Ripropongo il video trailer che Anna Montella ha realizzato per me, relativo al l Primo Premio ricevuto al concorso I migliori anni indetto dal Caffè Letterario La Luna e il Drago.
Una canzone per l'estate? Si tratta di una vecchia canzone che ha dato vita al mio breve racconto che riporto qui di seguito:
All’ombra dei
migliori anni
Quanta biancheria da stirare! Accendo
la radio perché mi faccia compagnia. Ne sgorga una ballata di De André ed è
subito flashback! Vedo Franco e Anna, seduti su di una panchina di Piazza
Mirabello. Suonano la chitarra e stanno eseguendo proprio questa canzone. La
voce del ragazzo è profonda e, in barba ai suoi soli diciassette anni – gli
stessi di Anna – ricorda quella di Fabrizio.
All’ombra
dell’ultimo sole
S’
era assopito un pescatore…
La memoria torna indietro come un
boomerang, di decine d’anni. Era il ’68, tempo di contestazioni giovanili, e
non solo. I miei amici suonavano bene, avevano una bella voce, un vero piacere
ascoltarli.
E
aveva un solco lungo il viso
Come
una specie di sorriso
Molti rimpiangono la gioventù passata,
come avessero perso qualcosa che non si può recuperare, con nostalgica
malinconia. Io no. Sono felice di avere gli anni che ho, e una vita vissuta
pienamente. A quell’età post-adolescenziale si hanno idee fumose, progetti a
volte assurdi e tanta, tanta paura del futuro.
Ci si chiede: come sarà? Sarò felice?
Si sbobinano film mentali a volte cupi, oppure surreali. Ipotizziamo la vita
che si dipanerà davanti a noi, simile a una strada che ci condurrà in nessun
posto o colma di sogni irrealizzabili.
Venne
alla spiaggia un assassino
Due
occhi grandi da bambino
Il futuro potrebbe anche rivelarsi un
assassino che uccide i nostri sogni giovanili. Quegli occhi grandi da bambino
si potrebbero spalancare su un orizzonte sereno, su panorami di straordinaria
bellezza…perché no?
Due
occhi enormi di paura
Erano
gli specchi di un’avventura
Giusto, la vita è un’avventura, dalla
nascita, ciascun giorno della nostra esistenza potrebbe essere vissuto
passivamente, oppure affrontato con grinta ed entusiasmo. Basta volerlo! Resta
comunque un’affascinante incognita.
E
chiese al vecchio dammi il pane
Ho
poco tempo e troppa fame
E
chiese al vecchio dammi il vino
Ho
sete e sono un assassino
Anche noi ci trasformiamo in assassini,
se sciupiamo il nostro tempo in gesti parole e pensieri che non hanno un fine
utile né a noi, né agli altri. Non occorre uccidere qualcuno per macchiarsi di
gravi pecche, è sufficiente gettare alle ortiche i giorni. Giorni che rendiamo
vuoti, come una lattina di birra bevuta d’un fiato e lanciata tra i rifiuti. A
volte penso di aver buttato via troppo tempo, da giovane. E allora perché una
canzone non mi porta a ricordare, come i migliori anni, quelli della mia
giovinezza, ma mi fa riflettere sul presente? Perché si deve forzatamente
credere che gli anni migliori fossero quelli in cui avevamo pochi anni e poca
esperienza? De Andrè continua:
Gli
occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non
si guardò neppure intorno
Ma
versò il vino e spezzò il pane
Per
chi diceva ho sete e ho fame
E brava Anna! Ha scelto una canzone
che, pur in tempi di rivoluzione culturale, contiene un ottimo insegnamento.
Non fermiamoci in superficie, scaviamo ne profondo: qual è la primaria
necessità dell’uomo? Vivere!
E
fu il calore di un momento
Poi
via di nuovo verso il vento
Davanti
agli occhi ancora il sole
Dietro
alle spalle un pescatore
Ho vissuto, il pescatore rappresenta la
mia vita trascorsa, il sole deve ancora tramontare davanti ai miei occhi. Gli
anni migliori della mia vita sono questi che sto vivendo. Ma se lo avessi
dovuto dichiarare decine d’anni fa, avrei asserito lo stesso concetto. E’
l’attimo presente la parte migliore della nostra vita.
Dietro
alle spalle un pescatore
E
la memoria è già dolore
E’
già il rimpianto d’un aprile
Giocato
all’ombra di un cortile.*
E all’ombra dei ricordi, cavolini di
Bruxelles, sono riuscita a bruciacchiare la camicia che stavo stirando!
* O di
Piazza Mirabello a Milano. So che Anna vive a Roma, e ha raccolto consensi
nella sua vita artistica. Il suo cognome è Melato, come la sorella Mariangela, splendida
e indimenticata attrice, scomparsa l’11 gennaio dello scorso anno. Questo
racconto è a loro dedicato, con grande e immutato affetto.
Danila Oppio
Questo tuo racconto mi è piaciuto anche l'altra volta che l'ho letto sul tuo blog, ma forse quell'altra volta non ero in vena di commenti.
RispondiEliminaQuesto, tra i panni da stirare e i versi di De Andrè è davvero' un matrimonio riuscito.
Ti ho immaginata, ogni tanto col naso in sù, l'orecchio alla radio, la mente al vissuto,
poi col naso all'ingiù sull'odor di strinato.
Ciao, grazie di questo regalo.
Angela
p.s. Pignoletti consiglia di rivedere il finale della nota con *
Grazie a te, Angela, per il commento che per me è sempre un dono prezioso. E ringrazia da parte mia anche Pignoletti, per aver notato la svista che mi era sfuggita. Ho rimediato!
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