PATRIZIA all’Ebla Cham
Palace di Damasco
(o come guastare un viaggio organizzato)
Quando siamo scesi all’Ebla Cham Palace di Damasco, abbiamo occupato alcune camere al
dodicesimo piano dell’hotel. Per la serata era organizzata una cena speciale
al ristorante rotante, che si trovava al quattordicesimo piano dell’edificio. Nell'immagine sovrastante si nota sul fondo la colonna ottagonale dove era ubicato quel particolare ristorante.
Felice di quella nuova
esperienza, mi sono accomodata al tavolo con altri partecipanti del viaggio,
pronta a degustare una buona cenetta. Dalle finestre si poteva ammirare Damasco
di notte, uno spettacolo incantevole. Sono riuscita a gustare gli antipasti
poi, dal tavolo vicino, notai una certa agitazione. La compagna di stanza di
Patrizia si è alzata, insieme al capogruppo, e si sono allontanati. Uno sguardo
interrogativo si posava da un volto all'altro, nel tentativo di comprendere quanto
fosse accaduto.
Un quarto d’ora dopo,
quando avevo davanti a me una nuova pietanza, non ancora assaggiata, mi vennero
a chiamare, e mi condussero nella camera di Patrizia, che nel frattempo si era
messa a letto.
Che cosa volevano da me, se non di recarmi alla reception, per richiedere
l’intervento di un medico, considerato che nessuno parlava arabo e neppure
l’inglese. Scesi quindi al piano terra, parlai con il responsabile della reception
e chiesi di chiamare un medico. Il problema si dimostrò più complicato di quanto
pensassi.
Era di venerdì, giorno di festa musulmana, e quindi nessun medico
era disponibile, se non dopo la mezzanotte. Così attesi il suo arrivo,
e lo accompagnai da Patrizia. Dovetti tradurre quanto il medico chiedeva
alla ragazza, e a mia volta parlare con lei. Il medico mi guardò, si batté
la tempia con il polpastrello dell’indice e aggiunse bisbigliando:
“Questa donna non ha niente di preoccupante, è solo molto agitata.
Le praticherò un’iniezione calmante e speriamo che dorma
, ليلة سعيدة (laylatan saeida). Buonanotte!
Ovviamente la mia cena era andata a pallino, così come lo spettacolo cheavrei potuto ammirare dal ristorante rotante. E questa è uno solo dei tantiinconvenienti provocati da Patrizia.Ho saputo che, rientratain Italia, è stata ricoverata in un ospedale peraccertamenti, tutti ormai convinti che avesse un tumore al cervello.Lei andava dicendo che dagli esami clinici, si era evidenziata una macchia,un’ombra sulla sua testa. Conclusione: si trattava dell’herpes zoster, meglio conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio”. Due anni dopo la incontrai, e scoppiava di salute.
Nota: Patrizia è un nome fittizio, ma il fatto
assolutamente vero.
Danila Oppio
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