Karma è una parola sanscrita che può essere
tradotta semplicisticamente come “agire”. In tal senso “azione” è quella
indicata nelle filosofie orientali come azione spinta dalla volontà in
relazione al principio di causa ed effetto, vincolando gli esseri dotati di
intelligenza e capaci di provare emozioni e sensazioni, al Samsāra ovvero al
ciclo di vita, morte e rinascita. Il Karma è un concetto centrale nell'Induismo, nel Buddhismo e
in altre religioni. Verso il XIX secolo cominciò a diffondersi in occidente
sotto la spinta della società Teosofica e attualmente riveste un importanza
centrale in numerose discipline New Age. Nella religione Induista il Karma si riferisce sia
all’attività come agire in senso stretto sia tutte le conseguenze derivate
dalle azioni che un individuo ha compiuto nel corso delle vite passate.
Il Karma Yoga è
una via per ottenere la liberazione chiamata anche “Moksha”. Nel Buddismo
il Karma rappresenta
il “Principio Universale” in
virtù del quale “un’azione virtuosa” genera benefici nelle vite successive,
mentre un’azione “non virtuosa” genera malessere e disagi nelle vite
successive. In sostanza il Karma connette
ogni essere intelligente al ciclo del samsāra così che tutto ciò che esso
compirà avrà delle ripercussioni, negative o positive a seconda dei casi, nella
vita futura. Tuttavia esiste un
tipo di karma che non è né positivo né negativo: esso porta alla
“liberazione”. Qualunque manifestazione scaturita dagli esseri senzienti è
costituita da una certa quantità di “semi
del Karma” che, dovranno essere distrutti affinché possano liberarsi dal
ciclo del samsāra. La liberazione da questi semi può avvenire solo nel corso
del tempo fino a che non si raggiungerà l’illuminazione.
Quando il debito karmico sarà estinto, l’essere non sarà più vincolato al Karma e di conseguenza al samsāra e potrà finalmente raggiungere il Nirvana. In linea generale dobbiamo riflettere e concentrarsi sulla nostra esistenza presente per fare in modo che le nostre azioni, i nostri pensieri e sentimenti siano purificati da intendimenti negativi, pericolosi sia verso noi stessi che verso gli altri. Non dobbiamo credere che ciò che facciamo ora non abbia conseguenze sulla nostra esistenza. Prima o poi le nostre colpe busseranno alla porta dell’anima e del cuore, i nostri errori si ritorceranno contro in un ciclo senza fine se non abbiamo l’umiltà e la forza di correggere le nostre mancanze. Essere consapevoli che alcune nostre azioni possono risultare negative ci aiuterà ad evitare nella vita presente e nella vita futura di commettere gli stessi errori e di elevarci così in un piano superiore fino a che non saremo del tutto liberi da quello che comunemente viene chiamato "peccato".
Detto questo, e premetto che non
sono buddista né tanto meno induista, credo sia vero che alla fine si arrivi alla catarsi, che
spesso è erroneamente interpretata come un giudizio e punizione estrema. In
effetti così non è.
Nella religione della Grecia
classica, consiste nel rito magico della purificazione, inteso a mondare il
corpo e l'anima da ogni contaminazione.
In psicoanalisi, è ritenuto il processo di
liberazione da esperienze traumatizzanti o da situazioni conflittuali, ottenuto
col far riaffiorare alla coscienza dell'individuo gli eventi responsabili,
rimuovendoli dal subconscio.
Direi che è troppo comodo, rimuovere dal subconscio
il male che abbiamo fatto ad altri. Quelle ferite procurate al prossimo, vanno
ricordate, e possibilmente lenite con la consapevolezza di aver sbagliato, e
quindi cercando di porvi rimedio, non fosse altro che battendosi il petto
pronunciando un sincero “mea culpa”.
Ma gli esseri umani pensano solo a se stessi, e una
volta che hanno rimosso dalla coscienza gli errori commessi, se li gettano alle
spalle. E chi ha sofferto per le azioni o le parole ricevute, non può che
farsene una ragione, e perdonare.
Il perdono però non è così semplice da donare…non è
facile dimenticare, né tanto meno curare certe ferite che sanguineranno per
anni. Perché il male (il peccato) è un’onta gettata sul prossimo, difficile da
smacchiare dall’anima.
Peccato è un sostantivo che non va più di moda, si evita di scriverlo e
pronunciarlo, proprio come fosse un “peccato”
solo citandone il nome. Ma peccato è tutto quello che fa male, a noi stessi o
agli altri.
Non so come si possa vivere con la coscienza sporca, se questa mai dovesse
rimordere. Certo chi non ne ha, vive benissimo e continua a vivere la propria
esistenza senza preoccuparsi delle conseguenze.
Ma chi ancora ne sa ascoltare la voce, dovrà arrendersi al destino: il
karma, visto anche con occhi occidentali, si può paragonare ad alcuni proverbi,
come ad esempio: “chi la fa, l’aspetti”. Il male è come un boomerang, quello
che si fatto di male, prima o poi, ritorna a chi l’ha prodotto.
Ho sempre perdonato, ma non mi è stato possibile dimenticare il male
ricevuto, soprattutto gratuito.
Il perdono è un toccasana, un rimedio contro una sofferenza che
diversamente potrebbe incrinare la stabilità psichica e talvolta anche fisica
di una persona.
Ma il ricordo del male ricevuto, è memoria per non farlo a nostra volta.
E’ peccato trattare con freddezza chi vorrebbe ricevere calore umano, è
peccato rompere un’amicizia o un amore per banali motivi, è peccato non solo
uccidere un corpo, ma anche un’anima, un sentimento.
E nel tempo si riceverà, magari da altre fonti, il meritato castigo.
Non ho mai maledetto nessuno: male
dire significa non solo parlar male di una persona, ma augurarle il male.
Non lo auguro a nessuno, nemmeno a quelli che di male me ne hanno fatto tanto.
Ci penserà il karma a dar loro la giusta ricompensa. Soffriranno come
hanno fatto soffrire me, e allora forse capiranno dove hanno sbagliato.
Difficile che un uccello mangi le formiche. Ma esistono anche uccelli suicidi, solo per rendere valido il fatto di poi e cioè che le formiche mangino l'uccello morto. Che tristezza inutile!
RispondiEliminaAngela Fabbri
E' Siddharta che lo dice, che gli uccelli mangiano le formiche e il picchio verde si nutre di quelle che si annidano in qualche cavità di un albero. Il discorso va oltre, ovvero chi si crede potente e pensa di assoggettare il suo prossimo (ne vediamo ogni giorno in politica!) alla fine fa la fine dell'uccello mangiato dalle formiche...muore anche lui...non c'è scampo!
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