Girando per la capitale siriana, non si può ignorare la Cappella eretta a ricordo di S. Paolo. Tutti sanno che egli, dirigendosi "sulla strada di Damasco" cadde da cavallo, divenne cieco e ebbe la visione di Gesù. Decise così di recarsi presso Anania.
Le pocge notizie certe sulla vita di Anania sono desunte dal libro degli Atti, 9, 10-19; 12,12-16. In quest'ultimo luogo, che contiene il racconto di Paolo ai Giudei riguardo alla sua conversione, dice l'apostolo: "Un tale Anania, uomo pio
secondo la legge, cui rendevano testimonianza tutti gli Ebrei della città Damasco, venne a trovarmi e, standomi vicino, mi disse: "Saulo, fratello, guarda". Ed io subito guardai, Egli disse: "Il Dio dei nostri padri ti ha scelto perché tu conoscessi la sua volontà e vedessi il Giusto ed udissi una parola dalla sua bocca, perché tu sarai teste dinanzi a tutti gli uomini, delle cose che hai visto e udito". Anania fu, dunque, quel giudeo che, essendo andato a trovare Paolo in casa di Giuda, nella "Strada Dritta", gli restituì la visa con l'imposizione delle mani e lo battezzò. Se pensiamo che la conversione di Saulo avvenne nel 34 o, al più tardi, nel 36, dobbiamo concludere che Anania si convertì al cristianesimo alla prima ora, e da tutto il racconto di Paolo si può rilevare che egli era un cospicuo personaggio della Chiesa di Damasco, anche se non fu proprio vescovo della città.
Non esistono prove, infatti, per affermare che già nel 34 gli apostoli avessero consacrato dei vescovi. Tuttavia, una tardiva tradizione bizantina, annoverando Anania tra i 70 discepoli, ce lo presenta come primo vescovo di Damasco, ed evangelizzatore di Eleutheropolis (ora Bet.Djibrin) nella Palestina meridionale, e ci dice che soffrì il martirio, essendo stato prima fustigato e poi lapidato il 10 ottobre del 70 per ordine di Licinio (o Luciano). Anche il Martirologio Romano attribuisce ad Anania lo stesso genere di martirio.
Diverse tradizioni affermano che Anania fu il giudeo che convertì Izate, fglio del re di Adiabene, Monobazo, o che fu un laico o un diacono /Ecumenio), o un sacerdote (S.Agostino):
Le pocge notizie certe sulla vita di Anania sono desunte dal libro degli Atti, 9, 10-19; 12,12-16. In quest'ultimo luogo, che contiene il racconto di Paolo ai Giudei riguardo alla sua conversione, dice l'apostolo: "Un tale Anania, uomo pio
secondo la legge, cui rendevano testimonianza tutti gli Ebrei della città Damasco, venne a trovarmi e, standomi vicino, mi disse: "Saulo, fratello, guarda". Ed io subito guardai, Egli disse: "Il Dio dei nostri padri ti ha scelto perché tu conoscessi la sua volontà e vedessi il Giusto ed udissi una parola dalla sua bocca, perché tu sarai teste dinanzi a tutti gli uomini, delle cose che hai visto e udito". Anania fu, dunque, quel giudeo che, essendo andato a trovare Paolo in casa di Giuda, nella "Strada Dritta", gli restituì la visa con l'imposizione delle mani e lo battezzò. Se pensiamo che la conversione di Saulo avvenne nel 34 o, al più tardi, nel 36, dobbiamo concludere che Anania si convertì al cristianesimo alla prima ora, e da tutto il racconto di Paolo si può rilevare che egli era un cospicuo personaggio della Chiesa di Damasco, anche se non fu proprio vescovo della città.
Non esistono prove, infatti, per affermare che già nel 34 gli apostoli avessero consacrato dei vescovi. Tuttavia, una tardiva tradizione bizantina, annoverando Anania tra i 70 discepoli, ce lo presenta come primo vescovo di Damasco, ed evangelizzatore di Eleutheropolis (ora Bet.Djibrin) nella Palestina meridionale, e ci dice che soffrì il martirio, essendo stato prima fustigato e poi lapidato il 10 ottobre del 70 per ordine di Licinio (o Luciano). Anche il Martirologio Romano attribuisce ad Anania lo stesso genere di martirio.
Diverse tradizioni affermano che Anania fu il giudeo che convertì Izate, fglio del re di Adiabene, Monobazo, o che fu un laico o un diacono /Ecumenio), o un sacerdote (S.Agostino):
La cappella si trova in una cripta di due stanze, situata circa quattro metri sotto l'attuale livello stradale, raggiungibile, scendendo una scala di ventitré gradini, dal cortile di una casa che la tradizione attribuisce a Anania, il martire cristiano che fece recuperare la vista a San Paolo, lo battezzò e lo aiutò a nascondersi e a lasciare Damasco, dopo che Paolo, con le sue prediche aveva attirato su di sé l'odio degli ebrei che ne avevano organizzato l'uccisione.
In effetti si tratta di un'abside di una basilica bizantina del V-VI secolo, citata più volte dalle fonti storiche arabe come al-Mussalabeh (della Santa Croce), portata alla luce dagli scavi effettuati dal conte, Eustache de Lorey. Ulteriori indagini hanno portato alla scoperta di un altare pagano del II secolo d.C., dedicato alla divinità semitica di Baalshamin (il signore del cielo), costruito, durante il regno di Adriano, al posto della casa di Anania, per allontanare i Cristiani che ne avevano fatto un luogo di pellegrinaggio.
La cappella si trova vicino alla porta della vecchia cinta muraria della città di Damasco, detta Bab Sharqi, non molto lontano da quella detta Bab Keisan, il luogo attraverso il quale, secondo la tradizione, San Paolo fuggì da Damasco, nascosto in una cesta e nottetempo, calato fuori della città da una finestra della porta stessa, sfuggendo così alla cattura.
Casa di San Anania a Damasco
Cappella di S. Paolo a Damasco
La cappella di S, Paolo fu costruita, negli anni 1922 e 1923, durante il periodo di amministrazione francese, su progetto dell'allora direttore dell'istituto francesce d'Archeologia e Arte Musulmana, il conte Eustache de Lorey, all'interno dell'arco della porta della vecchia cinta muraria della città di Damasco, detta Bab Keisan.
La porta, che era stata fatta edificare da Nur-ar-Din, nella seconda metà del XII secolo, era il luogo attraverso il quale, secondo la tradizione, San Paolo fuggì da Damasco. Infatti Paolo dopo essersi convertito al Cristianesimo ed essere stato battezzato da San Anania, divenne un predicatore che attirò a sé l'odio degli ebrei che ne organizzarono l'uccisione. Allora, Paolo si ritirò in una casa presso le mura e, nascostosi in una cesta, nottetempo, si fece calare fuori della città da una finestra della porta detta Bab Keisan, sfuggendo alla cattura.
Secondo la tradizione popolare, la cesta in cui si trovava Paolo, era sorretta dall'arcangelo Gabriele.
Danila Oppio
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