Una persona afferma che i geroglifici egizi non sono poi così difficili da decifrare. Beh, occorre avere un po' di confidenza con la lingua araba, per comprendere che un segno preciso non corrisponde ad una nostra lettera dell'alfabeto. Ci sono gli ideogrammi monoconsonantici e triconsonantici oltre ad altri segni di cui potremmo leggere più sotto. Il fonema, o traslitterazione, assomiglia moltissimo alle lettere alfabetiche della lingua araba.
e' bello poter conoscere i geroglifici, ma per esempio, il mio cognome, e quello della persona che ha paragonato i miei ragionamenti ai geroglifici (forse intendeva dire che erano contorti?. Mah, non approfondiamo!) presenta delle consonanti doppie. Ma nei geroglifici la doppia non esiste, così come nella lingua araba. in quest'ultima, il rafforzativo viene indicato con una shadda.
E' naturale chiedersi come si legga l'antica scrittura egizia e quale suono avesse.
Per esempio, la W del pulcino va letta "all'inglese" come una U.
La C di avambraccio è un suono a metà fra la H aspirata e la A.
La H di cortile va pronunciata aspirata.
La H di filo ritorto è una H faringale.
La H della cesta assomiglia al tedesco "ich".
La S di chiavistello è dolce come in "isotopo".
La S di stoffa è aspra come il "sole".
La S di lago si pronuncia come la Sc di "sci".
La Q di colle è una C dura, come in "carne".
La K di cesta è una C aspirata "alla toscana".
La T di pastoie si pronuncia con un suono a metà fra la T e la C.
La D di cobra sta fra la D e la G "gente".
Per esempio, la W del pulcino va letta "all'inglese" come una U.
La C di avambraccio è un suono a metà fra la H aspirata e la A.
La H di cortile va pronunciata aspirata.
La H di filo ritorto è una H faringale.
La H della cesta assomiglia al tedesco "ich".
La S di chiavistello è dolce come in "isotopo".
La S di stoffa è aspra come il "sole".
La S di lago si pronuncia come la Sc di "sci".
La Q di colle è una C dura, come in "carne".
La K di cesta è una C aspirata "alla toscana".
La T di pastoie si pronuncia con un suono a metà fra la T e la C.
La D di cobra sta fra la D e la G "gente".
Invece dei 26 caratteri usati da noi, quelli più impiegati dagli Egizi erano circa 800 e avevano significati diversi.
C'erano quelli monoconsonatici ( che indicano una sola consonante, come le nostre lettere alfabetiche), quelli bi e triconsonatici, altri che fornivano il il suoni di parole intere (fonogrammi) o indicavano idee (ideogrammi) e infine segni impiegati come determinativi (determinato la parola di cui si parla) e rafforzativi.
Osserviamo il nome della regina Nefertari i cui segni sono compresi dentro un "cartiglio", che circonda i nomi di re e regine.
Per capirlo dobbiamo osservare il senso in cui guardano quelli raffiguranti esseri viventi (anche animali)
L'avvoltoio della dea Mut guarda verso destra, perciò questa scritta va letta da destra a sinistra. L'avvoltoio (che si pronuncia "Mut" e ha vicino un simbolo a semisfera che normalmente si pronuncia "t" ma che qui è solo un rafforzativo) è messo in alto solo perché simbolo divino.
In realtà lo leggeremo in fondo alla frase.
II segno che somiglia ad uno strumento musicale (ma simboleggia la trachea) si pronuncia "nefer"
La semisfera (la "t") il simbolo della canna in fiore (che si pronuncia "a").
Viene quindi un gruppo formato dal simbolo di una bocca (si legge "r") e da due barre sottostanti che si leggono "y"
Sotto c'è un altro gruppo di segni formato da un rettangolo (che si legge "meri") sormontato da una lunga serpentina (che si pronuncia "en").
L'ultima "t" è la desinenza femminile e serve a far capire che stiamo parlando di una donna.
Il tutto si legge NEFER-T-A-R-Y MERI(T) EN MUT. Letteralmente "La Bellissima (Nefertari) amata (meri-t) da (en) Mut(dea, in questo caso,simbolizzata dall'avvoltoio).
GRAFEMI MONOCONSONANTICI CHE FORMANO L'ALFABETO
Si ritiene interessante inserire la lista dei grafemi monoconsonantici al fine di un rapido riconoscimento nelle frasi di esempio che si andranno a proporre usando gli stessi caratteri usati fino ad ora e che formano un vero e proprio alfabeto per cui gli antichi Egizi ebbero a disposizione uno strumento che avrebbe reso possibile una completa trasposizione fonetica, ma lo usarono per trascrivere i nomi dei sovrani, i nomi stranieri, accadici, indoeuropei e più tardi quelli greci e romani.
Alcune lettere hanno più o meno lo stesso suono, altre sono intercambiabili, altre nel corso delle epoche sono state oggetto di variazioni.
I BICONSONANTICI E I TRICONSONANTICI
Come accennato nella prima parte, già nella fase arcaica in aiuto ai grafemi dell'alfabeto che esprimono un suono vengono prodotti segni che rappresentano due suoni oppure tre ampliando il numero degli ideogrammi e utilizzando una forma di rebus visivo per ciò che si andava scrivendo. Dei biconsonantici o sillabici se ne contano all'incirca 80 e a loro volta vengono preceduti o seguiti o entrambe le cose da un segno alfabetico che ne indirizza la lettura ripetendo il suono della prima o della seconda o entrambe le lettere del biconsonantici.
Sembra una complicazione ma in realtà facilita la lettura.
Analogo sistema viene usato per i grafemi triconsonantici i quali riproducono tre suoni e sono più o meno 50 di cui i più comuni sono circa una decina e anch'essi sono aiutati nella lettura dai segni alfabetici.
I grafemi di ausilio di questi due gruppi non si leggono e per la loro funzione vengono chiamati “complementi fonetici”.
I DETERMINATIVI
Abbiamo già visto che gli Egizi nella loro scrittura dovettero usare un sistema in grado di chiarire ciò che si stava scrivendo quindi essendo i grafemi intercambiabili nel loro significato essi possono assumere valore di determinativo, cioè definire in modo certo per meglio chiarire e molte volte sono segnalati da un trattino verticale, se i trattini sono tre il determinativo ha valore al plurale. I determinativi sono in gran numero e per evitare lunghe liste dal difficile esercizio mnemonico saranno inseriti mano a mano.
Si hanno ora gli strumenti per riuscire a comporre alcuni vocaboli semplici con una serie di esempi in cui vengono usati i grafemi mono-consonantici, bi-consonantici e triconsonantici in compagnia dei loro complementi fonetici e con uno o più ideogrammi determinativi colorati in rosso, i quali fissano immediatamente il significato.
Il grafema quando ha funzione di determinativo non si legge pur avendo un valore fonetico.
r(e)npit = fiori, dove il vaso e i fiori sono determinativi, le aste danno il plurale
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h(e)ru = giorno, il sole indica un periodo temporale
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s(e)s= paletto, il ramo indica oggetto in legno
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a cura di Nebty
Queste sono solo alcune indicazioni per aiutare la decifrazione. Il mio cognome, per esempio è il seguente:
Danila Oppio
La lettera P non viene raddoppiata.
E con ciò, vi saluto!
La tabella dei simboli che rappresentano un solo suono potrebbe essere utile se non fosse incompleta, infatti ne mancano 4 (persi nel COPIA-INCOLLA?).
RispondiEliminaE sono:
la rappresentazione della 'Y'
una seconda rappresentazione della 'U'
una seconda rappresentazione della 'M'
una seconda rappresentazione della 'N'.
Con l'aggiunta di questi si passa da 24 a 28, che è il numero esatto.
Angela Fabbri
Continuando la lettura devo fare una precisazione, là dove l'autore dice
RispondiElimina<< NEFER-T-A-R-Y. Letteralmente "La Bellissima (Nefertari) >>.
Dato che 'NEFER'= BELLA. La traduzione eventualmente è " La bella TARY ".
Un po' come il nome del Faraone Tutankhamon, che si spezza in 'TUT-ANKH-AMON',
cioè TUT-vita di Amon. E il nome proprio del Faraone è TUT.
AF
Grazie per le precisazioni. La tabella l'ho presa in rete dal sito di Nebty, ed era così.
RispondiEliminaDanila
Di nulla. Talvolta, per sapere qualcosa sui nomi egizi, è sufficiente leggere un romanzo
RispondiEliminacome “SINHUE l’egiziano” il cui autore si era ben documentato. E poi ricordare, cosa che
accade a chi è appassionato di quei tempi antichi: così 36 anni fa ho scoperto che NEFER
vuol dire BELLA.
Perché uno dei personaggi era chiamato NEFER-NEFER-NEFER, che noi italiani di oggi
possiamo tradurre con TRE VOLTE BELLA.
AF
Anche la seconda tabella è incompleta. Adesso sono 26, ne mancano sempre 2:
RispondiEliminala seconda rappresentazione della 'U'
la seconda rappresentazione della 'N'.
Con pazienza prima o poi si troverà sul web chi li riporta (e quindi li conosce) tutti.
AF
Lo so, ho notato che questa tabella è ancora incompleta. Ma per quanto abbia cercato, non ho trovato. Comunque questo articolo è stato segnalato su L'Armonia delle Parole, di Renzo Montagnoli, che ringrazio sentitamente.
RispondiEliminaDanila
Adesso le tabelle abbondano. Fino a 30 elementi monosonici.
RispondiEliminaFinalmente compare la spirale (seconda rappresentazione della 'U') e la corona rossa sormontata da una spirale ( seconda rappresentazione della 'N').
Se avessi uno scanner, avrei volentieri passato i miei disegni a matita di questi 2 geroglifici.
Ma le tabelle contengono diversi simboli errati, come ad es. la ' \\ ' a indicare la 'I' o la spirale nel verso opposto.
O addirittura inesistenti, come la ' L ' associata al simbolo del Leone.
Leone non è monosonico, è = ' RU '.
E con questo concludo che v'è molta poca attenzione nel riportare alla luce un mondo antico e ancora vivo come i GEROGLIFICI.
AF
Ho notato che le tabelle non sono del tutto comparabili. In ogni caso abbiamo tentato di pubblicare qualcosa che possa essere utile, o quanto meno, interessare i lettori.
RispondiEliminaDanila
Interessare i lettori sicuramente. E, riguardo a me, grazie per avermi fatto fare un ripasso in
RispondiEliminadiretta (una specie di prova d’esame durante il corso di studio) dei simboli e del loro significato: mi è stato molto utile.
Anche perché il libro da cui per ora attingo ha dei simboli riprodotti molto in piccolo e a bianco
e nero, molto faticosi da ridisegnare.
Tuttavia, questo proliferare di tabelle, incomplete o con simboli errati, alla lunga ingenera confusione. Dunque ancora grazie, ma chiudo qui la loro consultazione e torno al mio testo.
AF