Sono bellissimi,
Angie, questi disegni, sia come immagini, che nei colori. Certo io ero convinta che quei tre, che mi avevi
inviato ieri, fossero quadri che avevi in salotto, incorniciati, non che
facessero parte di una storia (immagino tipo fumetto, o favola illustrata).
Certo che non li pubblico e se vuoi, tolgo anche quelli che ho inserito nel
blog ieri, se hanno una sequenza logica. Che dici? Il resto l'hai visto su
Versi?
Ti abbraccio
Dani
No, Dani, guarderò tutto domani che devo solo
fare una lavatrice, andare a ritirare due miei originali in copisteria e occuparmi di me. Quei quadri non li ha
visti nessuno negli ultimi 40 anni. Erano in un grande cassetto della mia
libreria coloniale e sono stati esposti alla loro epoca. Tra ieri e oggi, anche
se non tutti, gli originali hanno avuto un sacco di visitatori, dalla ragazza
della copisteria, all'aiutante del fruttivendolo che ha più di settant'anni e
li ha molto apprezzati, a Jamila e infine a Sesìl. Era solo un piccolo
tesoro stivato e protetto.
Vanno dal giugno 1971 al giugno 1972. E' comunque
una sequenza incompleta. Ed è muta. Perché ogni immagine, creata accuratamente
ma con ancora la poca conoscenza delle chine colorate va apprezzata per quel
che è: una piccola affascinante sfida. Ero già una grande fotografa allora
e volevo superare lo scatto su ciò che c'è con lo scatto su ciò che si
immagina. Sequenza incompleta, come o già detto, e imperfetta perché il
mio occhio da allora ha colto migliaia di miliardi di altre immagini e scene e
saprebbe oggi fare meglio e di più, ma sono contraria a rivisitare sempre la
stessa storia. Facciamo come se l'Angela che ha dipinto quei quadri fosse morta
subito dopo. Perché in realtà così è: chi crea va avanti, la creazione è
dinamica per sua stessa natura.
A cavallo di
quell'anno, giugno 1971- giugno 1972, ho scritto "Avevo dimenticato"
(9 dicembre 1971). Ero in un grande periodo creativo? Sì, ma nessuno credeva in
me, anzi, cercavano di sotterrarmi con l'indifferenza
e io, allora,
non ho creduto abbastanza in me. Ho continuato a vivere, ma mi abbrutivo, ho
continuato a scrivere ma con disperazione, finché, dopo lunghi anni, sono
risorta come l'araba fenice. Perché si vede che le mie stesse
ceneri non volevano
saperne di spegnersi...
Ciao e buon domani.
Angie
Anni fa, quando ero ancora una sprovveduta ragazzina,
avevo letto un aforisma, di cui non ricordo l'autore, che citava: "Se vuoi
fare un regalo a tuo figlio, donagli l'entusiasmo". (Credo fosse di
Mark Twain)
Ecco, questa frase mi è rimasta impressa in tutti gli anni
successivi, e ritengo che sia un insegnamento profondo. Mai tarpare le ali al
prossimo, che sia figlio o no, poco importa. Se vedi che ci sono buone doti in
una persona, o comunque delle speciali capacità che andrebbero coltivate,
occorre spronare, valorizzare, dare fiducia e aiutarla a camminare lungo quel
percorso. Se poi i casi della vita, malgrado tutta la buona volontà, non
ottengono i risultati sperati, almeno si ha la tranquillità necessaria per affermare
che si è fatto il possibile affinché quel dato progetto si concretizzasse. E
non ci saranno rimorsi di coscienza, o rimpianti.
Poi è altrettanto vero che molti scienziati, artisti,
uomini di successo, sono stati stroncati dagli stessi insegnanti, e definiti
degli incapaci, dei falliti. Einstein ne è un luminoso esempio!
Io ricordo una mia insegnante di disegno: sosteneva che le
mie tavole non erano realizzate da me e per dimostrarlo, usava il pendolino
(strumento da rabdomante) che faceva roteare sul mio disegno, e poi diceva che
non era opera mia, perché lo affermava il pendolino stesso. Quella era pazza,
poiché arrivava sempre con un cappellino di velluto verde in testa, proclamando
che era meteoropatica, e che il colore verde allontanava il mal di testa. Però
quanto mi ha fatto soffrire, dandomi della bugiarda e quindi sempre voti
pessimi sui miei disegni, ben riusciti ma di cui non riconosceva la maternità.
Se c'era qualcosa che m’impegnava volentieri, era proprio il disegnare e
dipingere, quindi spesso prendiamo bastonate dalla vita, del tutto immeritate.
Ma c'è da dire altro, ovvero che dobbiamo aver fiducia nelle nostre capacità,
sfoderando una buona dose di autostima.
Quando si è giovani, per quanto agguerriti, una certa
insicurezza permane, e se un adulto non apprezza le nostre capacità, non le
supporta, anzi, le affonda, allora finiamo per soccombere, fidandoci del suo
giudizio.
E in famiglia, per buona pace, accantoniamo i nostri
sogni, riservandoli a quando avremo raggiunto una certa autonomia, ma intanto
si sono bruciati anni.
Per quel tuo progetto lasciato nel cassetto dei sogni,
direi che sarebbe ora di rispolverarlo, e portarlo a termine. Ne ha diritto il
progetto stesso, e va rispettato.
L'Angela che ha eseguito quel lavoro da ragazzina, è la
stessa di oggi, quindi ha un senso dare visibilità a quei tuoi lavori a china...e credo
sia un segnale ben chiaro, che tu abbia amici nati in China! (Poiché così
andrebbe scritto!).
Buon risveglio
Dani
Qui ci sono
tre cose cui rispondere.
Per prima,
quella tua insegnante di disegno probabilmente non era
meteoropatica, soffriva di meteorismo e, vergognandosene come una
ladra, si gratificava dicendo a te che avevi rubato i tuoi lavori.
Poi, i miei
ostentavano indifferenza perché avevano una paura fottuta di illudersi. Tant'è
vero che io seppi solo dopo la morte di mio padre, da suoi amici, che mi
ammirava e per lui ero un vero vulcano! E poi dopotutto fu lui che mi portò da
un editore di sua conoscenza per farmi avere dei consigli (nel 1984 si stava
convincendo...solo che io avevo già 32 anni e lavoravo da sette con onore e
denaro, cioè gli avevo già dimostrato quello che a lui premeva, a ragione, e
cioè che sapevo mantenermi).
Alla terza
osservazione non avevo pensato, grazie, a dir il vero sulle boccette c'era
proprio scritto 'inchiostro di China'.
Evidentemente
si stava avvicinando, se uno degli escamotage trovati nell'ultima parte di Sheyra
è proprio l'Oroscopo Cinese.
Angie
Bellissime
considerazioni, Angie, le aggiungerò al pezzo che ho già salvato.
A volte i genitori
agiscono come tuo padre: parlando dei figli con altri, esaltano le loro
capacità, ma ai figli non danno nessuna soddisfazione o perché, come dici tu,
non vogliono illudersi loro stessi, oppure non vogliono che a illudersi siano i
figli stessi, oppure che si adagino e non siano stimolati a far di meglio.
Grazie di quel che mi
hai detto!
Dani
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