Avrei voluto scrivere qualcosa anch'io, su questo terribile evento. Ma sono bloccata. Non trovo le parole, il dolore mi ha ammutolita.
Ho però letto alcune poesie e brani in prosa, su FB, e anche altrove, che mi hanno toccato il cuore e vorrei condividere qui, poiché sono stati già resi pubblici nei profili degli autori. Anche Anna Montella è del mio stesso avviso.
E tutto tace
(la terra trema)
Urla e nomi da invocare,
Urla e nomi da invocare,
unghie forti per scavare
dentro la folle terra
che squarta e si ribella.
Pianti fra i ruderi e i detriti
negli occhi l’impotenza,
la polvere che avanza
sui vecchi e sui bambini.
La terra che si apre
La terra che si apre
l’inferno che si vede
l’istante che si allunga
e tutto si fa morte.
Le case senza tetti,
Le case senza tetti,
le chiese senza Croci
la Croce che tu invochi
per riveder la luce.
Quel buio sembra eterno
Quel buio sembra eterno
se manca la speranza
la voglia di lottare
tornare a costruire
in terre martoriate
in terre martoriate
sui corpi seppelliti
sui resti senza forma
sul giorno che rinnova
e tutto tace ancora
e tutto tace ancora
se senti quel tremore
che ascolti con timore
nell’ultima preghiera
quando viene sera…
e tutto tace ancora…
Marzia Carocci
Poi c'è chi esprime amarezza, come Maria Attanasio
Un terremoto
Il cocomero bollente
ha la quiete repellente
la notte più non dorme
e spande lutto e orme.
Di giorno gorgoglia
di notte mitraglia
un mondo impazzito
a chi porre il quesito?
S'è forse una sfida
che ad altri confida
sugli alberi torni
né pietre e né forni.
La casa di pietra
sempre più arretra
se non è sicura
si alzin le mura.
E' certo una guerra
ch'è già nella terra
e l'altra al di sopra
dov'è chi la copra?
Qual è la più stolta
o quella più incolta
se non la seconda
da chi la comanda.
Tommaso Mondelli
MILANO – Si abita
una terra precaria, ogni generazione cresce ascoltando storie di
terremoti. E’ questa una delle riflessioni dello scrittore Erri De Luca
in seguito al terremoto di stanotte che ha sconvolto
alcuni centri del Lazio e delle Marche, definito dall’autore stesso “un naufragio in
terra”. Ecco l’intervento dello scrittore napoletano. Parole che fanno
riflettere.
“Il terremoto è un naufragio in
terra. Le case diventano imbarcazioni scosse tra le onde e sbattute sugli
scogli. Si perde tutto, si conserva la vita, lacera, attonita che conta gli
scomparsi sul fondo delle macerie.
Si abita un suolo chiamato per
errore terraferma. È terra scossa da singhiozzi abissali. Questi di stanotte
sono partiti da oltre quattromila metri di profondità. Qualche giorno fa stavo
agli antipodi, oltre quattromila metri sopra il mare. Quel monte delle Alpi non
è un meteorite piovuto dal cielo, ma
il risultato di spinte e sollevamenti scatenati dal fondo del Mediterraneo. Forze gigantesche hanno modellato il nostro suolo con sconvolgimenti.
il risultato di spinte e sollevamenti scatenati dal fondo del Mediterraneo. Forze gigantesche hanno modellato il nostro suolo con sconvolgimenti.
Si abita una terra precaria, ogni
generazione cresce ascoltando storie di terremoti. Così, con le narrazioni, i
vivi smaltiscono le perdite. Le macerie si spostano, si abita di nuovo
lentamente, ma al loro posto restano le voci, le parole degli scaraventati
all’aperto, a tetti scoperchiati. Ricordano, ammoniscono a non insuperbirsi di
nessun possesso.
Arriva cieco di notte il
terremoto e sconvolge i piccoli paesi. Ma i mezzi di soccorso sono di stanza
nei grandi centri. Fosse un’invasione, quale generale accentrerebbe le sue
forze lontano dai confini? Per il protettor civile questo ragionamento non
vale. Ogni volta deve spostare le sue truppe con lento riflesso di reazione. Ai
naufraghi nelle prime ore serve il conforto al cuore di un qualunque segnale di
pubblica prontezza. Invece arriva prima un parente, un volontario, un
giornalista. Il terremoto è anche un’invasione, contro la quale avere riserve
piccole e pronte sparpagliate ovunque.
“Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”. La
frase di guerra di cent’anni fa del soldato Ungaretti Giuseppe racconta il sentimento
di stare attaccati all’albero della vita con un solo piccolo punto di
congiunzione”.
Erri De Luca
Mi pare che basti, per ricordare i morti, i feriti, e i vivi cui sono rimasti solo gli occhi per piangere. So che non serve a niente, ma il mio cuore soffre con loro.
Danila
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