POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, ottobre 31

MONO TONIA di MARIELLA OPPIO





MONO TONIA

Un pendolo antico
come un cuore stanco.
Un compulso battito
del tempo che va.

Mariella Oppio
30 ottobre 2020

C'ERA UN TEMPO...di MARIELLA OPPIO


C'ERA UN TEMPO…
Vecchi ricordi ammuffiti
su pagine ormai color seppia
Una mano che scrive,
una mente che detta,
una candela accesa
che tremolando illumina.

Pagine e pagine
leggermente sgualcite,
perché il tempo passa,
ma la memoria.. vive.

Mariella Oppio
31 ottobre 2020

UN ATTIMO! di MARIELLA OPPIO




UN ATTIMO!

Uno sguardo lontano

Un capriccio di nubi

Un raggio di sole

Un passero sul ramo

Una foglia che danza

Un soffio di vento

Un sospiro del cuore

Un attimo di vita

... E tutto

Inesorabilmente passa.

Mariella Oppio

30 ottobre 2020

FIOCCO DI NEVE - lavoretto natalizio di DANILA OPPIO

Avevo voglia di distrarmi un poco, e ho creato questa pupazza natalizia che ho chiamato FIOCCO DI NEVE. Ho anche preparato un cestino decorato per i prossimi sacchettini di lavanda che andrò a raccogliere proprio qui.

Fiocco di Neve è realizzato con materiale da riciclo. Un paio di calzini bianchi di pura lana vergine, che erroneamente erano finito nel lavaggio del cotone bianco, infeltrendosi. Perfetti per l'effetto che hanno potuto creare.

La base, ovvero la parte inferiore del busto, ha lo scheletro realizzato con un vasetto di plastica per mini cactus, ma andrà benissimo anche un vasetto di yogurt. Io avevo quell'altro a disposizione. Il busto è fatto con una pallina di polistirolo, rivestito da parte del calzino, così come il cappuccio è formato dalla punta dello stesso. Braccia e gambe sono sempre parte dela famigerata coppia di calzini infeltriti.

I capelli sono fatti con un filato di lana fantasia. I dettagli rossi ritagliati da un pezzetto di panno. Le meline bianche (qui non si notano ma sono sbirluscenti!) appartenevano ad una decorazione per pacchi dono. Insomma, con materiale di scarto o quasi, ne è venuta fuori questa cosina tenera tenera. Un lavoro che ha richiesto un po' di tempo, perché cucito a mano. La mia vecchia pistola per colla a caldo non funzionava, così ho optato per altra soluzione. Natale con Covid o senza Covid, non è Natale se non si decorano angoli della casa con oggettini che donano colore e allegria. Ve lo presento in alcune pose diverse e con qualche dettaglio.

Danila





Ecco qui si vedono i lustrini del pacco dono rosso del ramoscello di meline




Fiocco di neve è seduto su una fascina di legnetti ricavati da alcuni rami di pruno che il giardiniere aveva potato l'altro ieri. Tutto diventa utile al momento giusto! 

NOTA DIPLOMATICA REAL GEOPOLITICS di JAMES HANSEN

Ricevo da Angela Fabbri:

NOTA DIPLOMATICA REAL GEOPOLITICS

30 ottobre 2020 Occidente Gerente: James Hansen

Troppi vecchi — Dev’essere una sorta d’inflazione. Ciò che è raro è spesso prezioso, viene valorizzato e protetto mentre il bene troppo comune perde di valore. Ancora a memoria d’uomo, gli anziani—una volta pochi, ma ormai molti—erano stimati e protetti, anche per il loro valore sociale come garanti delle tradizioni e portatori di saggezza. Nelle piccole comunità comandavano loro, non per la potenza fisica ma perché sapevano meglio di tutti come girava il mondo.

Ora la Svizzera, sicuramente un paese civile, ma subissata dal Covid in proporzione marcatamente più grave dell’Italia e della Germania—a fronte poi di risorse mediche almeno potenzialmente insufficienti—ha deciso scientemente di lasciare morire i propri vecchi a favore delle generazioni giovani.

Una direttiva emessa dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, dal titolo Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”, risponde esplicitamente a una domanda che viene posta in molti ospedali, precisando le tipologie di pazienti destinati a non essere soggetti ad “alcuna rianimazione cardiopolmonare” in caso di scarsità di posti in Terapia Intensiva: “Età superiore a 85 anni o età superiore a 75 anni se accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”. Pure altre condizioni incurabili, come la “demenza grave”, possono bloccare l’accesso alle cure.

Il triage arriva dalla medicina militare ed è utilizzato come meccanismo per assegnare le priorità ai pazienti sui quali intervenire quando non tutti possono ricevere cure, come appunto in una guerra. In brutale sostanza, in combattimento ciò significa dividere i feriti in tre gruppi: “gli spacciati”, “i feriti minori” e, in mezzo, quelli che si può forse salvare con le risorse disponibili, lasciando gli altri ai rispettivi destini. Brutto a dirsi, ma di una logica cristallina—senonché le risorse disponibili per salvare un generale rispetto a un soldato semplice potrebbero essere maggiori. I generali sono “più rari”...
Gli anziani oggi sono invece meno rari e meno preziosi, forse perché sono tanti. Può darsi anche che l’ampliamento della categoria attraverso l’accresciuta speranza di vita ne abbia pure minato il livello “qualitativo”. La demenza pare più comune di una volta—si pensa soprattutto perché più gente arriva all’età per soffrirne. Con il declino della prosperità in Occidente, alle generazioni più giovani i vecchi paiono sempre più un ostacolo, un tappo di bottiglia. L’americano Alexander Rose, dell’influente Long Now Foundation—fondazione dedicata alle previsioni sociali a lungo termine—riassume il concetto quando si preoccupa della prospettiva di un mondo “largamente popolato da anziani che si accaparrano le ricchezze, lavorano poco e non offrono gli enormi contributi creativi dei ventenni”...
L’attuale epidemia—come l’ansia globale che provoca—porta al pettine tanti nodi sociali e politici. Gli svizzeri non hanno colpe solo perché hanno detto le cose chiaramente. Pare però che l’ultimo contributo che possiamo attenderci dall’attuale generazione più anziana sia quello di levarsi di torno, di lasciare lo spazio agli altri, anche nei letti d’ospedale.

Abbonarsi gratuitamente cliccando qui risposte Copyright 2020 James Douglas Hansen

Ho letto, ed ero già al corrente dei suggerimenti da parte della direttiva emessa dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva a tale proposito. Non so che dire.  A fronte delle situazioni mediche insufficienti...speriamo che non accada mai! Pare crudele, perché il diritto alla vita e alle cure mediche spetta a tutti, soprattutto agli anziani che per più anni dei giovani hanno versato tasse e contributi assistenziali molto più di loro. Ma si sa, quando si è vecchi si viene messi da parte come se valessimo meno di zero. Mi pare un ritorno alla Rupe Tarpea. Un tempo gli anziani erano rispettati come SAGGI. Ma è altrettanto vero che attualmente, vivendo più anni di una volta, i vecchi soffrono di demenza senile, di alzheimer, di altri deficit che non li rendono più i vecchi saggi di un tempo, che magari avevano solo 50 o 60 anni e il loro cervello non aveva ancora subito lesioni o cadute di memoria. Da un punto di vista pratico, pensano sia meglio salvare i giovani. Ma resto dell'idea che TUTTO l genere umano deve poter ottenere le adeguate cure mediche, se poi la natura non aiuta gli anziani a sopravvivere, è altra cosa. Ma la Sanità ha il dovere di curare TUTTI indistintamente. 

Danila Oppio

martedì, ottobre 27

Considerazioni su ONEIRIKOS di ANGELA FABBRI e DANILA OPPIO

 Scusate se ci ritorno...ma mi è stato detto che il mio breve romanzo ONEIRIKOS è più che mai di grande attualità. Dopo essere stato recensito dalla carissima Prof.ssa RENATA RUSCA ZARGAR, anche la scrittrice ANGELA FABBRI, con questo scambio di opinioni, lo conferma.


Recensione al tuo ONEIRIKOS

Email del 26 e 27 ottobre2020 

Renata ha scritto davvero una bellissima recensione e soprattutto ha letto profondamente il tuo libro, Danila.

Angela

Lo so, Renata è straordinaria, una persona piena di attenzioni per gli altri. E visto che ho acquistato e scritto le recensioni ad un paio di suoi libri, le ho inviato copia del mio Oneirikos solo perché lo leggesse, invece mi ha fatto la sorpresa di scrivere la sua bella impressione. Non solo, l'ha anche girata al quotidiano online LIGURIA 2000. E ha capito il senso del libro. Grazie Angela! 

Danila

ONEIRIKOS è diventato particolarmente attuale, Danila, con la sua distruzione del Pianeta e addirittura degli esseri umani. Dovresti pubblicizzarlo di + e ri-presentarlo ai giorni nostri.  

Angela

Visto che mi sono rimaste parecchie copie, che non sono state acquistate durante la presentazione del 2018, potrei anche pensare ad una ulteriore presentazione, ma con mister Covid non si possono fare riunioni, e chissà quando torneremo ad una vita veramente normale, perché ora ci stiamo illudendo che lo sia, cercando di fare le stesse cose che facevamo ante Covid. Ma non è così e ce ne accorgiamo quando si pensa di fare una presentazione, una premiazione, una riunione familiare, un viaggio in comitiva...cose che noi non faremo comunque per ora, ma 'idea che ci abbiano costretti ad una semilibertà è psicologicamente distruttiva. Noi ce la caviamo perché non abbiamo grandi velleità, ma per altri è un tormento che spesso conduce a forte depressioni: taluni hanno scelto il suicidio. 

Lasciamo perdere per ora,magari di Oneirikos potrei pubblicare qualche stralcio...come se fosse un breve racconto...in attesa di poter pubblicizzare in un futuro spero abbastanza vicino, qualche altro scritto.

Ciao a sappi che ti penso sempre...anche e a volte metti in dubbio il mio affetto per te.

Danila

Sempre su ONEIRIKOS

Email del 26 e 27 ottobre 2020

 Ho scritto a Renata poco fa e voglio dirlo anche a te: Attraverso la sua recensione ho rivissuto il tuo libro. E' bello e inquietante. Soprattutto adesso.

Angela

Quando ho scritto quel libro nel 2017, lo spauracchio del Covid non era ancora apparso, e neppure gli incendi in Amazzonia e in Australia. Forse non c'erano stati ancora alcuni terremoti e alluvioni, ma la sensazione che il mondo stesse per scoppiare, l'avevo nel profondo. Pare che Albert Einstein avesse detto:

Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre. La citazione, attribuita talvolta anche a Omar Bradley, apparve per la prima volta nel settembre del 1946 in un articolo di Walter Winchell. Questo voleva significare che se l'uomo distrugge la terra con armi nucleari, come è avvenuto ad Hiroshima, non resteranno che bastoni e pietre che utilizzeranno quei pochi sopravvissuti, tornando all'età della pietra. Perché l'uomo non imparerà mai a vivere pacificamente.

Si tratta di un monito, come intendeva esserlo il mio libro. Chi ci assicura che questo Virus non sia la conseguenza di una guerra chimica? Perché penso che oggi, con gli esperimenti che fanno nei laboratori, non sia più necessario usare armi ma che basti diffondere un virus, o un batterio per annullare l'intera umanità. Solo che quei poveri scemi dallo spirito bellico e guerrafondaio non si rendono conto che batteri e virus possono colpire loro stessi! Una volta le guerre avvenivano con i soldati al fronte, ma coloro che pianificavano le battaglie stavano comodi nelle loro fortezze, dirigendo ben distanti dal campo di battaglia. 

E' un discorso troppo lungo, ma grazie per aver scritto a Renata. Ciao

Danila

Quei 'poveri scemi' come li chiami tu sono ricchi sfondati. Non so perché, ma c'è un sacco di gente che + ha soldi + è contenta, se non ha tanti ma tanti ma tanti tanti soldi in + di quelli che le servono per vivere, non è contenta! Forse fa parte del progresso perché così architetti s'inventano case strepitose, ingegneri navali barche incredibili! non so neanche pensare a quel che riescono a desiderare.

Sono già tanto fortunata, di alzare le tapparelle e trovarmi intorno un parco pubblico dove gli alberi adesso alti erano piccoli quando ero bambina e ci venivo a giocare uscendo da un'altra casa da dove non li vedevo. E poi la GIOIA di usare le proprie mani per scrivere amate formichine nere e tracciare qualche schizzo su un foglio di carta da recupero... o prendere la cagna e svitare lo sfogo del rubinetto per pulire il filtro e avere un fiotto d'acqua corposo e fluente. Quanti hanno tutti i giorni queste cose che ho io? Le ultime zanzare rimaste che non son nemmeno + capaci di pungere e SI  RISTORANO (verbo molto caro a Tommaso Mondelli e adesso anche al governo italiano) succhiando la marmellata rimasta nel piattino? E io le lascio vivere la loro ultima stagione... 

Angela

Hai detto tutto! Penso di riprendere questa serie di email e riportarla sul Blog. Se sei d'accordo. Sarebbe utile anche per altro, ma sono convinta che quella tua frase finale renda chiaro il concetto...all’altro si potrà anche metter fine, ma il Covid continua e le teste di cazzo pure!  Scusa ma quando ci vuole ci vuole...mi adeguo ai tempi moderni e alle espressioni ormai diventate comuni. La tua riflessione su quella ricerca dell'avere di certi personaggi  è una perla davvero. Poveri infelici, colmi di denaro che esce da ogni loro orifizio e mai contenti perché non sanno apprezzare le piccole cose, che talvolta valgono più delle barche d'altro mare e degli sfarzosi palazzi. Polvere sono e polvere diverranno, come tutti, e quelle loro cose preziose le lasciano qui mentre loro spariscono nel nulla. In che senso lo dico? Perché hanno incamerato tanto, ma al mondo non hanno saputo dare nulla.  E per questo non saranno ricordati se non per la loro nullità umana. Ciao

Danila






domenica, ottobre 25

ONEIRIKOS, romanzo di DANILA OPPIO recensito da RENATA RUSCA ZARGAR


 Ringrazio sentitamente la Prof.ssa RENATA RUSCA ZARGAR per la sua graditissima recensione al mio romanzo SciFi ONEIRIKOS che ha pubblicato sul suo sito qui sopra e che ha girato al giornale 


Danila Oppio, Largo libro editore, 2017, pagg. 126, euro 12,00

Da tempo, sulla Terra, scarseggiava l’acqua: i ghiacciai si scioglievano e la loro riserva dolce si perdeva negli Oceani, mentre i fiumi e i laghi si erano prosciugati. Infine, una terribile guerra, nella quale erano state usate armi nucleari e chimiche, aveva trasformato il Pianeta in un globo di cenere.

Nello spazio temporale eterno, però, persistevano Adam ed Eve, due entità non corporee, rimaste, forse, a guardia del povero Pianeta martoriato dagli uomini.

Eve, nella quale si manifesta l’autrice, e Adam dialogano tra di loro in forma telepatica, in una straordinaria empatia e comprensione reciproca che rivela un’amicizia mai conclusa, neppure con la fine del percorso terreno.

Essi ricordano la vita sulla Terra quando discorrevano per mail, dacché vivevano in due città diverse, quando già la società umana era in decadenza e l’apparire era considerato più importante dell’essere. Svelano il bilancio della propria esistenza ma anche dell’umanità in generale. Ripercorrono il Pensiero di autori importanti, si soffermano su soggetti di varia natura, tra cui anche la Poesia e la scrittura in generale.

Il testo raccoglie, così, riflessioni sulla Libertà, l’Amore, il Bene, il Male, la Storia, la Morte, ma anche aneddoti piacevoli e profondi come quello dei tre setacci di Socrate.

Forse, poi, le entità si incontreranno e, probabilmente, tra qualche milione di anni, da una pozzanghera e dei fili d’erba, lentamente, tornerà la vita sulla Terra.

O, ancora, la protagonista si risveglierà da un sogno molto particolare.

Un volumetto, dunque, ricco di spunti di meditazione, magari per migliorare noi stessi e la società fino a che siamo ancora in tempo; una raccolta da tenere sempre sul comodino e da centellinare un poco ogni sera, così che il sonno faccia seguitare nella nostra mente un percorso di crescita morale e di pace, affinché il giorno seguente sia più limpido.

Nella quarta di copertina, infine, l’autrice dichiara: “Frutto di pura fantasia, perciò ogni riferimento a fatti e persone è del tutto casuale, tranne ciò che non lo è.”

Eve - Danila non ci poteva lanciare una sfida più intrigante: comprendere dove si trovi davvero la soglia tra realtà e fantasia.

Renata Rusca Zargar





Entrambi gli articoli li trovate direttamente ai seguenti link:

su LIGURIA 200O:

http://www.liguria2000news.com/cultura-oneirikos-di-danila-oppio-largo-libro-editore-recensione-a-cura-della-prof-renata-rusca-zargar.html?fbclid=IwAR3bMTKDduxVopIpjg_e5MJfk3KpO3XgjaTONeMqolVGG65LE570lTIPMOc

Su SENZAFINE di RENATA RUSCA ZARGAR:

https://www.senzafine.info/2020/10/oneirikos-di-danila-oppio.html?showComment=1603623302474#c9024937298661988307- 




sabato, ottobre 24

SE TORNASSI A NASCERE di ANNA MONTELLA


 

UN BATTITO D'ALI A PECHINO di ANGELA FABBRI



Un Battito d'Ali a Pechino

Com'era quella Teoria? Un battito d'ali a Pechino rimbalza di conseguenza in tutto il mondo?

A parte che qui si è trattato solo delle povere ali di un pipistrello morto, sbattute su un bancone del Grande Mercato di Wuhan...

Penso che il concetto sia stato messo in pratica.

Ma al negativo. Quella Teoria parlava di sviluppo economico globale, di colloquio fra i tanti Mondi che coesistono sulla faccia della Terra, parlava di comunicazione, di cooperazione. Era pura UTOPIA.

Finché possono, gli esseri umani si tengono ben stretto lo STATUS  QUO. Solo quando non ne possono proprio + fanno le RIVOLUZIONI.

Ecco, adesso siam tutti qui seduti da qualche parte, magari qualcuno è già a letto, ma chi è qui seduto da qualche parte ha incominciato a pensare che qualcuno HA  ABUSATO della sua FIDUCIA. Della PAZIENZA costruita ogni giorno per far bene e non procurare male, per permettere a una SOCIETÀ non solo di sopravvivere, ma di ANDARE  AVANTI.

Ma che GRANDE ESPERIMENTO  POLITICO è stato questo COVID!

Ha detto a me che i GOVERNI devono essere FATTI da PERSONE che FANNO e NON da persone che PARLANO  PARLANO  PARLANO.

La POLITICA in ITALIA è diventata solo FATTA di PAROLE.

Come voi ho vissuto, da MAGGIO a SETTEMBRE, pensando che chi aveva in carico i doveri di amministrare questo Paese lo stesse facendo.

Fossero Governatori di Regione o dello Stato o del Sistema Sanitario Nazionale. 

Non so cosa capita a voi, che state lì seduti a pensare in questo momento, ma io di PAROLE sono STANCA.

Angela Fabbri – 24 ottobre 2020 


Leggendo le poesie di CARLA MAFFINI - impressioni di Danila Oppio


Leggendo le poesie di CARLA MAFFINI impressioni di Danila Oppio

Melodie ballerine e Frammenti d’emozioni, due splendide sillogi poetiche che l’autrice gentilmente mi ha donato, sono un compendio di sguardi e sentimenti profondi.
Non inganna lo stile un po’ naif che è solo apparente. A ben guardare, non serve un linguaggio complesso per descrivere come in un quadro quel che Carla, con acuto sguardo e profonda sensibilità, ha saputo ritrarre nei suoi liberi versi.
Mi hanno maggiormente colpito le chiuse di molte poesie, espressioni di profondi significati. Alcuni versi mi hanno emozionato moltissimo e vorrei evidenziarli:
INVERNO:
Il tempo scorre per tutti - fra i rami fragili del sambuco.
L’OROSCOPO
La vita scorre troppo velocemente - tra giochi e scherzi - di fantasmi antichi - e bizzarri.
DELUSIONE
All’improvviso un falò - si accese da lontano, ma - fu un flebile fuoco - che bruciò eventi e speranze - per sempre.
NEBBIA
Flebili voci, fragili parole - si rincorrono leggere - nella mia mente - come suoni di musiche lontane - oscure nenie di tempi passati.
LA LUNA
…prima che la luna - oscuri l’approdo - lasciando spazio - agli sguardi freddi - delle stelle.
LA VITA
…e tutto riappare velocemente - lasciando l’amaro - del forse e del perché.
GOCCE DI RUGIADA
… e i ricordi - luccicano - come gocce di rugiada - posata sulle foglie.
IL CARDETO
… e come comete vaganti - o come sospiri del mare - nei loro sonni tranquilli.
ANDAR PER VALLI
Il suono delle campane - richiama ad amene illusioni - e a languidi ricordi - dolci chimere - negli angoli bui - dell’umano sentire.
CHIMERA
…a speranze - lasciate a mezz’aria - per sempre.
E’ FESTA
Canti gitani…prendono il posto - dell’incolore quotidianità - della vita banale - di tutti i giorni.

Sono quelli, a mio avviso, che danno un magistrale tocco e inducono a riflettere sulla precarietà della nostra esistenza, sul tempo che spesso perdiamo inutilmente, vivendo di fretta e in superficie, tanto da perdere di vista quanto la natura ci offre, scordando che anche le piccole cose sono importanti, spesso più delle grandi. E arriva il tempo di tirare le somme, rendendoci conto che abbiamo talvolta perso di vista quel che conta davvero.
Non per nulla le due sillogi hanno ottenuto il prestigioso premio LEANDRO POLVERINI entrambe al primo posto per la Poesia Onirica a Melodie Ballerine e  per la Poesia Crepuscolare a Frammenti d’Emozioni. 
Emozioni che ho ricevuto a mia volta. Grazie Carla!
Danila Oppio

Carla Maffini è nata a Cortemaggiore (PC).
Laureata in pedagogia con 110/110, ha insegnato materie letterarie e ha esercitato come Preside e Dirigente Scolastico dal 1986 al 2012, anno in cui è andata in pensione. Ha organizzato e coordinato incontri e presentazioni di libri di scrittori famosi come Massimo Fini, Carlo Ripa di Meana, Paolo Crepet, Alfio Caruso, Roberto Pettinaroli. Ha scritto diverse prefazioni di libri e attualmente coordina eventi culturali. Scrive poesie per hobby e nel 2012 ha pubblicato il libro Frammenti d'emozioni che ha ottenuto i seguenti riconoscimenti:
1) Diploma con medaglia aurea al Concorso Internazionale "Emozioni poetiche 2013".
2) Due poesie della silloge sono state inserite nell'Agenda dei Poeti 2013-2014.
3) Attestato e medaglia argentea al Concorso "Tra Secchia e Panaro".
4) 1° Posto nella sezione poesia crepuscolare del Premio Nazionale 2013 per la Poesia Edita Leandro Polverini.
La poesia "La voce della nonna", inserita nella raccolta è risultata finalista al Premio Internazionale Emozioni Poetiche 2014.

giovedì, ottobre 22

lunedì, ottobre 19

ADDIO DELLA VOCE BIANCA di COUCOU SÉLAVY

Ritratto di Gaspare 
Pacchierotti

ADDIO DELLA VOCE BIANCA

Trapassato di idiozia e di nostalgia
Fuori dal coro canto, ma sono ancora in sagrestia.
Mi defilo e mi decentro, gli altarini
Passo
Il presbiterio e i confessionali affollati
Passo 
Le nicchie abitate, gli incerati martiri
Passo
Il fonte battesimale? Al pianto mio non basta
Gli scrigni dei sapienti? Sono così colmi da riversarmi
Non qui, non qui sta il mio passaggio.
Ecco che mi incastro in una canna d’organo
E i miei lamenti vi solleticano
Del resto a un’imprecisata levitazione 
Non s’addiceva quel rosone
Quanto alle scale
Chissà che quest’astrazione spirituale
Non intenda destinarle alla testa
Non qui, non qui sta il mio passaggio.
E io che ho barattato il gelo coi falò
Perché un brivido parea da laggiù
L’inferno dell’alto!
Querulo e suonato come stelo 
Fuori dal mondo canto, ma sono ancora in cielo.
Una musica d’astri assorda adesso
Le troppe voci stratificate in me: aria,
Animo, e non ho mai tenuto a mente un corpo
Pari alle ossa della vita mia:
Che fuori dal coro canti o taccia, io sono ancora in sagrestia.
Cercatemi i resti, scavate sotto le chiese che edificaste!
Nonostante i secoli dei secoli
Ancora la stessa manìa:
Una cripta è così vicina alla sagrestia.

Coucou Sèlavy

Antologia UOMO LIBERO AMERAI SEMPRE IL MARE - poesia PAROLE INASCOLTATE di DANILA OPPIO





Ho partecipato alla sezione B -  sulla Libertà -  con questa mia poesia.

PAROLE INASCOLTATE

Le parole rotolano giù 
dalla sponda del letto 
e dal tavolo dove siedo.
Si spargono sul pavimento 
come polvere, inascoltate.

Parole che bruciano, 
le loro frasi strappate
da chi cerca d’impedire
il personale dissenso.

C’impongono mascherate
che non imbavagliano
urla di bocche spalancate
contro l’ingiusta legge
dal puzzo menzognero.

A questo sporco gioco
non ci sto, neanche un poco.
Pensate di toglierci la libertà
ma che ve state a ‘nventà?

Danila Oppio



domenica, ottobre 18

Conta dei giochi, filastrocche e scioglilingua proposte da Danila

 La filastrocca Apelle col pollo di Angela Fabbri, mi ha provocato un rigurgito d'infanzia così ho frugato nella mia memoria quel che sapevo da bambina: conta dei giochi e altre filastrocche e scioglilingua.

Ve le ripropongo poiché penso che qualcuna la conosciate anche voi.


La conta:

Sotto il ponte di Baracca
c’è Pierin che fa la cacca.
La fa dura, dura, dura,
il dottore la misura.
La misura trentatrè
uno, due, tre.

Ambarabà Ciccì Coccò
tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore.
Il dottore si ammalò
Ambarabà Ciccì Coccò

Auliulè
che t’amusè
che t’approfitta
lusinghè
tuli lem blem blem
tuli lem blem blem.

Sotto la cappa del camino
c'era un vecchio contadino
che suonava la chitarra
uno due tre sbarra.

Uccellin che vien dal mare 
quante penne puoi portare 
puoi portarne ventitrè 
uno due tre.

Cavallino arrò, arrò,
prendi la biada che ti do,
prendi i ferri che ti metto
per andare a San Francesco.
A San Francesco c'è una via
che ti porta a casa mia.
a casa mia c'è un altare
con tre monache a pregare
una dell'altre è più belletta
è Santa Barbara benedetta.

Sotto il ponte ci sono tre bombe
passa il lupo e non le rompe
passa il re e ne rompe tre
passa la regina e ne rompe una dozzina
passa il reggimento e ne rompe cinquecento

Encio bilencio
le scarpe di cencio
le calze di lana
vattene fuori
la mamma ti chiama

Rinoceronte che passa sul ponte
che sta sull'attenti,
che fa i complimenti,
che dice buongiorno
girandosi attorno.
Gira e rigira, la testa mi gira,
non ne posso più
e puff cade giù:
a star fuori sei proprio tu!

Sotto la pergola nasce l'uva,
prima acerba, poi matura.
Zeffirin, zeffirà,
a chi tocca toccherà.
Toccherà al figlio del re,
il figlio del re va al mulino
col cane vicino.
Il cane bau-bau,
la gatta miao-miao,
il pulcino pio-pio:
ti saluto caro mio.

Cade la stella in mezzo al mare
mamma mia mi sento male
mi sento male in agonia
prendo la barca e fuggo via
fuggo via di là dal mare
dove sono i marinai
che lavoran tutto il dì
a bi ci di!

Sei per otto quarantotto
vai in cucina fai il risotto
fallo come lo vuoi tu
un due tre
stai fuori tu

Un due tre
La pepina la fa'l café
la fa'l café co la cioccolata
la Pepina l'è mezza matta!

Pin pin
cavallin
sott ai gamb del taulin
pan poss
pan secc
indovina chi l'è quest!

Coccodè
la mamma non c'è
è andata in cucina
a fare il caffè
tutto per me
niente per te
uno due e tre

An ghin gò
tre galline e tre cappò
dove andavano non so
forse andavano al mercato
a comprare il pan pepato
forse andavano nell'orto
a beccare un porro storto
forse andavano in città
a studiar che cento bugie
non fan mai una verità

Farfallina bella bianca
vola, vola mai si stanca,
vola, vola sempre in su,
farfallina non c’è più
e resti fuori sempre tu.

Din don campanon
Le campane di san Simon
Che suonavan tanto forte
Da buttare giù le porte,
E buttavan giù il porton
Bim bum bom!

FILASTROCCHE

Capra capretta,
che bruchi tra l’erbetta,
vuoi una manciatina
di sale da cucina?
Il sale é salato,
il bimbo é nel prato,
la mamma é alla fonte,
il sole é sul monte,
sul monte é l’erbetta,
capra capretta!

– Manina bella
fatta pennella
dove sei stata?
– Dalla nonnina.
– Cosa ti ha dato?
– Pane e latte.
– gate gate gate!
 (il solletico in Veneto si chiama così)

C’era una volta una donnina
piccina piccina picciò;
aveva una gallina
piccina piccina picciò;
gli fece un ovino
piccino piccino picciò;
lo mise a cuocere in un tegamino
piccino piccino picciò;
venne il moscone e glielo mangiò.
Allora la donnina
piccina piccina picciò;
prese la gallina
piccina piccina picciò;
e andò a casa del sor Podestà.
Che avete quella donnina?
Sor Podestà dia la ragione a chi l’ha!
Avevo una gallina
piccina piccina picciò;
mi fece un ovino
piccino piccino picciò;
lo misi a cuocere in un tegamino
piccino piccino picciò;
venne il moscone e me lo mangiò.

Lunedì andò da Martedì
per vedere se Mercoledì
avesse saputo da Giovedì
se fosse vero che Venerdì
avesse detto a Sabato
che Domenica era festa.

Su questa bella piazza
passò una lepre pazza;
il pollice la vide,
l’indice la prese,
il medio l’ammazzò,
l’anulare la cucinò.
E al mignolino,
andato per vino
non gliene lasciarono
neppure un pezzettino!
 

La donnina che semina il grano
volta la carta e si vede il villano.
Il villano che zappa la terra
volta la carta e si vede la guerra.
La guerra con tanti soldati
volta la carta e si vede i malati.
I malati con tanto dolore
volta la carta e si vede il dottore.
Il dottore che fa la ricetta
volta la carta e si vede Concetta.
La Concetta che fa i brigidini
volta la carta e ci sono i bambini.
I bambini che van per i campi
volta la carta e si vedono i lampi.
I lampi che fanno spavento
volta la carta e si vede il convento.
Il convento coi frati in preghiera
volta la carta e si vede la fiera.
La fiera con burle e con lazzi,
volta la carta e si vedono i pazzi.
I pazzi che cantano a letto
volta la carta e si vede lo spettro.
Uno spettro che appare e va via
volta la carta e si vede Lucia.
Lucia che fa un vestitino
volta la carta e si vede Arlecchino.
Arlecchino che fa gli sgambetti
volta la carta e ci sono i galletti.
I galletti che cantano forte
volta la carta e si vede la Morte.
La Morte che falcia la gente
volta la carta e non si vede più niente.

 
Zuca pelada an fà i turtei
I ghen dan minga ai sò fradei
I so fradei fan la fridada
i ghen dan minga a zuca pelada

Sciolglilingua

In un pozzo poco cupo si specchiò una volta un lupo, che nel poco cupo pozzo andò a battere di cozzo con un cupo tonfo fioco da smaltire a poco a poco e credette di azzannare un feroce suo compare, ma rimase brutto e cupo il feroce sciocco lupo.
  • A che serve una serva che non serve? Manda la serva che non serve da chi si servirà di una serva che non serve e serviti di una serva che serve.
  •  A quest’ora il questore in questura non c’è!
  • Trentatré trentini entrarono in Trento, tutti e trentatré t  trotterellando.
  • Tre tigri contro tre tigri, fanno sei tigri.
  • Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.
  • Sereno è seren sarà; se non sarà seren si rasserenerà.
  • Sopra quattro rossi sassi quattro grossi gatti rossi.
  • Caro conte chi ti canta tanto canta che t’incanta.
  • Una rana nera e rara sulla rena errò una sera.
  • Ti ci stizzisci? E stizziscitici pure!
  • Stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti.
  • Nove navi nuove navigavano.
  • Dietro il palazzo c’è un povero cane pazzo, date un pezzo di pane al povero pazzo cane.
  • Sul tagliere gli agli taglia, non tagliare la tovaglia. La tovaglia non è aglio se la tagli fai uno sbaglio.
  • Se l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l’Arcivescovo di Costantinopoli?
  • Sa chi sa se sa chi sa, che se sa non sa se sa, sol chi sa che nulla sa, ne sa più di chi ne sa.
  • Dietro a quel palazzo c’è un povero cane pazzo. Date un pezzo di pane a quel povero pazzo cane.
  • Chi seme di senapa secca semina sempre seme di senapa secca raccoglie.
  • Andavo a Lione cogliendo cotone, tornavo correndo cotone cogliendo.
  • Nel pozzo di San Patrizio c’è una pazza che lava una pezza. Arriva un pazzo, con un pezzo di pizza e chiede alla pazza se ne vuole un pezzo. La pazza rifiuta. Allora il pazzo prende la pazza, la pezza e la pizza e li butta nel pozzo di San Patrizio, protettore dei pazzi.
  • Una rara rana nera sulla rena errò una sera, una rara rana bianca sulla rena errò un po’ stanca.
  • Una puzzola puzzona spazza un pezzo di pazza pezza che puzza in un pozzo che spazzola una pozza spazzata.
  • Ho in tasca l’esca ed esco per la pesca, ma il pesce non s’adesca, c’è l’acqua troppo fresca.
  • A che serve che la serva si conservi la conserva se la serva quando serve non si serve di conserva?
  • Il salume salame è un salato salume che nuoce al salame cui piace.
  • Tremotino ha perso il proprio giubbottino. Traballando, lo riporta un contadino che vuol dargli un contentino.
  • Tremotino nel suo trogolo tramuta paglia in oro.
  • Il lupo vede un pupo e in un baleno si fa cupo.
  • Dalla doccia una chiocciola sgocciola come una gocciola. zuppa e una zappa rovesciano la zuppa su di una zecca.
  • Sua figlia è una foglia, ma chi se la piglia!
  • Mirto e Miriana son gemelli che mangian mirtilli.
  • L’aglio con l’olio li voglio, li voglio!
  • Tu cogli germogli tra gli scogli? Non credo, m’imbrogli.
  • Un fagiano fa il baggiano col tacchino birichino che si atteggia a piccioncino.
  • Lascia la lumaca Luca.
  • Lascia l’ascia e la liscia.
  • Ti mostro un mostro col rostro d’inchiostro.