7
settembre 2015
di Raffaele Pisani
Sono nato in Italia e sono il padre
di Aylan, il piccolo profugo siriano scappato dal paese in guerra e restituito
morto dal mare che lambisce la spiaggia di Bodrun, paradiso turistico della
Turchia.
Sono nata in Inghilterra, e sono la madre di Aylan, il bambino con la maglietta
rossa trovato a faccia in giù da un poliziotto sulla sabbia di Bodrun. Sembrava
dormisse il mio bambino, ma il suo corpicino era immobile nel sonno della
morte.
Sono nato in America, e in Cina, e in India, e in Francia, Germania, Spagna,
Danimarca. Olanda e in tutte le altre nazioni della terra, e in tutte le altre
galassie dell’universo, e sono il nonno, la nonna, lo zio, la zia, il fratello,
la sorella, il compagno di scuola, il cugino e la cugina di Aylan, il bambino
siriano che le onde pietose e piangenti hanno adagiato sulla spiaggia di
Bodrun, ma nessuno di noi era lì a piangere l’innocenza del piccolo martire
crocifisso e calpestato dall’indifferenza e dagli egoismi dei
potenti. Sono nato in una nazione che tutti dicono sia civile. Ed ora vado
a poggiare il mio corpo sul comodo letto della mia comoda casa e porto con me
negli occhi, nel cuore e nella mente l’immagine del piccolo Aylan riportato dal
mare, con la faccia in giù sulla sabbia appena lambita dall’acqua.
Sembrava dormisse il bimbo siriano con la maglietta rossa e le braccia
abbandonate, quel bimbo che appartiene a tutti noi, a tutti noi che siamo
responsabili e colpevoli della sua morte; a tutti noi che dovremmo avere il
coraggio di vergognarci, a tutti noi che non siamo degni di guardarci negli
occhi e non siamo degni di guardare negli occhi i nostri bambini così
fortunati, ma spesso anche così soli per il nostro modo di essere genitori
distratti ed egocentrici.
Sembrava dormisse il piccolo Aylan quando il buon poliziotto lo ha alzato dalla
sabbia bagnata e lo ha stretto al suo petto di uomo pietoso, e gli ha donato
quell’ultima carezza necessaria per un “visto” che lo ha portato in un luogo
dove non esistono frontiere, né guerre, né ingiustizie!
Raffaele Pisani, napoletano a Catania
Da OGGI online
Ho scelto questa immagine, non quella del bimbo spiaggiato e ormai senza vita,che ha fatto il giro del web e di tanti mezzi di comunicazione. Ho scelto questo dipinto, perché voglio pensare che Aylan stia giocando, sereno e felice, in quel Paradiso cui ormai pochi credono. Non posso immaginarlo in altro posto o, peggio, morto per sempre. Aveva diritto ad una vita lunga e felice, e per cercarla, ha incontrato la morte. Ora sono certa che su quella spiaggia, o su un'altra spiaggia del mondo, lui stia costruendo castelli di sabbia, una casa dove vivere con la sua famiglia, in un Paese che non conosce violenza, guerra, sopraffazione. (ndr)
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