Non posso ignorare - mai - quanto scrive Luisa Bolleri. Mi riferisco ad una scrittrice e poetessa di grande valore, che non cade mai nell'ovvietà, che usa le parole giuste al giusto momento, con il cuore e la mente.
Oggi dialogavo con lei su FB, aveva scritto questo:
A chi si riferiva? Alle donne curde, al popolo curdo che sta subendo da anni una lenta e inesorabile agonia, perché c'è chi vuole cancellarlo dalla Terra.
Ricordavo di aver letto una poesia di Abdulla Goran, e l'ho trovata. Qui dice tutto quello che io non saprei dire con le mie povere parole.
Abdulla Goran
(Poeta curdo 1904 -1962)
Dedicato alle donne curde
Dedicato alle donne curde
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano,
tutte le porte.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano,
tutte le porte.
Io vado… madre…
Se non torno,
la mia anima sarà parola…
per tutti i poeti.
Se non torno,
la mia anima sarà parola…
per tutti i poeti.
Le donne curde
combattono eroicamente per impedire che Kobane finisca definitivamente nelle
mani dei terroristi islamici dell’Isis. Mentre la vicina Turchia li tradisce e
il mondo intero volta le spalle, i curdi ci danno una storica lezione di
eroismo vero.
Le ragazze di Kobane.
Sono donne, sono curde, sono le partigiane del terzo millennio.
Oggi sono ancora più sole.
Sono donne, sono curde, sono le partigiane del terzo millennio.
Oggi sono ancora più sole.
A Luisa risponde il poeta Donato di Poce con una sua lirica:
LE CICATRICI DELLA TERRA
Dalle cicatrici del dolore
sbocciano i segni della bellezza
Dalle pozzanghere del cuore
nascono le labbra della terra
per baciare il dolore con un sorriso
ed accogliere in un abbraccio ferito
la solitudine del mondo.
Nella mia pochezza, mi accodo a quanto ha scritto il succitato poeta.
Sono d'accordo con Donato...talvolta
è meglio passare dalla parte degli ultimi, dei perdenti e far credere agli
altri che siamo in torto, mentre è il mondo intero uscito di senno. Sto
leggendo due libri della scrittrice palestinese che scrisse "Ogni mattina
a Jenin" Susan Abulhawa. Il secondo è "Nel blu tra il cielo e il
mare". Naturalizzata americana e medico, i suoi libri raccontano di
quanto accadde in Palestina dopo l'arrivo degli israeliti che hanno depredato
le terre e gli averi del popolo palestinese, non solo con le armi, ma anche con
inaudita violenza sulle donne e i bambini. Raccontato con tratti di tenerezza infinita ma anche con espressioni estremamente crude. Si sono rifatti di quanto loro accaduto nei lager nazisti e invece di capire che non sono certo stati i
musulmani a trattarli peggio delle bestie, hanno riversato la loro rabbia su un
popolo tranquillo. Questo è sempre stato il mio pensiero, ma ora che leggo
questi libri, che paiono romanzi, ma che in realtà raccontano fatti realmente
avvenuti, ho conferma di quanto gli uomini di qualsiasi religione ed etnia
possano trasformarsi nei peggiori criminali usando una violenza che neppure un
animale metterebbe in atto. Quando ero ragazza, pur non partecipando a
manifestazioni studentesche, applaudivo ai miei amici che indossavano la
Kefiah, detta appunto sciarpa palestinese. Erano dalla parte della Palestina e
lo sono anch'io, mi spiace per Israele, ma ha commesso delitti efferati, usurpando terre d'altri. L'antico popolo ebraico non ha mai avuto una propria
terra, o Nazione, erano pastori e agricoltori erranti. Quindi con quale diritto
hanno affermato che quella terra palestinese un tempo era appartenuta a loro? Non
avrebbero potuto convivere pacificamente con il popolo palestinese? Per questo
inorridisco davanti ai soprusi armati, a quello che sta succedendo al popolo
curdo, ai siriani, e a quella parte di umanità schiacciata dalla prepotenza di
altri. E sono scandalizzata dal silenzio e dal mancato intervento di quelle
Nazioni che si definiscono occidentali e democratiche, che invece di cercare di mediare, con accordi pacifici, fanno gli struzzi e se ne infischiano se tanta gente civile venga ignobilmente trucidata.
E con il cuore gonfio di amarezza, lascio a chi vuol leggere queste mie riflessioni.
Danila Oppio
E con il cuore gonfio di amarezza, lascio a chi vuol leggere queste mie riflessioni.
Danila Oppio
Nessun commento:
Posta un commento