IO
DIFFIDO DEL CONFINO DI UNA FINE
Perché credimi, queste ragnatele
Pure custodiscono altre vite.
Muoio, ma non l’ho dimenticato
E vivo come ricordo del ricordo
Di qualcosa; non m’intramavo.
Forse allora, sperduto ero e incastonato
In uno splendore incorruttibilmente tarato.
Adesso tu richiami parole chiare
E mi dici “Questo soltanto è”
Tu che muti più velocemente del mare
Che cambia, cambia e rimane.
Restiamo dunque
Spintonati dallo stamane
Al confine, come fosse immoto
Ed eternamente noto
Il chiudersi a chiave nell’ultimo, ennesimo
Angolo sul delimitare di un bosco
In cui galoppai per notti
E sempre fino all’armistizio:
Così, perdere pelo e vizio.
Coucou Sèlavy!
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