CHI È
PIÚ FEROCE: L’UOMO O L’ANIMALE? O SIAMO TUTTI BESTIE?
Gli
animali feroci, esistenti nel mondo, sono solo una minima parte, rispetto alla
razza umana, che ha superato, di gran lunghezza, i sette miliardi di individui.
Non è
certamente peggiore un leone che s’aggira nella savana, affamato, e che uccide
solo per nutrirsi, di un assassino che ammazza per vendetta o per rapina.
E
neppure peggiore di un serpente boa constrictor, che
uccide per la stessa ragione del leone.
Non lo è
lo squalo bianco, e neppure la vipera cornuta o il coccodrillo. Tutti uccidono
per nutrirsi o per legittima difesa.
L’uomo
no, l’uomo uccide per mille altre ragioni, e sono stanca di quel buonismo che
dilaga a macchia d’olio, a difesa dei delinquenti, che occorre perdonare,
mentre la vittima finisce in carcere, perché ha sparato per difendersi (mors tua vita mea).
Quando
si tratta di una donna abusata, è spesso addebitata a lei la colpa, perché ha
istigato il violentatore, indossando un abito succinto o, fidandoci ciecamente
del suo istinto, ha creduto di avere a che fare con una persona perbene.
La
violenza inizia con il bullismo, con il maltrattamento degli animali domestici,
e finisce per sfogarsi sugli uomini.
La
Chiesa combatte una battaglia persa, quando sostiene che ci sono persone che
amano di più gli animali domestici (cani, gatti, cavalli, volatili) che gli
esseri umani, che invece dovrebbero dedicare il loro tempo ad assistere e a sostenere moralmente ed economicamente i
propri simili.
Credo
che molta gente abbia accordato la propria fiducia al cagnolino, al gatto, e su
questo riversato il proprio amore, a causa di tante esperienze deludenti con
certi individui a due zampe.
E ora
importiamo delinquenza. Non dico che molti italiani non siano anche loro
piccoli o grandi delinquenti, ladri e assassini. Non vedo però la ragione di
aprire le porte a tutti. Indistintamente. Ricordo molto bene, e basta leggere
la Storia, che anche i nostri connazionali hanno dovuto emigrare per trovare un
posto di lavoro, per sistemare la loro grave situazione economica, in tempi
difficili. Ma per entrare negli Stati Uniti, per esempio, occorreva uno
speciale permesso, e un visto, a dimostrare che la loro manodopera era
richiesta da un determinato datore di lavoro. La stessa prassi per lavorare in
Germania o in Svizzera. Non sono informata se anche altri Paesi avevano lo
stesso modus operandi. In ogni caso,
ritengo che anche il governo italiano dovrebbe adeguarsi a quella formula, che
è garanzia di sicurezza.
Se gli
extracomunitari entrassero in Europa con l’intenzione di trovarsi un lavoro che
li renda economicamente indipendenti, sarebbe cosa a me molto gradita, anche se
a dirla tutta, i nostri stessi giovani non hanno tanta speranza di trovare
un’occupazione stabile e spesso devono a loro volta emigrare, per
assicurarsela. Sono comunque pochi, rispetto all’arrivo dei barconi che
scaricano chiunque, delinquenti compresi.
Ci
saranno le elezioni: io propongo ai futuri candidati, non importa a quale
partito siano legati, di aumentare il numero delle forze dell’ordine, e per
ottenere nuovi agenti, offrire loro un adeguato appannaggio e le condizioni per
ben operare. Propongo altresì di chiudere le frontiere, e per chi è già
presente nel nostro territorio (europeo, non solo italiano) sia eseguito un controllo a tappeto, e chi ha
violato anche una sola volta le nostre leggi, venga rimpatriato immediatamente,
con divieto assoluto di rientrare nei nostri territori.
Non sono
contro gli emigranti, questo sia chiaro. Se vengono per lavorare, agendo da
persone oneste, avranno il mio benvenuto. Non dimentico che anche i miei nonni
hanno dovuto cercare lavoro all’estero. Ma loro, e i nonni di tanti italiani,
non sono andati in America o in altri Paesi europei per fare i banditi, per
uccidere a scopo di rapina, per appropriarsi di ciò che non era loro, per
violentare le ragazze che vanno a correre al parco, o che escono la sera per
recarsi al cinema o in discoteca.
Ognuno
ha il diritto di muoversi liberamente, senza timore di violenze, vuoi per
rapina che per abusi sessuali. Tutti abbiamo il diritto di difendere i nostri
beni, ottenuti col frutto del nostro lavoro.
Tutti desideriamo poter passeggiare per la strada, tranquillamente,
senza il timore di essere aggrediti. I gestori di attività commerciali, devono
essere sicuri che nessuno possa entrare nei loro negozi impugnando un’arma, ed
essere uccisi per perpetrare impunemente furti.
In
considerazione che non abbiamo sufficienti forze dell’ordine a difesa dell’incolumità
dei cittadini, ritengo sia giusto che il cittadino si difenda, a costo di
sparare. Torno a dire: mors tua, vita mea.
Se
invece di emettere Leggi, spesso complicate, il governo aumentasse la difesa, e
la giustizia non fosse tanto lenta e talvolta controversa, i malintenzionati si
guaderebbero bene dal commettere certi reati, se sapessero di andare incontro a
una dura pena. Prima di legiferare, va
aumentata la difesa: leggi dure per chi le infrange, in modo che i cittadini
onesti si sentano effettivamente protetti.
Ricordo
quand’ero piccola, noi bambini avevamo perfino timore del ghisa (il vigile
urbano di Milano) che, durante la sua
quotidiana ronda nei giardini milanesi, se trovava i ragazzi che
giocavano a pallone sui prati verdi, dava la multa. Ora non ci sono neppure i
vigili agli incroci pericolosi, tant’è che molti non rispettano la segnaletica,
causando incidenti tra vetture o investendo pedoni. Ogni giorno leggiamo di
queste storie sui quotidiani, quindi ritengo che ciò che manca, agli italiani quanto agli stranieri, sia
l’educazione civica, che andrebbe inculcata fin dalla scuola per l’infanzia e
ripetuta nel tempo. Il rispetto per i propri simili, per le cose degli altri.
Mi pare che sia stato dimenticato il concetto di ciò che è pubblico, ovvero che
appartiene ai cittadini: giardini, scuole, e quant’altro. Se fin da piccoli si
educassero i futuri uomini all’idea che il bene pubblico appartiene anche loro,
i graffiti sui muri, panchine divelte,
lampioni rotti, e tutto quel che è segno di vandalismo, non esisterebbe. Io non
rovino una cosa che mi appartiene, e il bene pubblico ritengo che mi
appartenga, e lo rispetto. Se si comincia ad insegnare ai bambini come
rispettare le piccole cose, si può sperare che lo siano anche quelle più
importanti, come la vita di un proprio simile. E finirebbe anche quel mondo marcio del bullismo.
Concludendo:
- educazione civica martellante, nelle scuole, a partire fin da
quelle dell’infanzia, (ai miei tempi era materia di studi, ora sta ritornando, ma mi pare in forma molto blanda, )
-
aumentare la Forza Pubblica
-
Leggi più severe e Giustizia
meno lenta e farraginosa.
Danila Oppio
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