L’amica Angela Fabbri ha scritto di Salpa,un
abitatore dei mari e del quale ho pubblicato in precedenza su questo blog. Ma Salpa è anche un personaggio del romanzo Sheyra, scritto dalla Fabbri. http://versiinvolo.blogspot.it/search?q=salpa
Vorrei, più prosaicamente, trattare di Talpa, che vive sottoterra.
Sono tornata al mio paese d’origine, e nella casa dei
miei genitori. Seppur disabitata da esseri umani, era colma di vita. Le
rondini, come ogni anno, hanno nidificato sotto il tetto, ed era tutto un
garrire da mane a sera. Un giorno, come per incanto, vedo il prato antistante
l’ingresso di casa, ricoperto da montagnole di terra soffice, simili a piccoli
vulcani. Mamma si è subito lamentata: “Accidenti, le talpe!”.
Le rispondo che l’orto non c’è più e che quindi
possono vivere indisturbate, poiché non distruggeranno nessun raccolto. Una
mattina, seduta al tavolo posto in giardino, vedo la terra smossa di nuovo,
accanto a me. Guardo e, a distanza di mezzo minuto, leggere e silenziose
“badilate” scavate nel sottosuolo, aumentano il volume del piccolo vulcano.
Resto incantata ad osservare la precisione con cui lavora il piccolo minatore,
durato fino allo sbucare del sole dietro i monti, che ha posto termine alla
fatica della piccola talpa. A quel punto i mucchietti ben allineati avevano
raggiunto il numero di sei.
Le talpe sono cieche ed il sole arreca loro danno.
Poiché vivono in lunghe gallerie scavate sotto terra, svolgono la loro attività
nelle primissime ora del mattino.
Ma non solo rondini e talpe, avevano occupato la
casa! Quando aprii la porta d'ingresso, al mio arrivo, mi accorsi di un nido di vespe
ben costruito proprio sopra lo stipite. Tutto l’amore che provo per le creature
non mi ha impedito di eliminarle per timore che, disturbate dall’andirivieni
dei nipoti, finissero per pungerli, ben sapendo che il veleno che iniettano le
vespe è piuttosto doloroso. Un altro nido, scovato poco distante su di un
paletto della cancellata l’ho lasciato, poiché situato in luogo tranquillo.
Chi altro ha occupato abusivamente la casa? Un numero
incalcolabile di ragnatele, quasi piccoli lenzuoli stesi, pendevano da ogni
angolo, tanto da offrire l’impressione di trovarmi in un piccolo castello
affollato da fantasmi. Cari ragnetti, mi
è tanto spiaciuto per voi, ma ho dovuto distruggere le vostre elaborate
tessiture a colpi di scopa!
Dopo aver allontanato gli inquilini non paganti e
piuttosto noiosi, e permesso l’alloggio a quelli più discreti, ho potuto
nuovamente gustare il piacere di rivivere un’abitazione che, per ragioni
logistiche, è stata chiusa per quasi due anni.
Danila Oppio
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