Nato nel Febbraio 1940, Josè Van Roy Dalì, figlio del celebre artista catalano Salvador Dalì, ci ha gentilmente concesso un’intervista aprendoci il suo personalissimo mondo, fatto di tanto amore, quello per la moglie Barbara, al suo fianco da 39 anni, quello per i celebri genitori Gala e Salvador Dalì e in ultimo, ma non per importanza quello per i suoi adorati animaletti.
Con diversi libri all’attivo tra cui “L’altro Dalì” (autobiografia) “Il figlio del venditore di sogni” e “Dedicato a te” (raccolta di poesie), Josè Van Roy Dalì è anch’egli uno stimato artista, impossibile da inquadrare in un’intervista convenzionale: con lui non servono domande, ci si perde nel suo fiume di parole rimanendo incantati come in un bellissimo sogno.
Per rompere il ghiaccio gli abbiamo chiesto di parlarci un po’ della sua vita:
-“Sono un comune essere umano”- dice- “che ha avuto la fortuna di conoscere la donna della propria vita e di fare ciò che ha voluto a prescindere dalla fama del proprio (adorato) padre.”
“Forse al contrario di come pensano in molti”-sottolinea-“io non vivo, ne ho vissuto all’ombra dei miei genitori, bensì vivo alla loro luce, vivo della loro luce riflessa e cerco di fare ciò che posso per restarne all’altezza. Mi sento appagato da mia moglie e dalla mia vita ed ho chiuso il cancello al mondo, vivo nel mio piccolo angolo di paradiso, tagliando fuori un mondo corrotto che non mi piace e che non comprendo.”
“Ho avuto un padre speciale sotto ogni punto di vista “–ribadisce- “che ha dato il piacere e la possibilità di vivere a molte persone, specialmente ad alcuni collaboratori che però non hanno tardato a tacciarlo di fascismo quando il generale Francisco Franco lo difese dall’accusa di essere un artista banale mossa contro due dei suoi dipinti più apprezzati ovvero il Cristo di San Giovanni della Croce e la Cesta del Pane.”
Persi in queste parole allora gli abbiamo chiesto cosa ci fosse dell’estro del padre in lui come persona e come artista:
-“Non mi ritengo un artista (sorride), i grandi artisti sono Michelangelo, Leonardo, Picasso, Dalì…io non ho ne grandi capacità, ne voglia, piuttosto penso di avere ricevuto da mio padre, come da mia madre, un’educazione seria e il senso del rispetto di tutte le forme di vita; un mio piccolo merito” –scherza-” è qualche sprazzo di intelligenza e il fatto che quando dipingo lo faccio per scommettere… scommesse perse in partenza, anche se forse qualche volta potrebbe andar bene (ride). Inoltre il tempo mi ha aiutato ad acquisire il giusto punto di vista e il rispetto per il prossimo anche se non mi piace incensare il pubblico.”
Almeno una volta l’anno in qualche museo famoso del mondo si inaugura una mostra dedicata a Dalì che puntualmente riceve migliaia di visite e consensi.
Abbiamo chiesto a Josè Dalì:
Secondo lei perché Dalì riscuote ancora tutto questo successo creando tanto clamore a distanza di ormai più di vent’anni dalla morte?
-“E’ stato un mago del cervello” –risponde inorgoglito- “una persona bellissima che sapeva cosa voleva il pubblico e glielo forniva. Sosteneva di giocare sul fatto di essere un genio senza sapere di esserlo veramente e conosceva le strade da percorrere per attirare l’attenzione, non credo però” –sottolinea un po’ intristito- “che si sia goduto la sua vita e la sua meravigliosa casa, nella quale, tra un viaggio e un altro aveva poco tempo per risiedere.”
“Mio padre era avanti anni luce rispetto ai suoi contemporanei, ma mi diverto sempre più a scoprire che già quando era ancora in vita era più avanti dei miei di contemporanei.”
Cosa pensa di chi oggi “segue” suo padre in giro per il mondo andando a tutte le mostre o che addirittura si fa tatuare il viso o parti dei quadri di Salvador Dalì?
“Sono contento! Meglio tardi che mai! Mio padre aveva i mezzi mentali e una bravura infinita “–sostiene- “e i suoi contemporanei non lo hanno capito, o forse non volevano capirlo. Lui era un artista genuino che creava cose fantastiche e come diceva egli stesso: la più grande opera che ho creato è la mia vita”.
Sparkling Magazine
Josè nella sua casa e con la moglie Barbara
Josè è soprattutto pittore....
ma anche scrittore e poeta...
un artista davvero poliedrico!
FORSE PERCHE' E' ANCORA VALIDO
IL DETTO: "TALE PADRE, TALE FIGLIO?"
Ed infatti, di chi è mai figlio José, se non del celeberrimo artista spagnolo
SALVADOR DALI'?
Buon sangue non mente!
Qui sotto, due opere di Salvador Dalì
Cristo di San Giovanni della Croce |
Cesta del pane
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