PREFAZIONE di Danila Oppio
Il titolo la dice lunga e su questo particolare vorrei soffermarmi.
Il Cerchio Magico rappresenta l’esistenza umana che racchiude nel suo interno. Se prendiamo la sezione di un tronco d’albero, possiamo contare i suoi anni in base ai cerchi concentrici che si formano: più ve ne sono, e più ha vissuto. Esistono alcune specie d’insetti, come il punteruolo rosso o curculionide, o il cerambice, che insidiano le piante, penetrando nel loro interno, e le distruggono, abbreviando in tal modo la loro esistenza fino a farle morire. I corpi estranei che entrano più di frequente nel nostro organismo sono, strano a dirsi, determinati cibi che, col passare del tempo, minano la nostra salute.
All’autore manca poco al raggiungimento del secolo di vita, e desidera svelare ai lettori il suo segreto, per restare in buona salute a lungo, partendo dall’alimentazione.
Questo libro rappresenta anche il compendio della sua stessa esistenza, una sorta di promemoria e analisi tratta dai suoi molteplici libri autobiografici, citati nel testo.
Leggendo il contenuto de IL CERCHIO MAGICO, ho riflettuto sul vero senso della vita umana. Forse quello di allungarla soltanto? Visualizzando l’esistenza come un punto d’inizio (la nascita) e un punto d’arrivo (la morte) se uniamo quei due punti, formiamo un cerchio che può avere un diametro molto esteso o notevolmente ridotto: ciò dipende dagli anni vissuti. Quel che dona spessore non è l’area del cerchio, piuttosto quanto racchiude nel suo interno. Se la propria vita è spesa bene, se ha prodotto qualcosa di utile per l’umanità, poco importa quando il cerchio si chiude, quel che conta è ciò che ha prodotto. Tornando alla sezione di un tronco d’albero, se la osserviamo e riscontriamo che presenta del marciume, possiamo stabilire che quell’albero è servito a poco in vita, non avendo prodotto fogliame rigoglioso per offrire ombra, e forse neppure il suo legno abbattuto potrà accedere un buon fuoco, poiché brucia velocemente. Così la nostra esistenza, racchiusa in quell’immaginario cerchio, deve trasformarsi in qualcosa di ben definito. Mondelli ha fatto il possibile per riempire lo spazio interno del cerchio, nella maniera più saggia, e ha anche fortemente voluto che la circonferenza del suo cerchio si allungasse il più possibile, e lo vuole insegnare anche a noi. Non a caso ha titolato questo suo scritto IL CERCHIO MAGICO, poiché è da millenni che l’uomo esplora la magia della Vita.
Esiste, su tutto il Pianeta, un simbolo preistorico, che ricorre in culture diverse e lontane tra di loro. Un simbolo che nel suo aspetto base è rappresentato da un cerchio con un foro al centro, un disco forato, ma che si arricchisce, secondo varie culture etniche, di altri segni simbolici.
Questo simbolo grafico lo possiamo ritrovare sotto forma di graffito, tracciato su rocce di tutti i continenti, oppure rappresentato da pietre forate all'interno di templi megalitici, disegnato da pietre allineate sul terreno o sotto forma di scultura o di rappresentazione grafica, o ancora, sotto forma di antico gioiello e costituito da metallo o pietra dura. La sua presenza nella storia dell'uomo risale a tempi preistorici e compare in culture lontane tra di loro come quella dei nativi americani, quella dei popoli nordeuropei, o presso gli aborigeni australiani, in Cina o anche nei templi egizi, presso gli Aztechi, i Maya, gli Etruschi.
Ancora oggi, nelle culture dei Popoli di tutto il pianeta, dai Celti agli indiani d'America, questo simbolo è comune e legato a significati profondamente mistici.
Per i nativi americani, impropriamente denominati pellerossa, il Cerchio Sacro è un simbolo fondamentale della loro cultura, poiché rappresenta la manifestazione di Wakan-Tanka, il Grande Mistero, che per tutti i nativi d'America è la massima divinità, il principio creatore su cui si regge tutto l'universo conosciuto e sta a indicare, secondo la concezione filosofica degli indiani d'America, il grande abisso che circonda l'uomo, il Mistero da cui ogni cosa proviene e nel cui Segreto si può trovare il significato dell'esistenza.
Sono persuasa che l’autore di questo libro ha voluto significare il Cerchio Magico quale simbolo della sua esistenza, e che il suggerimento sia di imitarlo. La Vita è un dono che non va sprecato. Mondelli l’ha sempre saputo e ha cercato in tutti i modi di non lasciare che l’ozio prevalesse sull’azione.
Però non si può operare al meglio, se la salute tentenna, se ci si ammala, perciò l’autore insegna che una delle principali cause di malattia è la malnutrizione - che non vuol significare poco nutrimento - ma l’accostarsi al cibo senza sospettare che possa rivelarsi un veleno letale. Non spetta a me trattare di tale argomento, poiché troverete chiari concetti in questo testo e nei due libri che l’autore aveva scritto in precedenza, che sono “Un senso per la vita” e “A un passo dal traguardo”. Ve li consiglio caldamente.
Posso solo aggiungere che bisogna fidarsi di una persona saggia, che ha sperimentato personalmente quel che ora vuole condividere con tutti noi.
NOTA INTRODUTTIVA DELL’AUTORE
Quando ci si trova sul finire dei nostri giorni, la possibilità di spostarsi sull'altra sponda si tocca con mano. Anche i tempi radicati nella più giovane età erano a rischio, ma si aveva meno tempo per pensarci e le faccende cui si era legati apparivano più importanti e urgenti.
Il pensiero connesso alle ultime cose da voler fare e dover dire, impegna non poco.
A fine anni 1970 ero ancora con la famiglia ad Alpignano (TO) dove avevo appena lasciato il servizio per essere stato collocato in pensione. Mia moglie mi ricordava che avrei fatto bene a prenotare due loculi cimiteriali trentennali per noi. Io avevo sessant’anni e lei cinquantacinque. Lo scordavo sempre. Nel 1979 ci trasferimmo a Pinerolo, dove lavorava nostra figlia e avevano residenza due mie cognate con famiglia. Di loculi, a Pinerolo, non ne parlammo più.
Nel 2000 nacque in noi l'idea di essere cremati. Era necessario prenotarsi presso un forno crematorio, e versare una somma d’iscrizione intorno a 100.000 lire a persona. Me ne interessai e presi contatto con un’impresa di pompe funebri di Pinerolo. Presentammo entrambi domanda, versammo il denaro richiesto e trascorsero alcuni mesi senza alcuna notizia al riguardo. Sollecitai una risposta al riguardo presso l’impresa e mi fu assicurato che erano in arrivo i documenti e così fu, ma gravava su noi l'incubo che saremmo potuti morire prima di avere tra le mani l'esito della domanda. Dopo quasi un anno ricevemmo due riviste avvolte nella plastica, dove risultava che eravamo stati iscritti come soci al SOCRFEM, della Città di Torino.
Mia moglie è mancata a fine febbraio 2016.
Ho pensieri da voler trasmettere e scrivo un libro guardando al futuro altrui, per le ultime cose da dire e esperienze da suggerire. Gli ultimi tempi sono diversi da tutti i precedenti.
La storia del mio periodo letterario ebbe inizio nel 2011 e fino ad ora di miei libri ne sono stati pubblicati ventuno, di cui fanno parte tredici sillogi poetiche e otto testi in prosa, questi ultimi quasi tutti autobiografici, tesi a guardare al futuro e a raccontare il mio passato.
Se me lo consentite, vi spiego le ragioni che mi hanno irrimediabilmente trovato intrappolato per tutta la vita. La trappola scattò e si racchiude in due verbi: AMARE e FARE.
Del primo verbo ne ho parlato nel testo editato da L'Argo Libro di Agropoli titolato “La fidanzata di guerra” ambientato nel periodo che precedeva o parallelo alla II Guerra Mondiale, durante cui, per le prime volte, ho avuto l’opportunità di conoscere giovani donne. Però il mio primissimo interesse verso l’altra metà dell’universo accadde quando avevo circa sette o otto anni e me ne accorsi perché seguivo una bimba, senza che mi vedesse, percorrendo la strada da lei calpestata, da scuola a casa sua e ritorno, come un sognatore; non lo seppe mai e poi si fece suora: si trattava di una mia compagna di classe.
Ancora oggi, che viaggio nei cento anni, sento in me gli stessi quieti sentimenti.
Ho amato il lavoro onesto e disprezzato l'ozio, da me reputato la prima letale droga atta a uccidere l'uomo, che per me resta sempre in prima fila e mi provoca nausea.
Perché ho scritto ancora questo dopo i tanti altri?
Per combattere l'ozio, per abitudine, per dire le ultime cose, anche quelle che non si dicono mai. Se vuoi ascoltarmi, ti ringrazio.
Ho scritto che sono stato agricoltore e per chi non conosce cosa sia l’incombenza gravosa di questa categoria, deve sapere che questo tipo di lavoratore non sa mai quando ha iniziato a svolgere la sua opera, forse è possibile sostenere: fin da quando nacque. Il primo libro che racconta di me, non in ordine di uscita, è “Dagli Appennini alle Alpi”, che tratta della mia vita dall’infanzia fino a quando sono partito per il servizio militare. Segue quello che racchiude gli anni del periodo militare, la guerra e la prigionia, titolato “Settimane bianche e crociere a costo zero di un ragazzo partito soldato”.
Vissi quindi tre anni cruciali dal gennaio 1946, al maggio 1949. A parte i quindici mesi di servizio in Polizia, gli altri li trascorsi senza occupazione. Unico periodo condotto nell'ozio e fu per me un vero inferno. Il resto della mia vita di lavoro lo potrete leggere in “Lontani ricordi di un Segretario Comunale”. In “Una nuova stagione” racconto quando accadutomi dopo il pensionamento. Nel suo contenuto: le mie tre lauree, l’invito da parte di Fabrizio Frizzi alla trasmissione televisiva Piazza Grande, i miei viaggi all’estero e i libri che iniziai a scrivere, prima in rima e poi alternati tra prosa e poesia.
Ecco il fatto e il peccato. Dopo aver dato alle stampe un libro nel quale espressi quel che avevo da dire, resto disoccupato? Posso? No! Torno al computer con nuove idee e le scrivo, così per gioco, tanto – penso - poi resteranno lì inascoltate e con il PC finiranno in discarica. C’è stato però qualcuno che apprese della mia nuova attività letteraria e m’incoraggiò a pubblicare e…sapete come succede con le ciliegie? Ecco il motivo di tanti libri in così breve tempo. Vittorio Alfieri disse: “Volli, sempre volli, fortissimamente volli" o quanto meno, così ricordo l’aforisma, per essere passato alla storia in tale forma. Per amore di conoscenza, riporto quanto trovato sull’Enciclopedia Treccani:
Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli. – Celebre frase (per lo più citata nella forma da me usata), contenuta nella Lettera responsiva a Ranieri de’ Casalbigi, scritta da Siena il 6 settembre 1783; in essa il poeta esprime il fermo impegno che aveva assunto con sé stesso, dopo l’applaudita rappresentazione della sua prima tragedia, la Cleopatra, di compiere ogni sforzo per diventare autore tragico.
Non sono a lui pari, e vivessi altri cent’anni, ancora non lo raggiungerei, ma questo suo pensiero divenne mio, e lo ripeto a te che leggi. Pensaci! Testimone mi fu Fabrizio Frizzi il 4 aprile del 2004, in RAI a Piazza Grande: alla sua domanda - Ora cosa farà? Risposi - A Tommaso l’ho già detto: - non fermarti mai.
Non conosco il segreto per sciogliere questo nodo. Se, chi legge questo mio nuovo testo, vorrà cortesemente darmene indicazione, senza fretta, lo ringrazio sin da ora, sia per aver acquistato il libro che per avermi fornito la soluzione. Sono felice, se vi fa piacere sentirmelo dire, e vi assicuro che potrete esserlo anche voi.
Pinerolo 7 luglio 2018 Tommaso Mondelli
Tommaso mi chiese se, in fase di editing, potessi inserire una straordinaria poesia di Laura Vargiu. Come no?! gli risposi, Laura è una nostra carissima amica, una stimata scrittrice e poetessa e trovo giusto coinvolgerla in questo tuo ultimo romanzo.
Inoltre i suoi versi sono appropriati e in sintonia con il tuo pensiero. Cosa fatta, capo ha. Ed eccola qua: Sul finire, mi disse che aveva in serbo due poemetti da accodare al testo in prosa, così gli ho dedicato un mio aforisma, un gioco di parole.
PASSEGGIATA MATTUTINA
Lavoro a due mani tratto dalle parole scherzose di Tommaso, e messe insieme quasi per gioco da Danila, perché in questo suo dire risalta il pensiero, il modo di agire e di reagire di Mondelli.
Mi pare la perfetta conclusione del Cerchio Magico, dove esprime a chiare lettere il suo suggerimento: non arrendetevi mai, non oziate, ma agite e combattete la pigrizia, la qual cosa l’autore mette in pratica quotidianamente.
Vorrei evidenziare un verso estrapolato dallo scherzo poetico, che enuncia il sereno pensiero dell'autore, sul momento in cui avrebbe smesso di fare le sue quotidiane passeggiate. Un presagio che purtroppo si è avverato.
"ché potrebbe un giorno anche accadere, e quel tempo non è poi così lontano".
Sono quasi due mesi che Mondelli non è più qui con noi, ma so con assoluta certezza che tutto il suo scrivere sia stato per lui il giusto modo per vivere ancora a lungo, almeno fino a che i suoi libri saranno riposti negli scaffali delle nostre case, e l'affetto per lui nei nostri cuori. Leggendo i suoi libri, soprattutto quelli autobiografici, ci racconta non solo la sua vita, ma anche l'intera filosofia del suo pensiero.
I grandi artisti letterari, figurativi e architettonici hanno lasciato nella Storia dell'umanità opere che ancora possiamo ammirare e apprezzare. Per chi non crede nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte fisiologica, potrà capire quanto sia importante che il genio umano sopravviva nel tempo. Per chi crede che lo spirito abbia una seconda chance, saprà che Tommaso sarà felice se si conserva e si rilegge con amore la sua produzione letteraria. O tutto ciò che parla di lui. Anche in questo blog, se cercate nella home page, alla colonna destra della pagina, scendendo verso il basso col cursore, troverete questa etichetta: e se scendete scorrendo i vari titoli, troverete quest'altra: e come vedete, ci sono ben 214 articoli che trattano del suo lavoro letterario, con questo saranno 215 ma aumenteranno col tempo. Ho infatti finito di trattare dei suoi libri, ma c'è ancora altro da dire come per esempio i premi che ha ottenuto per le sue opere. Concludo questo post con il testo della poesia con cui ho esordito in quest'ultima parte dove c'è tutto lo spirito di grande simpatia del nostro indimenticato e indimenticabile Tommaso Mondelli.
e mi sono accorto, caso raro
della presenza d’una fitta
umida nebbia. Esco lo stesso,
pazienza! per un breve giro
e un caffè, il solo che prendo al bar
lungo il corso del giorno.
Ci vedremo al mio ritorno.
Solo che il mio deambulatore
non possiede gli antinebbia,
e il vigile potrebbe multarmi
con tono di gran accusatore.
Rischio, pensando speranzoso
che sia anche lui al riparo
dal clima poco incoraggiante.
Presto tornerò, sta tranquillo
Sto seriamente ripensando:
forse a casa mi trattengo
pur se mi pare occasione persa
il rinunciare, se penso a quando
non lo potrò più fare, ché potrebbe
un giorno anche accadere,
e quel tempo non è poi così lontano.
Ho cambiato idea, esco e ti saluto
con un lieve cenno della mano.
Tommy, sei sempre nei miei pensieri, e dedicare a te questo spazio, come se tu potessi leggerlo come hai sempre fatto, è avvertire ancora la tua vitale presenza.