(Dipinto ad olio di Bruno Oscar Munari)
Qui, qui disadornavano le deflorazioni del risorgere ogni giorno risorgere
La stanza degli strazi, accorta li accoglieva
La stanza degli strazi, accorta li accoglieva
Guardate! Riluce in sogno degli stessi suoni soavi
Per cuori così giovani e nuovi
Da stendersi sino a un voluttuoso silenzio lambire
E trascinandosi procedevano
Lo sguardo fisso avanti a sé
Come gli astri marini soli
Di questa putrefazione, come, dimmi come nascosero l’odore?
Con ardore, rispose la fredda pietra, con ardore
Eppure oltre l’orizzonte verrà tradito o ignorato
Questo nulla, miracolo non mai ammaestrato
Fra le lacrime e il deserto c’è un ago senza cruna:
È una chiave che non apre l’una
E le mille e ancora mille porte
Per le tutte le vite che sognammo di sognare, già morte
Lo sguardo fisso avanti a sé
Come gli astri marini soli
Di questa putrefazione, come, dimmi come nascosero l’odore?
Con ardore, rispose la fredda pietra, con ardore
Eppure oltre l’orizzonte verrà tradito o ignorato
Questo nulla, miracolo non mai ammaestrato
Fra le lacrime e il deserto c’è un ago senza cruna:
È una chiave che non apre l’una
E le mille e ancora mille porte
Per le tutte le vite che sognammo di sognare, già morte
Intanto la stanza degli strazi, accorta, ci
accoglieva
Guardate, guardate! Riluce in sogno degli stessi suoni soavi
Per cuori così giovani e nuovi
Da stendersi sino a un voluttuoso silenzio lambire
Ah, Il rumoroso tergiversare di chi non sa finire…
Coucou Sèlavy!
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