Il mio racconto a pag. 169 di questa antologia edita da LargoLibro.
Un film privo di finale
Ero seduta davanti allo schermo di un cinema deserto. Guardavo un vecchio film muto in bianco e nero, dove i personaggi si muovevano velocemente a scatti, e mi pareva di rivivere la vita frenetica degli esseri umani, quasi robotizzati.
D’improvviso, la pellicola cominciò a girare lentamente, i movimenti apparivano al ralenti, poi si è inceppata, e la sala si è oscurata.
Il film era raccapricciante: tanti infiltrati invisibili si erano sparsi per il mondo, costringendo gli umani a munirsi di mascherine – e non era nemmeno Carnevale - come se fossero i terrestri a tramutarsi in ladri in guanti gialli e passamontagna.
Eppure il pericolo proveniva da fuori, e gli uomini erano le vittime sacrificali.
Tutto cominciò con una pandemia che portava malattie e morte. Come difendersi da quell’orda di terroristi, se non nascondersi nelle abitazioni, sperando che quei balordi non trovassero nessuno da colpire? Sembrava che fosse l’unico modo per non finire i giorni in ospedale, in terapia intensiva, se non addirittura dentro una bara.
Non era solo un film.
Il mondo si è fermato, proprio come quel cortometraggio di cui non ho potuto conoscere la fine. Ogni attività è sospesa, scuole chiuse, niente più passeggiate al parco, nessun incontro con amici e parenti. Isolati come appestati, anche se si scoppia di salute. Però pare essere l’unico modo per sconfiggere quegli infiltrati che si credono nobili perché indossano come simbolo identificativo una corona.
Spero che quella pellicola si possa aggiustare, e che il film che stavo vedendo e di cui non ho potuto conoscere il finale si risolva con la vittoria degli esseri umani e che ogni cosa rientri nella normalità.
Tutti speriamo che questo mutamento repentino dell’esistenza ordinaria terrestre possa essere servito a diventare più umani, più sensibili e attenti al prossimo. E a comprendere quali sono i reali valori da mettere in primo piano. A far abbandonare le inutilità che spesso hanno visto troppi protagonisti perdere il senso dell’esistenza in scelte e azioni che poco hanno avuto a che fare con l’Amore per la vita. Finirà davvero così questo film horror?
Danila Oppio
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