Continuamente, molte volte al giorno, sento dire
che i musulmani (anch’io sono musulmana) devono pubblicamente rinnegare il
gruppo Daesh (sedicente Stato Islamico o califfato) e dare prova di non aver
nulla a che vedere con il terrorismo.
È
una richiesta giusta e doverosa. Non c’è dubbio che chi possa eliminare
moralmente Daesh siano solo i musulmani. Essi debbono essere chiari, in modo
che quel gruppo mostruoso di potere non sia più fascinoso per i giovani. Chi
vuole delinquere lo faccia senza avere l’alibi e la presunta giustificazione di
una qualsiasi religione, ma solo quelle del denaro, della droga e del crimine.
I
leader musulmani nazionali e locali, che si sono dissociati, a partire dall’11
settembre 2001, dal terrorismo, devono continuare a “convertire”, nelle loro
moschee, chiunque possa mai avere un dubbio sulla questione, devono essere
genitori e maestri, giorno dopo giorno, della loro comunità.
Ancora,
si chiede ai musulmani che cosa farebbero se venissero a conoscenza che si sta preparando
un attentato.
In
Italia, per quel che mi risulta, ogni musulmano che frequenta la moschea è
controllato dall’intelligence: chi è, dove va, cosa fa. I musulmani lo sanno e
ne sono ragionevolmente contenti perché anche loro hanno paura: gli attentatori
non chiedono, prima di ammazzare, la religione di appartenenza ma colpiscono
nel mucchio. E i figli dei musulmani, con i tanti sacrifici dei genitori,
spesso semianalfabeti, vanno a studiare all’estero, fanno l’Erasmus…
Daesh
è come il nazismo: bisogna annientarlo. Non deve esistere un presunto punto di
riferimento che si proclama “stato” o califfato, bestemmiando tutte le regole,
persino di guerra, dell’Islam.
Infatti,
molti politici e strateghi dicono che bisogna andare e combattere –scarponi sul
terreno- i tagliagole, perché i bombardamenti non sono sufficienti (sono
persino finiti gli obiettivi da bombardare) e i curdi, che sul terreno ci sono
già, non possono farcela da soli.
A
parte il fatto che qualcuno –nostro alleato- bombarda i curdi che noi –in
qualità di nostri alleati- addestriamo e aiutiamo perché combattano Daesh, non
sarà facile vincere un gruppo tanto feroce in una zona tanto complessa, anche
se di proporzioni modeste. (Il territorio di Daesh è diviso in 33 «wilaya» —
province — dal Nord Africa all’Afghanistan: in alcune la presenza è reale, come
nel Sinai, in altre ha radici poco profonde. Secondo alcune fonti, nell’ultimo
anno, il gruppo avrebbe in realtà perso il 10 per cento dei suoi territori.)
Soprattutto,
non sarà facile vincere Daesh perché è enormemente ricco.
Io
mi chiederei prima di tutto: ma vogliamo davvero eliminarlo?
Certo,
la gente comune, musulmani e non, lo vuole. Ma i leader degli stati, i ricchi
banchieri, i fabbricanti di armi, quelli che contano veramente, lo vogliono?
Perché,
ancora oggi, c’è chi compra il suo petrolio facendogli guadagnare milioni di
dollari? Chi vende loro le armi o permette che gli arrivino? Chi fa affari con
loro? Chi compra le opere d’arte trafugate da siti patrimonio dell’umanità?
Se
quel gruppo di assassini si trovasse senza soldi e senza armi, si farebbe
presto a sconfiggerlo.
Credo,
dunque, che sia giusto pensare che, prima di mandare dei soldati a morire in
una guerra lunga e dolorosa contro uno stato che ha infinite risorse, bisogna
avere un’idea, un progetto condiviso. Se abbiamo sanzionato la Russia per la
questione ucraina dovremmo sanzionare gli stati –nostri alleati- che lucrano in
quelle zone (non saranno, per caso, anche i fabbricanti di armi italiani?).
Ma,
forse, non si può isolare Daesh perché faremmo tremare le nostre economie.
Allora,
mentre la gente continua a morire dappertutto, grazie all’avidità
dell’occidente (Medio Oriente, Africa, Asia, Europa), ci accontentiamo di
uscite estemporanee, di bombardamenti mirati (a cosa?).
E,
nel frattempo, continuiamo a insistere –la nostra coscienza, si sa, è a posto-
perché i musulmani si dissocino dall’Isis.
Renata Rusca Zargar
Ho chiesto all'autrice dell'articolo, il permesso di pubblicarlo anche su questo blog, in quanto mi pare giusto far conoscere il pensiero di un musulmano vero, perché non si debba confondere i fanatici Jiadhisti, quelli dell'Isis, con chi pratica la religione islamica.
Danila
Ho chiesto all'autrice dell'articolo, il permesso di pubblicarlo anche su questo blog, in quanto mi pare giusto far conoscere il pensiero di un musulmano vero, perché non si debba confondere i fanatici Jiadhisti, quelli dell'Isis, con chi pratica la religione islamica.
Danila
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