Questo libro è quello donato da Tommaso Mondelli a Roberto Vittorio Di Pietro, dal quale è nato il commento epistolare che ho pubblicato ieri e che continuo oggi.
Carissima,
spero di non aver generato equivoci con quella
mia 'riflessione ad alta voce", non certo una esternazione nel senso
meno umile della parola. E' umanamente stupendo avere a che fare con
vegliardi come Tommaso, rimasti freschi interiormente, carichi
di entusiasmo e di energia vitale da fare giustamente invidia soprattutto
"ai vecchi d'oggi: i giovincelli/canuti in cuore, immalizziti in
fretta" - come avevo amaramente definito gli adolescenti d'oggi in
quella mia poesia intitolata "La tragica vignetta", da lei
appena pubblicata sul blog. E, come insinua bene lei, giovincelli convinti
di non avere bisogno di nessuna "lezione di vita", da qualunque parte
essa provenga.
Persone come lui meritano sincera amicizia senza riserve,
in quanto, con il loro semplice modo di essere se stessi, sono capaci di
restituirne altrettanta. Al di là di tutto, quell'uomo per me resta di per
sé ammirevole poiché non ha esitato ad assecondare fino in fondo quei migliori istinti (voglia di
apprendere, perseveranza, ecc.) di cui madre natura lo ha dotato. Certo ha
avuto l'ulteriore fortuna di possedere una salute all'altezza delle sue
svariate aspirazioni: alla fin fine, ognuno deve saper fare i conti onestamente con le effettive facoltà -- sia
intellettuali, sia fisiche --di cui dispone. E dico "onestamente"
pensando proprio a quei "pensionati" sfaccendati ai quali lei
accenna, individui spesso non privi di buona salute, provvisti di
ottime energie da poter ancora impiegare proficuamente, eppure propensi ad
oziare svogliatamente nei bar o nelle bocciofile tutto il santo giorno.
Sorge, però, una domanda cruciale: "Forse che questi stessi
individui, ora pensionati, non erano in ogni caso sempre stati così fin dalla
loro giovinezza? Creature interiormente vuote, spiritualmente piatte, senza
ambizioni diverse dalla volontà di svolgere un lavoro
qualsiasi ritenendolo solamente "necessario per guadagnarsi
la pagnotta"? E allora, il terreno di base essendo questo, quale
'messaggio morale' ci si potrà mai augurare di trasmettere a beneficio di
persone psicologicamente incapaci di accoglierlo con un minimo di
coscienza? Per loro il significato di "riposo" da
conseguirsi dopo la pensione non è certo l'otium dei
Latini, è il bisogno di soddisfare (ah, finalmente!) una voglia
di abbrutimento fino a quel momento sempre repressa
per "dannata necessità"!
Non vado oltre. Ci tenevo soltanto a precisare
che, sollevando la questione dell'utilità del farsi 'scrittori
missionari' al giorno d'oggi, in realtà non facevo altro che porre a
me stesso una domanda che drammaticamente mi assilla in
veste di creativo: a che pro? ne vale ancora la pena? E la
risposta, cara Danila, forse me la fornisce proprio Mondelli: aldilà di ogni
eventuale proposito contrario, sarà sempre la propria natura intima ad
avere l'ultima parola.
Roberto
Per concludere, pubblico una foto scattata dal nipote di Tommaso Mondelli, Carmine, che trovo molto evocativa: si tratta di un altro libro dello scrittore e poeta, Settimane bianche e crociere a costo zero, (ricordi di guerra, dall'ironico titolo: le settimane bianche altro non sono che il periodo svolto durante il servizio militare, quale alpino, sui Monti della Luna, e le crociere a costo zero, i viaggi via nave che lo trasportarono, soldato e prigioniero in Africa, durante la Seconda Guerra Mondiale).
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