Da parecchi giorni sto osservando un “insetto” che fa qualcosa di eccezionale. Non potendo uscire, mi siedo su una poltroncina posta nel balcone del mio studio, mi accendo una sigaretta o leggo qualche pagina di un libro, e intanto osservo la vita che mi gira intorno in questo piccolo spazio. Il balcone ha un parapetto in calcestruzzo armato, che presenta piccoli fori rotondi dei quali non conosco la ragione della loro esistenza. Da anni quei fori sono stati chiusi da un impasto beige-rosato e mi chiedevo chi fosse stato a prendere questa iniziativa, perché io non sono stata di certo.
Questa volta ho spiato e scoperto il colpevole!
L’ape muraria se ne serve per costruire il suo nido. Come? Ho seguito per giorni e giorni il lavoro di una di esse, incantata da tanta maestria. Volando in cerchio, entra nel buco, ci resta un poco e poi esce, per ritornare ancora tante volte. Così facendo, alla fine il buco appare chiuso dalla sostanza che lei produce con infinita pazienza. Per quale ragione fa questo? E chi è l’insetto?
La Megachile parietina, un imenottero apoideo appartenente alla famiglia Megachilidae, comunemente nota come ape muraiola.
Sono apoidei di medie dimensioni (lunghezza del corpo 14-18 mm) caratterizzati da un marcato dimorfismo sessuale: i maschi, leggermente più piccoli delle femmine, hanno una livrea di colore giallo-marrone e solo sulla parte posteriore del ventre hanno una densa peluria nera; le femmine sono invece uniformemente nere e posseggono una struttura di raccolta del polline formata da frange di peli , posta sotto l'addome (scopa addominale).
Sono api comunitarie, ovvero api che, se si presenta l'occasione, costruiscono i propri nidi l'uno accanto all'altro. I nidi sono fatti di celle, ogni cella è ottenuta impastando terra e sabbia cementate con la saliva, ricavandone piccole sfere in seguito modellate. Le celle sono cilindriche e verticali, aperte alla sommità. Esse sono riempite con miele e polline. All'interno di ogni celletta viene deposto un uovo, dopodiché la cella viene chiusa e l'adulto ne costruisce un'altra attaccata o poco distante. Entro giugno, le femmine sono morte dopo aver creato oltre una decina di celle a testa. La mia ha lavorato in solitaria, utilizzando tutti i buchi che ha trovato sulla superficie del parapetto, eventualmente ricoprendole di un ulteriore strato di "cemento" termoisolante. Ed è quanto ho potuto apprendere osservando quella che lavorava sul mio balcone. Durante l'estate, l'uovo schiude, la larva che ne emerge si nutre della scorta di cibo e va incontro a metamorfosi fino alla fase pupale, che tuttavia rimane in stasi attendendo la fine dell'estate, la stagione fredda e poi di nuovo l'arrivo della primavera, periodo in cui la pupa completa la propria maturazione ed emerge.
I maschi, poco più piccoli e dalla colorazione marroncina e nera, emergono alcuni giorni prima. Con l'emersione delle femmine, più grosse e completamente nere, avvengono gli accoppiamenti. I maschi quindi muoiono, mentre le femmine fecondate possono decidere se costruire le proprie celle a ridosso dei resti del nido precedente, oppure trovare un nuovo sito (una staccionata metallica, una pietra, un muro o qualsiasi supporto simile sufficientemente esposto al sole). Lo stesso nido può essere utilizzato per più generazioni.
Ed è quanto succede da anni sul mio terrazzino. Ma l’ho individuato solo seguendo con pazienza il lavoro dell’eccezionale muratore. Se non fossi stata costretta a casa dal Covid-19, sarei ancora con un punto di domanda nella testa: chi si pendeva la briga di chiudere i buchini?
PS: di questo insetto avevo già accennato in un posto del 27 aprile 2016 a questo link:
Danila Oppio
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