Dal libro “Settimane bianche e crociere a costo zero –
Memorie di guerra e prigionia di un ragazzo partito soldato” di Tommaso
Mondelli, L’Argolibro Editore 2013:
“Il 10 di giugno fu annunciato
alla radio l'inizio della fine: la dichiarazione di guerra alla Francia e
all'Inghilterra da parte del governo italiano. Per una ventina di giorni si
verificarono scambi di fuoco coi francesi. I nostri spari in partenza erano
molto più silenziosi, per il fatto di non sapere verso dove esattamente
puntare. Dall'altra parte, un fischio e uno schianto, uno dietro l'altro, uno
accanto all'altro a distanza di qualche secondo. Oltralpe erano nervosi e
comprensibilmente adirati. Io, dall'alto di una collina, dove avevo un piccolo
e personale punto di osservazione, potevo vedere sulla mia sinistra, nel
fondovalle, l'opera dei barellieri intenti a scavare le fosse dove sistemavano,
trascinandoli per i piedi, i militari uccisi. I morti erano stati raggiunti dai
colpi di artiglieria provenienti dalla Francia, ovviamente. […]
La punta d'orgoglio italiano era
costituita nella sua difesa estrema dal cosiddetto Forte Chaberton, dalla cui
altezza si dominava la zona antistante e su cui erano state poste delle
torrette e dei cannoni a lunga gittata. Fu messo fuori uso allo scoccare dei
primi minuti. Là i primi morti e tra questi proprio un sergente di mia
conoscenza ma di cui non ricordo il nome. Le armi usate non erano che a diversi
chilometri di distanza dall'obiettivo. Si colpiva a caso, naturalmente, ma si
colpiva. Loro rintanati nei fortini non potevano registrare perdite: non
avevano ragioni per uscire e andare a fare conquiste territoriali.
I nostri, invece, dovevano
occupare del terreno per vincere e quindi esporsi alla rappresaglia francese.
Soltanto per morire, senza conquistare.
Io ero lì. Udivo il sibilo di
partenza e lo schianto all'arrivo dei proiettili sulle nostre postazioni e con
la stessa incoscienza di chi assiste a dei fuochi artificiali, senza vederne
l'effetto colorato, assistevo allo spettacolo. Coloro che cadevano e venivano
seppelliti non rappresentavano altro che la risposta a una necessità storica.
Vedevo quei ragazzi andare senza un senso preciso in tutte le direzioni e ogni
tanto qualcuno cadeva senza più rialzarsi. Il senso di paura era assente; mi
venne poi il sospetto che fossero stati drogati in precedenza con il rancio,
che lo fossimo tutti… Anch’io mangiavo lo stesso cibo. Potrebbe essere questa
la condizione che crea gli eroi? No, è l'artificio della menzogna! Quando
dovevo muovermi dal mio osservatorio, lo facevo con la spensierata naturalezza
della perfetta incoscienza. Un plagio collettivo. Una modificazione degli
istinti che può renderti docile o aggressivo, ardimentoso o vigliacco, eroe o
codardo: l'uomo manipolato dalla chimica!”
Tommaso Mondelli
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