Così
nel pomeriggio di rumori solari
delle macchine in moto. E l’aria
azzurra con gorgheggi: la primavera
che odora. Il gioco
è leva al giogo scortica spalle.
Salto sulla campana
disegnata nel cortile col gesso bianco: uno
due tre quattro. Studiavo sempre
senza arrivare mai, l’estate
diventavo cigno in canto e incanto
libero. E ballavo
la morte per la vita e viceversa.
La poesia, per me, fu un masso
e una rosa, la prima del giardino.
Apro la finestra al respiro. Talora
invece
serro le parole nel forziere della mente, si srotolano
pezze di magnificenze
a colori, damaschi
e velluti intagliati dove l’innocenza
è un riflesso negli occhi.
Domenica Luise
(Elaborazione grafica su un quadro a olio (70 per 50) dell'autrice
Nessun commento:
Posta un commento