a cura di Simona Lancioni

Non si può non rimanerne affascinati. La sua pittura è simbolica e realistica insieme, esprime il dolore di un corpo devastato (dalla malattia prima, da un incidente poi), ma anche la voglia di vivere di chi la vita la ama appassionatamente. Frida Kahlo (1907-1954) è stata una delle più grandi pittrici del ‘900.

La vita


 
Fotografia di Lucienne Bloch, Frida che fa l'occhiolino, New York, 1933
Fotografia di Lucienne Bloch, Frida che fa l'occhiolino, New York, 1933
Non si può comprendere l’opera di quest’artista senza conoscere la sua vita. Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón – questo il suo nome completo – diceva di essere nata nel 1910, mentre in realtà era nata a Coyoacán (Città del Messico) il 6 luglio 1907. Non voleva mentire sull’età. Piuttosto amava considerarsi una figlia della rivoluzione messicana che, appunto, iniziò nel 1910 e terminò nel 1917 con la promulgazione ufficiale di una nuova costituzione, e trovò in Pancho Villa ed Emiliano Zapata i suoi eroi popolari.
Era figlia di Carl Wilhelm (GuillermoKahlo, un tedesco luterano, introverso ed epilettico, emigrato in Messico all’età di diciannove anni, e della sua seconda moglie, Matilde Calderón y Gonzalez, una donna messicana (figlia di una donna spagnola e di un indio). Guillermo divenne un fotografo professionista ed influenzò profondamente la personalità artistica della figlia insegnandole a ritoccare col pennello le fotografie e a coltivare la tecnica dell’inquadratura fotografica. Una tecnica che Frida utilizzò per realizzare molti dei suoi dipinti.
Nel 1913, a sei anni, Frida si ammalò di poliomielite riportando danni irreversibili alla gamba destra. Nonostante lei stessa attribuisse a questo evento l’origine dei suoi mali, in realtà pare che sin dalla nascita fosse affetta da spina bifida. Una malattia che l’aveva portata a camminare tardi e le aveva arrestato lo sviluppo della gamba destra. Una scoliosi le procurava dolori continui e i rilevanti problemi circolatori la portarono prima all’amputazione delle dita dei piedi, e più tardi, nel 1953, a quella della gamba destra.
Il 17 settembre 1925 (a diciotto anni) Frida rimase vittima di uno spaventoso incidente nel quale restò gravemente ferita. Mentre viaggiava su un autobus di legno col suo primo fidanzato, Alejandro Gomez Arias, ci fu uno scontro con un tram. Riportò diverse fratture alla colonna vertebrale, al bacino e al piede destro. Un tubo di metallo le trapassò il ventre. Trascorse un lungo periodo in ospedale sospesa tra la vita e la morte. I postumi dell’incidente si fecero sentire per il resto della vita costringendola a numerosi interventi chirurgici. Durante il lungo periodo di riposo a letto a cui fu costretta iniziò a dipingere e divenne simpatizzante del Partito comunista messicano (al quale si iscrisse nel 1928).
Fototografia di Nickolas Muray, Frida Kahlo col marito Diego Rivera, San Francisco, 1940
Fototografia di Nickolas Muray, Frida Kahlo col marito Diego Rivera, San Francisco, 1940
Nel 1929 si sposò con Diego Rivera, uno dei grandi maestri del muralismo messicano. Lei aveva ventidue anni, lui quarantadue e il loro rapporto durò venticinque anni, fino alla morte di lei (con la pausa di un anno di divorzio tra il 1939 e il 1940). La loro storia d’amore fu molto tormentata e burrascosa a causa della continua infedeltà di lui (che riuscì a tradirla anche con Cristina, una delle sorelle di lei). Frida inizialmente subì, poi iniziò a tradirlo a propria volta sia con uomini, che con donne. Eppure, nonostante tutto, Diego Rivera rimase per Frida il grande amore della sua vita. Con lui condivise la passione per l’arte, l’orientamento politico e un affetto reciproco capace di persistere anche nei momenti più critici del loro rapporto. Scriverà nel suo diario: