Domenica, 28 agosto 2016
Grazie, Danila - apprezzo
senz'altro l'innata cortesia di Mondelli: un personaggio che (come devo averle
già detto) ha un temperamento molto simile a quello di un nostro
caro amico di famiglia, deceduto l'anno scorso, e nato ugualmente nel
1919. Poco diversamente, anche lui con l'esempio personale, desiderava scuotere
il prossimo da quello che riteneva fosse un riprovevole "ozio"
generale -- "... escludendo così dalla rosa di altre possibilità (gli
dicevo io, per provocarlo benevolmente) proprio la condizione spirituale
più idonea al filosofare più autentico? Da parte dii chi,
non avendo lasciato per nulla dormicchiare la propria mente negli
anni migliori della propria esistenza, ha finalmente compreso quanto possa
talvolta rivelarsi utile e saggio tirare i remi in barca; e,
per contro, molto più indegnamente ozioso continuare a voler agire ad ogni costo; e, in certi
malaugurati casi estremi, farlo senza nemmeno rendersi conto di darsi
d'attorno inutilmente -- o, peggio, di parlarsi futilmente addosso
fino all'ultimo respiro!"
Mi divertivo a
stuzzicarlo: lui lo capiva bene, ne rideva allegramente -- e, però, sapeva
anche di non dover ignorare del tutto le mie
tipiche battute scanzonate solo in apparenza. Bisognerebbe forse riguardarsi,
in proposito, quel meraviglioso sonetto di Milton intitolato "On his Blindness". Anche
se dovesse già conoscerlo, Danila, glielo consiglio.
L'essenziale è che ci si sappia ritagliare uno spazio vitale per
"oziare produttivamente" ripensando con spirito nuovo a cose già
viste o letture già fatte... anziché, come fanno i più, correre
affannosamente appresso alle novità fine a se stesse da cui siamo ormai
continuamente aggrediti. Sono sicuro che lei, Danila, con la sua ben
diversa sensibilità, riesca a sintonizzarsi perfettamente con le
implicazioni di questi miei ragionamenti.
Non mi riferisco al
bravo Mondelli, ovviamente; credo davvero che un uomo della sua
fatta non possa proprio fare a meno di "raccontarsi" con la
(vana?) speranza (ultimissima dea...) di "svegliare, spronare,
istigare ecc."...ma chi? Ahimè, uno stuolo
innumerevole di persone che difficilmente saranno in grado di dargli retta
non avendo conosciuto altro che un perenne, gratificante "sonno
interiore" in vita loro; e quel genere di "sonno" troppo
spesso va ricondotto anche a persone
cosiddette "colte", persone anche molto "attive" nel
senso utilitaristico della parola,
o individui che potrebbero a buon
diritto definirsi "appassionati studiosi", perché no,
e che invece, a ben vedere, appartengono alla categoria
(oggigiorno sempre più diffusa) di coloro che di
parole si abbuffano ed altrettante parole sono
sempre pronti a regalare. Ma la coscienza individuale essendo
ormai paragonabile ad un rotolo di carta igienica, costoro, lungi
dal considerare semplicemente "eroico" ogni sincero,
amorevole atteggiamento "missionario" nei loro riguardi, non di
rado tenderanno a liquidarlo come "pedante", se
non addirittura "patetico". Una triste realtà, ma non occorre
essere cinici per saperla mettere a fuoco: anzi, chi maggiormente se ne rende
conto, tanto più profondamente ne soffre.
Un affettuoso abbraccio.
Roberto
Non posso che ringraziare il fato, che ha un nome, Angela, per avermi fatto incontrare una mente così eccelsa, quale quella del Prof. Roberto Vittorio Di Pietro, con la quale dialogare su svariati argomenti. In questo particolare caso, sono venuta a conoscenza di una poesia di John Milton, che non conoscevo. L'autore è stato uno scrittore, poeta, filosofo, saggista e teologo inglese. E' considerato uno dei letterati britannici più celebri, apprezzati e influenti dell'epoca successiva a quella shakespeariana.
Data di nascita: 9 dicembre 1608,Cheapside, Città di Londra, Regno Unito
Data di morte: 8 novembre 1674, Chalfont St. Giles, Regno Unito
Poesie: Paradiso perduto, Paradiso riconquistato, Lycidas, L'Allegro, Il Penseroso
Opere: Comus, I nemici di Sansone,Arcades
Influenze: William Shakespeare, John Donne, Dante Alighieri, e altri.
Non sono in grado di tradurre in modo adeguato la poesia, per cui mi sono avvalsa di una traduzione zoppicante, reperita nel web, e ho così cercato di renderla scorrevole in italiano. Mi aspetto una tirata d'orecchie da parte di Roberto, non sono una specialista nel settore. E non ho voluto scomodare mio figlio, di lingua madre inglese.
Quando considero come la mia luce si sia spenta,
prima della metà dei miei giorni, in questo mondo scuro e vasto,
e che quell'unico talento che la morte nasconde
ospitato in me inutilmente, penso alla mia anima che più pende
a servire il mio Creatore, e presento
il vero conto, per timore che lui, di rimando, mi rimproveri.
"Esige Dio un lavoro quotidiano, anche da chi non ha più la vista?"
Chiedo ingenuamente; ma la pazienza, per prevenire
quel mormorio, presto risponde: "Dio non ha bisogno
né del lavoro dell'Uomo né dei suoi doni particolari; coloro
che portano meglio il suo giogo docile, lo servono anche meglio; la Sua
condizione è regale - migliaia (di angeli) ai Suoi ordini corrono
per terra e per mare senza sosta:
servono Dio anche coloro che semplicemente stanno in piedi e aspettano.
Del Paradiso perduto di Milton conosco solo questo pezzo, per me cruciale:
RispondiElimina<< Suo regno è nel cervello
ed in se stesso
può far dell’Ade un Ciel,
del Cielo un Ade >>
dove parla di Lucifero, cioè dell’Uomo.
Mi piace questo commento, anche se anonimo, ma credo di sapere chi ne sia l'autore, soprattutto riguardo a quel riferimento a Lucifero. Sbaglio? Allora grazie se sei tu!
RispondiEliminaSono io. Angela. Fu un caso omettere il nome. Ormai era notte fonda
RispondiElimina(sai che l'orologio dei tuoi commenti non è veritiero) e troppo stanca per riaprire il discorso.
Adesso ne approfitto per salutarti, Danila, e per ringraziare Roberto che, rispolverando Milton, mi ha fatto conoscere un altro tesoro da tener da conto:
<< servono Dio anche coloro che semplicemente stanno in piedi e aspettano.>>
Dolce notte a tutti e tre. Anche Milton amerebbe riceverla.
(Sono le 00:12 e mi firmo)
Angela Fabbri
sai, Angela, anche a me ha colpito quel verso finale della poesia di Milton. Roberto aveva dato per scontato che la conoscessi, ma così non è. Per cui sono andata a cercarne sia la versione originale in inglese che la traduzione (che ho maneggiato io, magari impropriamente) in italiano. E ti ringrazio per avermi messo in contatto con Di Pietro, persona di grande valore artistico, culturale e morale! Felice di leggerti!
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