Un’ora di compiuto, di perfetto
riposo, senza mente e senza fiato!
Anche se sogno parlo e m’assaetto
pensando al giorno prossimo e spietato.
Che pena, che tormento essere a letto
e col cervello andar per ogni lato:
passar montagne, sentir l’asma al petto,
sudare ed essere sempre addormentato!
E appena giorno, avanti, se Dio vuole,
ancora avanti per le nuove pene,
pel ventre, pel cervello e per la sorte.
E così indietro, avanti, come spole
eterne, senza requie, senza bene...
per tessere il mantello della morte.
Vittorio Locchi
Nei primi 6 versi mi riconosco molto. E anche sul problema della morte.
RispondiEliminaAngela Fabbri