Quando i monaci guerrieri
dell'Ordine degli Ospedalieri iniziarono
i lavori di fortificazione del Crac
des Chevaliers, il monumentale castello crociato al confine tra
Siria e Libano oggi patrimonio dell'Unesco,
lo dovettero attrezzare per resistere alla violenza degli uomini e a quella
della natura. L'imponente fortezza ha attraversato quasi nove secoli tra guerre
e terremoti, guadagnandosi la fama di inespugnabile. Una fama che pare destinata a resistere
anche alla guerra civile siriana in
corso.
La guerra in Siria. Il 20 marzo 2014 le truppe leali al governo di Damasco hanno fatto il
loro ingresso nel castello crociato, tenuto negli ultimi due anni da forze
ribelli. Gli scontri hanno lasciato il segno sul Crac - fori di proiettile,
crateri di missili e granate, crolli - ma la struttura nel complesso è rimasta
integra. Seguendo il canovaccio di uno strano ricorso storico, i lealisti di
Assad non hanno oggi tolto il castello ai ribelli con le armi, così come ieri
non ci erano riusciti i musulmani con i crociati. Secondo quanto riferito da
fonti locali, gli assedianti avrebbero concesso agli assediati di andarsene
vivi in cambio della fortezza. Lo stesso identico accordo che il sultano
mamelucco Baybars raggiunse nel 1271 con gli ultimi crociati che occupavano il
Crac.
Panoramica del Crac des Chevaliers, o Krak dei
Cavalieri. Il nome del castello, in lingua araba, è Hisn al-Akr'd, che
letteralmente significa fortezza dei curdi (foto WikiMedia Commons).
Il presidio strategico. Oggi la conquista della fortezza ha un valore più che altro simbolico. Il punto di
svolta nei combattimenti nell'area si è avuto quando le truppe governative
hanno conquistato Yabroud, una cittadina al confine col Libano, fondamentale
per gli approvvigionamenti di armi per i ribelli al regime di Assad. Il resto
della regione è caduto di conseguenza. In passato tuttavia era il castello il
più valido presidio di una posizione strategica: dominando la valle della Beqa,
che si snoda tra i monti Libano e Antilibano, consente l'accesso dall'interno
del Paese alla costa mediterranea.
Storia del Crac. Un primo insediamento islamico risale al 1031, quando su ordine dell'emiro di Aleppo i soldati curdi fortificarono la collina scoscesa che domina la valle, ma la sua forma attuale è principalmente dovuta al lavoro dei crociati. Tra il 1144 - quando il Crac venne donato agli Ospedalieri dal re di Tripoli - e il 1271, il castello è stato costantemente rafforzato.
Storia del Crac. Un primo insediamento islamico risale al 1031, quando su ordine dell'emiro di Aleppo i soldati curdi fortificarono la collina scoscesa che domina la valle, ma la sua forma attuale è principalmente dovuta al lavoro dei crociati. Tra il 1144 - quando il Crac venne donato agli Ospedalieri dal re di Tripoli - e il 1271, il castello è stato costantemente rafforzato.
Inespugnabile. All'apice
della sua storia il Crac poteva contenere duemila soldati e approvvigionamenti
per cinque anni di assedio. Si estende per un'area di circa 3 ettari (30.000
metri quadrati), è protetto da due cinte murarie e da un fossato interno. Molti
condottieri musulmani tentarono inutilmente di conquistarlo. Il Saladino (1138-1193)
scelse di evitare un bagno di sangue e si limitò ad aggirare la fortezza
inespugnabile. Solo quando la presenza crociata in Medio Oriente fu quasi
del tutto annientata, che anche il Crac dovette arrendersi.
Clemenza o eccidio? La fortezza poteva ormai contare su 200 difensori appena, dei quali 60 Ospedalieri. Dopo circa un mese di assedio e costanti bombardamenti con le catapulte, il sultano Baybars preferì trovare un accordo con i crociati, garantendo loro un salvacondotto fino a Tripoli per potersi imbarcare. Oggi come allora, però, rimangono i dubbi sul rispetto dell'accordo. Tanto gli storici medievali quanto gli odierni cronisti della guerra civile siriana riportano il dubbio che, una volta abbandonato il castello, i suoi difensori siano stati trucidati dagli assedianti.
Clemenza o eccidio? La fortezza poteva ormai contare su 200 difensori appena, dei quali 60 Ospedalieri. Dopo circa un mese di assedio e costanti bombardamenti con le catapulte, il sultano Baybars preferì trovare un accordo con i crociati, garantendo loro un salvacondotto fino a Tripoli per potersi imbarcare. Oggi come allora, però, rimangono i dubbi sul rispetto dell'accordo. Tanto gli storici medievali quanto gli odierni cronisti della guerra civile siriana riportano il dubbio che, una volta abbandonato il castello, i suoi difensori siano stati trucidati dagli assedianti.
A seguire, alcune foto da me scattate in Syria nel 2006. Alla fine, qualche foto ripresa dal web, dopo i recenti bombardamenti.
Il gigantesco complesso ha subito ferite, ma non è del tutto crollato.
Danila Oppio
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