Quella formulata da Silvio Coccaro è una normale ipotesi di scuola. Nel modo come è strutturata si tratta di due soggetti, due località su cui decidere quale raggiungere a seconda del tempo e due termini di congiunzione o disgiunzione. Luca e Marco andranno al mare e/o in montagna. Penso che chiunque, senza volerne fare un’ipotesi di scuola, l’avrebbe raccontata così: Luca e Marco andranno al mare o in montagna. Proprio perché i due soggetti sono d’accordo di raggiungere una o l’altra delle due località; tanto che mettono il naso fuori dalla finestra e decidono: mare o montagna.
A mio avviso la frase è sbagliata per la inutilità delle due espressioni e/o, per l’assenza di un altro fattore che l’avrebbe fatta ritenere utile seppure non sicuramente errata.
Altri attentati.
Quella italiana è una lingua che si presta male ad essere perfetta.La base è composta dal soggetto, predicato e complemento, ma una frase si può costruire in più modi diversi. Soggetto, predicato e complemento sono in ordine, ma qual è l’obbligo che ci impone da quale io posso o devo cominciare, o con quale finire?
Chiusa la parentesi.
Non c’è dubbio che i neologismi sono un arricchimento per una lingua che non vuole invecchiare e la distinzione per una popolo che non brami di essere colonizzato.
Se una cosa va bene perché debbo dire "ok"? E se debbo fermare una persona per chiedere aiuto, invece di alt le debbo dire stop, per quale ragione? Se la traduzione e la costruzione di un nuovo vocabolo possono avere luogo, io direi che saggezza vuole che vengano inseriti tra i nostri vocaboli tradotti in modo che ne resti il significato semantico. Voglio pensare che anche se conoscessimo bene delle lingue straniere non maltratteremmo quella italiana.
Tommaso Mondelli
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