The Attack
L'Attacco': il film del regista libanese imperniato sull’attentato suicida
ottiene la premiere in Israele
Da The Washington Post
Vietato
dal Libano, ignorato dai paesi arabi e lodato dai critici americani il dramma
del kamikaze. Finalmente una premiere
medio orientale da tutto esaurito a Gerusalemme.
Molte
persone che hanno preso parte alla proiezione del recente Jerusalem Film Festival
nella Cineteca che si affaccia sulla città vecchia, avevano vissuto gli anni in
cui gli attentati suicidi palestinesi colpirono la società israeliana,
uccidendo centinaia di persone nei caffè affollati, autobus e mercati.
Gli
israeliani possono seguire i fatti, attraverso gli occhi di Amin Jafaari, un
chirurgo israeliano di origine palestinese, scioccato nello scoprire che la sua
bella moglie è un kamikaze, responsabile di un esplosione in un caffè Tel Aviv
che causa 17 vittime, tra cui 11 bambini.
In
un primo momento, Jafaari è incredulo e indignato. Alla fine si dirige
verso la città palestinese di Nablus, Cisgiordania, per indagare.
Lì,
egli scopre che la moglie è celebrata come un martire in manifesti e volantini,
inoltre estremisti ostili gli ordinano di lasciare la moschea. Anche i
suoi parenti sono orgogliosi di lei. Un giovane co-cospiratore cerca di
spiegare come l’aver causato vittime civili palestinesi in un attacco
dell'esercito israeliano potrebbe aver dato motivo a orchestrare un atto
così atroce.
Quando
le luci si accesero, Ali Suliman, l'attore israeliano palestinese nato a
Nazareth che ha impersonato Jafaari, sembrava sollevato.
"La
gente applaudì. “Penso sia piaciuto”, ha detto. "E’ la prima
volta che viene spiegato il conflitto a questo modo ed è uscita con un sacco di
punti interrogativi e punti esclamativi. "
Suliman
vorrebbe proiettare il film in Cisgiordania, dove lo staff ha attraversato
posti di blocco israeliani per girare in esterni a Nablus, una città che è
stata teatro di scontri tra l'esercito israeliano e combattenti palestinesi nel
2002.
"Sono
curioso di vedere come reagirà il pubblico in Palestina", ha detto.
Come
sarà accolto "The Attack" in Medio Oriente resta da
vedere. Nessuno degli oltre 20 membri della Lega Araba stanno mostrando il
film nel loro paese, tranne che in Israele.Alla premiere è stato chiesto al
pubblico di dimostrarsi rispettoso. Ma la discussione fu così cordiale che
un moderatore ha scherzato sul fatto che un passo verso la soluzione del
conflitto potrebbe essere quello di "fare un film con il nemico."
"Questa
è stata una produzione molto sensibile," Doueiri ha detto al pubblico
tramite Skype, da Parigi. "Vengo da Beirut. Il rapporto tra noi
libanesi e Israele, non è certo amichevole. Ma ero curioso di conoscere
l'altro punto di vista e l'aspetto emotivo. Il nostro background è
ostile: ho dovuto oltrepassarlo. Per realizzare il film, il regista trascorse
11 mesi a Tel Aviv per immergersi nel clima. Ho cercato di comprendere le
persone che sono state viste come nemici, altrettanto insicure quanto lo siamo
noi.
Vi è una triste realtà in Israele: questo è un aspetto, ho
visto però anche il suo lato eccezionale.
traduzione dall'inglese di Danila Oppio (un poco a spanne!)
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