lo si ammetta- vive imitando sé stesso
Quest’uomo usa sporgersi un po’ troppo
dal balcone: è un egoista
Dirò pure che quest’uomo, il medesimo,
lascia sovente rotolare la sua testa
a terra in guisa assai veloce, fino a cacciarsela fra i piedi:
è così che inciampa e si azzoppa!
Quest’uomo, che amavamo da tondo,
era in fondo già ipocrita e sospetto da neonato:
parea tondo, ci blandiva insomma con tale parvenza,
ma di fatto non era e non è tondo né quadrato.
Guardatelo! Si è fatto piuttosto rettangolare
come una bara ambulante,
vorrà forse seppellirsi in se stesso?
Quest’uomo, proprio lui, quest’uomo
è sempre sul punto di finire,
ma non finisce mai
Quanta sabbia e deserti gli abbiamo risucchiato
dal di dentro impiegandolo come clessidra per aiutarlo
E lui per ripicca si ammala di sete,
aggiornando lo straziante elenco dei suoi mali
Quest’uomo, per la miseria, ancora lui,
ci assorda e ci tormenta durante le tregue
con le sue discutibili melomanie,
e quando dovrebbe parlare tace,
lucidando lo sconforto come un ossesso
Eccolo che piange, quest’uomo incorreggibile,
irrecuperabile, quest’uomo che non prende sul serio
neppure le proprie lacrime
Diciamolo chiaramente una volta per tutte
Quest’uomo deve smetterla di morire
a serramanico nel mobilio altrui.
Coucou, Sèlavy!
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