Avevo partecipato a questo concorso, sono risultata finalista e mi era stato spedito un fax simile del diploma. Oggi è arrivato quello vero in pergamena, ma non ho potuto farne scansione, in quanto molto grande. Ho fotografato solo la parte dove appare il mio nome e quelli dei Presidenti di Giuria Hafez Haidar (candidato al Premio Nobel) e di Giuseppe Aletti, poeta ed editore. Mi è stato proposto un contratto di pubblicazione, ma considerato il particolare momento in cui sto vivendo, sono costretta a rinunciarvi.
Sono comunque contenta del risultato.
La poesia con cui ho partecipato al concorso è la seguente:
L’INCUBO D’UNA NOTTE
(donne che fuggono dalla guerra)
Passò lungo la strada che si snodava
Simile a sciarpa intrisa di sangue liquefatto
la giovane donna dal vestito scarlatto.
I piedi nudi calpestavano pietre
conformi all’umana raccolta
di catastrofi, imprevedibili e tetre.
Un puledro le trotterellava accanto,
come uscito dall’Apocalisse di Dürer.
Teneva il passo, stremato, al suo fianco.
Camminava nella notte, avviluppata
dalla stanchezza avvolta in sudario,
sconvolta, ferita, insanguinata.
Intravedevo del fango il fluire grottesco
nella luce violenta, bagliori di fuoco
fendevano il buio Caravaggesco.
D’improvviso s’aprì un giorno limpido
D’una chiarità tagliente, il vento le sferzò
il volto tumefatto, lo guardo liquido.
Sopra di lei, nell’angelico cielo trasparente,
vagavano, alla deriva, nuvole effimere,
e correva veloce, come Furia splendente.
Mi desto. La luce sporca del mattino
batte sul mio viso unto d’insonnia
Un pensiero cupo mi sfiora molesto.
La vita è un azzardo avvolto nel mistero.
Dovrei scrivere forse un trattato
sulla disperazione delle cose. Ma è vero?
Rappresenta il sogno uno degli enigmi
più irrisolti della umana abominazione,
capace di sopravvivere alla dannazione?
Danila Oppio
Danila, tu sogni cose tremende. Dovresti davvero fare quel che dici: << Dovrei scrivere forse un trattato sulla disperazione delle cose. >>
RispondiEliminaAngela
Ma no, la mia era solo un domanda retorica. Certo che ho fatto un excursus sulle tragedie che ancora e sempre sconvolgono il mondo, e non era ancora il tempo del maledetto virus. Mi riferivo alle guerre, ai femminicidi, alle violenze gratuite, agli incendi che hanno devastato le foreste amazzoniche e l'Australia, ai terremoti, alle alluvioni e che altro ancora? Quella donna vestita di rosso rappresenta l'immane sofferenza umana. Danila
RispondiEliminaUna domanda retorica? Senza il punto interrogativo? Sembrava una constatazione, quasi l'inizio di un assunto, di un compito da svolgere.
RispondiEliminaPeccato. << Dovrei scrivere forse un trattato sulla disperazione delle cose. >> rimane lettera morta.
Angela