Proprio ieri ho pubblicato la foto del mio paese d'origine, ed oggi apprendo questa notizia!
Da Corriere.it e altre fonti giornalistiche
Un milione per i
poveri bloccato sei anni dai burocrati "ciechi"
Emigrato bellunese lascia un tesoro ai
compaesani più sfortunati. Ma il Comune non lo utilizza: "Non è chiaro chi
siano i bisognosi"
Cristiano Gatti - Mer, 08/01/2014 -
09:43
Questa è l'Italia vista da fuori, dall'estrema lontananza d'Australia:
un curioso luogo dov'è molto facile fare del male, il più delle volte neanche a
caro prezzo, ma dove è terribilmente difficile fare del bene.
Certe volte letteralmente impossibile.
La buonanima di Angelo Bazzocco, che il Signore l'abbia in gloria, ci aveva
messo le migliori intenzioni di valoroso emigrante e di uomo giusto: dopo una
vita di lavoro e di fortuna nell'altro emisfero, aveva considerato cosa bella
riservare una corposa eredità ai poveri del Paese d'origine, quel borgo di
Arten, nel Bellunese, che aveva lasciato tanti e tanti anni fa «senza arte né
parte», secondo la sua personale dichiarazione testamentaria.
Chi non dimentica da dove è partito, neppure nei momenti di
massimo successo, dimostra di non avere accumulato solo ricchezze, ma anche
un'invidiabile quota di sapienza. Così il vecchio emigrante veneto: nel 2000,
al traguardo degli ottant'anni, mettendo un po' d'ordine prima di partire per
il viaggio più lungo, decide di lasciare ai poveri della sua terra 500mila euro
e il 40 per cento di due appartamenti, uno a Feltre e uno a Roma. È un gesto
eclatante, tutto il paese ne parla, ma quando realmente il benefattore muore,
nel 2005, si passa subito dalla bella favola vera alla più grottesca commedia
italiana. Sbrigate le formalità del caso, da sei anni il regalo dello zio
d'Australia è nella piena disponibilità del comune di Fonzaso. Ma da sei anni,
come racconta Il Gazzettino, i soldi sono lì bloccati e non c'è verso di
schiodarli. Si parla di un milione, mica patatine. Di più: si parla di un
milione destinato ai miseri, agli eredi ideali di quel giovanissimo Angelo che
partì per l'Australia con tanta fame e senza la minima idea di dove andasse a
finire. Non c'è niente da fare: i poveri aspettano, ma finora nessuno ha
ricevuto un euro. Il problema? La domanda è altamente cretina: siamo in Italia,
il problema è la fattispecie, il comma, la postilla, per meglio dire quel
dittatore dispotico e disumano che realmente - molto più di qualunque
centrodestra e di qualunque centrosinistra - ci mette in ginocchio da tempo
immemorabile, quella carogna infame definita come burocrazia.
«Purtroppo - racconta il sindaco Gianluigi Forlin - (così ha scritto il giornalista, ma si chiama Furlin, è stato mio compagno alla scuola materna e siamo ancora buoni amici!-ndr) non si è
ancora riusciti a precisare bene i beneficiari del testamento, proprio per la
vaghezza della dicitura “ai
poveri di Arten” usata da Bazzocco.
Chi sono i poveri?». Certo, non siamo beceri primitivi tagliati con l'accetta:
noi siamo i cultori del diritto, siamo i padri dei codici. Facile immaginare
con quanto gusto e quanta passione i legulei di mezza Italia si stiano battendo
per definire esattamente la figura del povero. Vogliamo scherzare? Si fa presto
a dire povero: ma chi è davvero il povero? Chi di noi può oggettivamente dire
chi è povero? È evidente, non ne vediamo abbastanza in giro. Giovani padri di
famiglia rimasti senza lavoro, pensionate che ravanano nei rifiuti, anziani che
non hanno soldi per pagare il riscaldamento: tutto così vago, tutto così
generico. Serve un dibattito, uno studio, un consulto, per arrivare poi a una
sublime definizione, che faccia scuola e soprattutto faccia giurisprudenza. Per
noi, più che fare del bene, è fondamentale fare della giurisprudenza.
Rivela ancora il sindaco: «Un parere è stato
chiesto ad un avvocato, al tribunale di Belluno, all'Anci. Ma ancora non ci
siamo. Però noi vorremmo delle risposte concrete, per evitare che un domani
qualcuno intenti una causa». E come no: c'è sempre qualcuno pronto a fare
causa, ricorrendo, congelando, invalidando. Non siamo nella repubblica delle
banane, per dio.
Così, nell'attesa di intenderci bene - con bizantina precisione, con epico
slancio sofista - sulla definizione teorica di povero, un discreto numero di
poveri veri geme nelle difficoltà con la lingua di fuori. Deve avere pazienza,
questa gente: l'Italia è in ginocchio, ma è un Paese rigoroso. Non rinuncerebbe
mai al suo zelo giuridico, non sarebbe mai capace di fare del bene così, alla
buona, come dice la parola stessa. E se poi qualcuno fa causa? Caro Bazzocco,
caro emigrante generoso, caro zio d'Australia: con i suoi soldi ci ha creato solo grattacapi. Dia retta: in un'altra vita, se li goda
lei.
Lascia due case e
i soldi ai poveri
Il sindaco: difficile individuarli oggi
Il sindaco: difficile individuarli oggi
A sei
anni dalla morte, dopo le interpretazioni legali del testamento scritto in
dialetto, il sindaco trova i beneficari negli anziani che non possono
permettersi la retta per l'ospizio
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FONZASO (Belluno) - Si incontreranno fra 15 giorni, sindaco e parenti del “ricco
di Fonzaso”. Si tratta di vedere come uscire dall’impasse. Perché le case, a
quei prezzi non si vendono più. E il Comune non può puntare al ribasso in via
diretta, perché altrimenti si rischiano guai con la Corte dei Conti. E poi c’è
il problema dei poveri. Chi sono i poveri, oggi? Chi aiutare? La vicenda è
quella di Luigi Bazzocco, morto sei anni fa: di lui si sa che ha lasciato al
Comune di Fonzaso una quota dell’eredità, il 40%, da girare ai poveri di Arten,
frazione del paese, e a quelli in generale del borgo. Era vedovo, e non aveva
figli. Il 60% va ai nipoti, in base a un testamento olografo «scritto in forma
dialettale» - sottolinea il sindaco Gianluigi Furlin. «Circa 25mila euro sono
stati donati all’asilo di Arten – continua Furlin – così come voleva il de cuius. Altri 250mila, derivanti da polizze assicurative già riscosse,
sono destinate ai poveri. Solo che bisogna fare un po’ di chiarezza sul
concetto di povertà. A che cosa si riferiva, Bazzocco? A quelli senza latrina e
mattonelle, e con la scopa di saggina? E cioè agli indigenti come se ne
vedevano da queste parti prima della guerra? Quelli non ci sono più».
Per
fortuna. «Ma una nuova povertà incombe – chiarisce il sindaco -: si pensi ai tanti
anziani, la cui pensione non è bastevole per l’ospizio. Oggi non bastano mille
euro. Potremmo girare le risorse a questi indigenti. Comunque sia, per capire a
chi si riferisse esattamente Bazzocco – il nostro dovere è quello di dar
seguito a una corretta interpretazione – incaricheremo un avvocato». E poi c’è
il problema delle case. «Una a Roma, in zona Prati, dove viveva – continua
Furlin – che secondo una perizia vale 750mila euro; e un’altra a Feltre, del
valore di 120mila euro. Solo che oggi, a quelle cifre, non vendi niente. C’è la
crisi. E intanto paghi le tasse di proprietà. E noi non possiamo vendere a
meno; perché la Corte dei Conti potrebbe rilevare un danno per il pubblico,
visto che ci spetta il 40% della quota». E allora? «E allora incontreremo i
parenti – spiega il sindaco – nel tempo di due settimane. Uno di loro chiederà
agli interessati, Comune compreso, di vendere al ribasso. Forse ne usciamo». Ma
chi era Bazzocco? «Non l’ho mai conosciuto – termina Furlin – ma pare che fosse
uno molto meticoloso, che si segnava tutto. Così ha fatto fortuna, a Roma».
07 gennaio 2014
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Lascia
eredità ai poveri, ma il Comune non capisce
Un anziano del bellunese, dopo essere tornato dall'Australia, ha
deciso di lasciare più di mezzo milione di euro ai poveri del paese. Ma il
testamento scritto in dialetto ha messo in "imbarazzo" il Comune
BELLUNO - Aveva lasciato buona parte della sua eredità ai poveri del suo
paese, ma per quasi dieci anni quei soldi sono rimasti bloccati. Tutta colpa del testamento che Angelo Luigi Bazzocco,
nato ad Arten di Fonzaso nel bellunese ma emigrato in Australia, aveva scritto
in dialetto.
La storia comincia nel 2000 quando, dopo
essere tornato da oltreoceano dove ha fatto fortuna, l'anziano decide di
depositare il testamento. Parte dell'eredità, dispone il signore, va ai
"poveri di Arten". Una dicitura un po' troppo vaga che,
unita all'italiano "stentato" del signor Bazzocco, ha messo il Comune
in grave difficoltà.
Così, quando nel 2005 il bellunese è morto, la somma - oltre mezzo milione di euro - non è stata
assegnata a nessuno. Il Comune ha infatti deciso di bloccare quei soldi per mettersi
a riparo da possibili problemi legali.
Il lieto fine, però, è
arrivato qualche giorno fa. "Il
testamento olografo di Bazzocco è stato tradotto in italiano - ha annunciato il
sindaco di Fonzaso, Gianluigi Furlin - siamo riusciti a interpretare le sue
volontà e i soggetti per primi individuati saranno gli anziani che vanno in
casa di riposo".
“
Ma la testa, minimo!, a quella signora che si chiama BUROCRAZIA, la vogliamo tagliare o no?
RispondiEliminaMa che schifo che facciamo, in Italia!
E' vergogna dappertutto, da nord a sud, non c'è rimedio!
Auguri a tutti
Gavino
Siamo in Italia...dove i poveri sono sempre più poveri.
RispondiEliminaAi vertici...un branco di boriosi incapaci.
Graziella
Infatti, ma l'inghippo testamentario non era facile da quantizzare: i poveri del paese..quelli che aveva in mente il donatore erano davvero poveri in canna, negli anni in cui lui è partito in cerca di fortuna verso l'Australia. Oggi questo tipo di povertà non esiste più. A Fonzaso non esistono senzatetto, disoccupati, ma giustamente molti vecchietti che con la misera pensione al minimo, non solo non possono tirare a fine mese, ma neppure pagare la retta della Casa di Riposo per anziani, gestita dal Parroco.
RispondiEliminaCosì, da quel che mi è parso di capire, il Comune ha sempre sovvenzionato la retta dei non abbienti. Ora con quella cifra, può espletare questa formalità, senza impoverire le casse Comunali, già esigue a causa della crisi. Applausi al donatore, sperando che l'iter burocratico non si prolunghi ad oltranza!