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LE POSSIBILI LOCALIZZAZIONI DI
CASTRUM PILANUM
(ALLO STATO DELLE ATTUALI CONOSCENZE)
L’ attenzione profusa agli studi esposti l’estate scorsa su questo stesso tema dall’Amministrazione
Comunale di Conca della Campania insieme con il prezioso ed insostituibile supporto della Proloco
e dell’Associazione “Erchemperto” di Teano, hanno dato vita al convegno odierno (31 gennaio
2008, n.d.r.) che rende finalmente giustizia ad un uomo illustre, figlio di questi incantevoli posti:
Erchemperto .
Di questo avvenimento sono personalmente grata a tutti.
Siamo infatti qui per riconfermare ad Erchemperto la dignità che è dovuta non solo alla sua persona,
ma al suo ruolo nella storia , ma soprattutto alla storia di questi luoghi.
La storiografia settoriale sembra, a mio parete, aver ridotto ad icona la sua figura e, come tale,
avendolo fatto assurgere agli onori degli altari, ha fermato il tempo degli studi e le ricerche su di lui
a circa trenta anni addietro.
Non vi sono, infatti, novità di rilievo negli ambienti colti che lo riguardano, fatta eccezione per il
saggio pubblicato da Paolo Chiesa1 che, confermando la quasi totalità dei giudizi sul nostro
benedettino casinensis, riesce comunque a rivalutarne la figura dal punto di vista morfosintattico a
riguardo della prosa utilizzata nella stesura del testo della Historia Langobardorum
Beneventanorum degentium .
La sua figura esce da tutti gli schemi del tempo e del luogo in cui ha vissuto, è un fuoriclasse che dà
i numeri ai cantori che l'anno preceduto e che gli sono succeduti nel suo genere letterario e non
certo per il suo stile rozzo e sgrammaticato, ma per la sua "verve", la sua enorme carica umana e
vitale, i suoi contenuti. Non dimentichiamo qui che ha cantato di Benevento come la"Ticini
geminum", la gemella di Pavia nonostante gli tocchi “il compito doloroso di narrare la rovina dei
Beneventani”
Le sue origini longobarde, delle quali si è sempre vantato nella sua "Hystoriola", così come il suo
rammarico e la sua costernazione per l'estinzione della gens longobarda in terra minore, traspaiono
a chiare lettere dal suo scritto. Erchemperto non ha mai rinnegato i suoi natali.
Come già detto nel mio precedente scritto, ancora brancoliamo nel buio per quanto riguarda l'esatta
ubicazione del Castrum Pilanum in cui ha sicuramente vissuto per lungo tempo il nostro
concittadino .
Gli ottimi studi fatti dal compianto Lorenzo De Felice4 e l'ordinata e preziosa catalogazione dei testi
che ha fatto, a riguardo, nel 2004 Adolfo Panarello (solo per citarne alcuni) hanno dato ragione al
professor Richard Hodges della East Anglia University, che ha definito Castrum Pilanum "lost"
cioè sito del quale si sono perse le tracce.
-
1 P.CHIESA, La trasmissione dei testi latini del medioevo. Firenze 2004, Edizione del Galluzzo, pag 96
-
2 U. WESTERBERGH, A beneventan poet and partisan, Edizione Almqvist & Wiksell 1957, pag 11
-
3 G. FALCO, Lineamenti di storia cassinese nei secoli VIII e IX, Edizione pag 268
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4 L. De FELICE , Erchemperto e Castel Pilano .Edizione Laurenziana. Napoli 1974
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IPOTESI DI INDIVIDUAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO
La prima ipotesi
Figura 1 Località Pisciariello vista dal satellite
La mia prima ipotesi di percorso, suffragata dai toponimi e da rilevazioni di carattere strategico-
militare, mi porta a supporre che il castrum sia riconducibile ai ruderi ancora esistenti e ben visibili
in località Pisciariello di Conca nella proprietà Di Salvo.
La ricognizione tecnica, effettuata sui ruderi, dà modo di pensare ad una struttura quadrata o
rettangolare, con dimensione di 10 / 15 m per lato circa, possente. I muri sono privi di contrafforte,
ma appaiono ben radicati nel terreno. A sud-est di essa è ancora conservata nella sua originale integrità una cisterna per la riserva delle acque piovane di notevole capacità volumetrica. Una porta,
in pietra del luogo, sicuramente posteriore al fabbricato, consente l'accesso alla cisterna.
Sono visibili e ben conservate delle pseudo-finestrelle non scavate nel muro, bensì appositamente
costruite.
Per risalire con certezza all'epoca della costruzione bisogna porre i essere indagini serie e di rigore
scientifico, effettuare scavi e rilevazioni che porterebbero sia alla datazione relativa che a quella
assoluta del rudere.
Lo storico tuttavia, oltre a servirsi di questi preziosissimi mezzi tecnici, per sua fortuna, attinge alle
fonti scritte.
Lascio quindi a chi vorrà occuparsene, il compito di effettuare gli scavi e le onerose rilevazioni che,
sicuramente, porteranno a risultati interessanti.
Le fonti, dalle quali sono state desunte le notizie sul Castrum, sono note perchè già pubblicate da
De Felice con rimando al Pratilli, Gattola e tanti altri storici più o meno famosi che però hanno
studiato gli stessi testi: il Chronicon Vulturnense, Chronica sacri monasterii casinensis di Leone
Ostiense, i Registri della Cancelleria Angioina.
Il passo a cui faccio precipuamente riferimento è quello citato da Angelo della Noce nelle note del
Chronica sacri monasterii casinensis di Leone Ostiense pubblicata a Lione nel 1668 “ Castrum
Pilanum intra fines Comitatus Theanensis in agro castri, quod dicitur Concha” e, con il beneficio
del dubbio, le aggiunte fatte dal Pratilli in secondo tempo.
Ho localizzato la zona tenendo ben presente la topografia del luogo comparandola con la topografia
antica della Carta del Magini del 1630 .
Figura 2 (Stralcio della Carta del Magini del 1630)
I toponimi sono tuttora ben conservati. Il “ monte” dunque potrebbe essere Friello per via della sua
caratteristica geomorfologica, “ piano” è utilizzato come aggettivo e non come nome proprio perché
nella frase non sembrano esserci verbi sottintesi; si accorda inoltre, nel caso ablativo ed indica moto
da luogo.
E’ anche attendibile l’ipotesi della derivazione del toponimo Pianoli, come anticamente riportato
nelle carte e nei testi (tesi peraltro accreditata dalle ricerche e studi fatti dal parroco De Sano nel
lontano 1974 ).
A nord ovest è tuttora riportata l’indicazione di una località denominata “Fontana di Teano”,che
sicuramente fa riferimento al summenzionato territorio theanensis .
Nella zona a sud est del cratere vulcanico di Friello scorre il rivum che può essere identificato con il
Fosso Publìco e che va fino alla Taverna di Conca per confluire nel fiume Volturno.
Assai rilevante, inoltre, è il toponimo “Saraceni” che identifica una serie di poderi che si trovano di
fronte ai ruderi localizzati nel podere Di Salvo.
Troppe coincidenze che non possono essere sottovalutate.
Descrizione del sito archeologico
Figura 3 Ingresso alla cisterna Figura 4 Interno della cisterna Figura 5 Parte del muro perimetrale
Castel Pilano , appare come un fortilizio antico, un castrum, appunto
Il castrum ha origini romane, sta a significare non solo un recinto fortificato dove alloggiare soldati,
popolazione e bestiame in caso di attacchi nemici, ma è anche punto di osservazione di movimenti
di truppe, di merci, di scambi.
Nello specifico, il Castrum Pilanum è posizionato a circa 500 metri dalla via Casilina, una via
consolare ( trattasi della ex Via Latina ) che fa, ma soprattutto faceva, da collegamento tra Roma –
Cassino – Capua: un ottimo posto di osservazione, quindi...
Castrum Pilanum risulterebbe essere stato un ottimo avamposto a protezione del territorio
retrostante che afferiva a Conca, al suo castello, ai suoi abitanti...
Castrum Pilanum era, inoltre, vicinissimo al crocevia Rufrae (sulla via Casilina) – Porto di Mola sul
Garigliano: ottimo posto di scambio di merci per i Romani, i Saraceni, i Benedettini di
Montecassino.
Castrum Pilanum: quale luogo fisico più adatto per allocare un figlio oblato a San Benedetto di
Montecassino qual è stato "il nostro" da suo padre Adelgario?
Erchemperto è infatti stato "donato" alla Chiesa così come avveniva frequentemente nel medioevo
allorquando in una famiglia vi erano più figli maschi in linea di successione dei beni. Dunque
sempre come consuetudine del tempo, il nostro era stato "dotato" di beni.
Verosimilmente Castrum Pilanum è stato la sua dote. Al capitolo 44 dell'Hystoriola, Erchemperto
"ci" racconta, inferocito, come è avvenuta la depauperazione dei suoi beni "a pueritia acquisitis",
cioè avuti fin da piccolo. Appare colà evidente che la sua reazione, diciamo così, irruenta, alla
perdita dei suoi beni e i successivi tentativi di riottenerli sono quelli di un normale "cittadino" che si
vede leso nei suoi elementari diritti quando gli viene tolta la potestà sulla sua civile abitazione!.
Castrum Pilanum: quale luogo fisico più adatto dove alloggiare un benedettino di Montecassino
extra claustra? Angelario, abate del cenobio, lo vede come uomo di fiducia, lo nomina nunzio
presso la Chiesa di Roma: perchè dunque non privilegiarlo assegnandogli la "cella"?
Castrum Pilanum potrebbe essere stata la "sua" cella.
La cella, nella prima accezione del termine, è un luogo di eremitaggio e di contemplazione che è
stato poi frequentemente assegnato ai religiosi che hanno preso i voti, e, volendo sostenere
pienamente la tesi di Pacaut5 sono d’accordo a proposito del Nostro che “ l’eremitismo sia reputato
un modello ascetico ideale, ma la sua attuazione non è alla portata dei più”. È però alla portata di
“un indigeno “che abitava già quei luoghi da piccolo .
E’ proprio partendo da questa asserzione che Erchemperto è stato sui generis.
E parlo anche di “distinzione” perché il castrum era di sua proprietà, di Erchemperto, intendo.
E’ giusto il caso di chiarire che il modello “Toubertiano” delle curtes, in questo periodo storico non
ha ancora visto la sua espansione, di conseguenza la cella data ad Erchemperto sta ad indicare
un’assegnazione per così dire “ad personam”
Infine, con molta probabilità, Castrum Pilanum fu identificato come l' "ecclesia Sancti Johannis de
Conca Loco Pilano" ossia una delle chiese date in oblazione a Montecassino tra il 1058 e il 1071.
Questo fenomeno studiato dallo storico Galasso vede la trasformazione di taluni insediamenti
fortificati in pievi fortificate, divenute poi vere e proprie parrocchie.
5 M. Pacaut Monaci e religiosi nel medioevo. Edizioni IL MULINO 1980 pag. 42
Figura 6 (Stralcio della Carta del De Guevara del 1635)
La mia seconda ipotesi di percorso vede Castrum Pilanum ubicato sulla pianura de La Valle,
prospiciente il fiume Publìco così come si potrebbe evincere da una cartina topografica elaborata
nel 1635 dalla Diocesi di Teano ( detta del De Guevara ) e molto diffusa dalle nostre parti.
Se viene esaminato dal punto di vista strategico, il posizionamento del Castrum in questo luogo
avrebbe avuto un senso come avamposto del Castrum Conchae solo rispetto alla possibilità di
attacchi nemici provenienti da Sipicciano – Vezzara, ovvero dalla gola del Rio Pecce, che fa da
spartiacque tra i paesi di Vezzara e Galluccio.
L'ipotesi è percorribile solo tenuto conto che i Saraceni si addentrarono nelle zone montane senza
eccessivi problemi, ma nell'881, quando Castrum Pilanum fu distrutto, essi venivano dalla via
Casilina, come ci racconta Erchemperto, insieme con i Napoletani...
Se ne deduce che forse sarebbe stato più utile che fosse stato costruito sul versante opposto, ovvero
in località Via Chiana, come torre di avvistamento o similare.
La terza ipotesi
La terza ipotesi “ vede” Castrum Pilanum posizionato sulla dorsale est della cosiddetta “ Montagna
di Conca “.
Se si presta attenzione alle cartine geografiche si può riconoscere in Pidiani ( da Pidiani a Pilani il
passo è breve!) un toponimo utile alla nostra causa di riconoscimento dell’eventuale sito.
Anche questo luogo è situato ai piedi di un monte, in zona pianeggiante per un tratto e poi scoscesa
fino ad estendersi verso un rivo, quello delle “Settefontane” che scorre verso oriente, verso Potete,
la Starza, fino a confluire a sua volta nel Volturno.
Dal momento che l’avvio delle nostre indagini parte dalla localizzazione di un castrum, è
verosimile la sua potenziale passata esistenza: è molto vicino a Conca, è sistemato “ab oriente “
rispetto al Castrum Conchae, si spiegherebbe dunque la sua natura difensiva.
Non pare, purtroppo, che si ricordino in loco, ruderi antichi.
E’ pur vero che questi terreni sono stati luoghi di battaglie e di razzie nel corso dei secoli e tutti i materiali recuperabili ( mattoni, travature ed altro) sono stati riutilizzati in nuove costruzioni.
Potrebbe essere accaduta la medesima cosa ai ruderi “ arcis castri Pilani “, se il Pratilli ha
conservato un minimo di attendibilità quando si riferiva alla presenza di una rocca..
In sintesi posso così concludere la mia tesi mantenendo per buona ( fino a dotta e incontrovertibile
confutazione da parte di chi riuscirà a dimostrarlo) la prima ipotesi formulata, e cioè:
1. Castrum Pilanum viene costruito in epoca romana come fortilizio.
2. Cessata la sua funzione originaria "càpita" tra i beni assegnati al padre di Erchemperto, che a sua
volta lo favorisce dandoglielo in dote.
3. Essendo stato sede di eremitaggio, viene trasformato in chiesa e pieve.
4.Il primitivo Castrum assume il toponimo di "loco Pilani" finendo così in una sorta di
dimenticatoio.
Mariavittoria Riccio
Tutti i diritti riservati
©Mariavittoria Riccio http://www.prolococoncadellacampania.it/
Nella foto in alto, l'autrice dottoressa Riccio, con in completo ciclamino
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