Panorama di Palmyra dall'aereo
Quello che è successo a Palmyra lascia senza parole. La guerra, è vero, non risparmia nulla: specialmente se è
una guerra condotta da gente senza scrupoli e senza coscienza. E anche se la
città siriana non è nell’immaginario collettivo mondiale come altri luoghi, la
sua perdita sarebbe una tragedia per l’umanità - un po’ come se venissero
distrutti Petra, o il Colosseo, o le grotte di Altamira, o la torre di Pisa.
CHE COS’E’ PALMYRA
Palmyra era una città bellissima. E lo era
grazie alla sua strategica posizione, lungo la cosiddetta
“scorciatoia del deserto”, una via che conduceva dal Golfo Persico fino al
Mediterraneo: qui, fin da epoca lontanissima, sostavano le carovane che
trasportavano merci dalla Mesopotamia, dall’India e perfino dalla Cina. Fu
l’imperatore Adriano che la dichiarò città libera; e con
Caracalla, nel 212, la città fu elevata al rango di colonia.
Ma il nome di Palmyra è legato soprattutto a una
figura femminile, una delle poche della storia antica: la regina
Zenobia. Zenobia era la moglie di Odenato, il sovrano della città, e non
era una donna qualunque: ambiziosissima, pare bellissima, quando prese il
potere, alla morte del marito nel 266, si proclamò Augusta, iniziò a battere
una sua moneta e - complice la relativa debolezza di Roma in quegli anni -
sottomise con il suo esercito la Syria, l’Anatolia e il basso Egitto. La
reazione non si fece attendere: Aureliano dopo dieci anni sconfisse i
palmireni, portò a Roma Zenobia, si dice con catene d’oro, e rase
il suolo la città.
Non fu che la prima di numerose devastazioni, da
cui Palmyra non si riprese più. Addirittura nel 1089 un violento
terremoto fece crollare quanto ancora restava in piedi. Che cosa
conservava allora fino a oggi il sito archeologico di Palmyra?
I MONUMENTI DI PALMYRA
Fu un paziente lavoro di ricerca e
restauro iniziato a fine dell’Ottocento a far riemergere
la fisionomia di questa capitale del deserto (e fino all’inizio della guerra in
Syria, il processo di studio e restauro era ancora in atto). Uno dopo l’altro,
sono riemersi dalle sabbie resti di templi, un lungo colonnato, il teatro, la
necropoli vicino al sito: e a poco a poco Palmyra è diventata un sito magico,
dove fino a qualche tempo fa si passeggiava nella storia. Nessun edificio di
particolare effetto scenico, ma un
insieme di resti archeologici che colpiva per la sua
omogeneità e ampiezza, dove si intuiva la grandezza dei tempi d'oro.
La visita del sito, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, iniziava solitamente
dal tempio di Baal,
un complesso imponente consacrato nel 32 a tre divinità di origine babilonese,
dove si ammiravano fregi a bassorilievi davvero incredibili - ricordiamo i
dodici segni dello zodiaco che circondano i sette pianeti disposti attorno al
dio Baal. Poi si proseguiva per la Via
Colonnata (detta anche Cardo romano), una lunghissima strada - più di un chilometro - che
stupiva i turisti di oggi così come i mercanti di ieri, che arrivavano da Paesi
lontani dopo lunghi giorni di deserto. Il colonnato è incredibile - mi piace
usare ancora il presente: una selva di fusti, che al tramonto si colorano di
rosa, un’immagine che non ha paragoni altrove. Speriamo che non tutto vada
perduto. Ho saputo che alcuni reperti archeologici sono stati venduti per l'acquisto di armi. Per saperne di più, vi rimando a Wikipedia.
Danila Oppio
Seguono una foto ripresa dal web, perché a me impossibile ottenere una così splendida panoramica.
Le seguenti invece sono risultato dei miei scatti: qui sotto, la fortezza sopra Palmyra
Incontri nel deserto:una strana lucertola e fiori di ibisco e gladioli che sfidano la calura nel deserto
Splendidi dromedari bianchi
Il cardo romano sopra, l'anfiteatro di Diocleziano sotto
Sotto, il deserto che circonda Palmyra
Sotto, l'oasi di palme e il rifugio dei cammelli, visto dalla finestra dell'Hotel
Uscendo dal tempio di Baal, la nostra guida Mazin e una madre beduina con il suo bambino
Bella presentazione, Danila! E' davvero triste assistere all'oltraggio di preziose testimonianze del passato, è incredibile assistere a questi orrori prodotti da certa parte dell'umanità. Piango per la Siria e i suoi abitanti. Speriamo che la pace possa giungere al più presto.
RispondiEliminaGio
Grazie Gio per il tuo commento! Ho pubblicato molti altri articoli sulla Syria, e non ho ancora finito. Sono numerati, quindi puoi trovarli tutti nell'etichetta EDITORIALI DANILA OPPIO . Le foto e i ricodi sono miei, e riguardano un viaggio in quel Paese, del 2006. Ciao e buona estate
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