La mia recensione al romanzo
"Oneirikos" di Danila Oppio, L'ArgoLibro, 2017. Complimenti all'autrice!
“La vita sulla Terra ritornerà.”
Sullo sfondo di un mondo ormai devastato da
una guerra atomica, un dialogo intenso, profondo e appassionato tra due entità
che in un lontano passato erano state esseri umani e che, a seguito del
disastro, avevano finito per disperdersi nel tempo e nello spazio prive di
qualsiasi consistenza corporea.
“Adam non era un eremita, piuttosto
qualcuno di ben diverso, dal quale desiderava ottenere una spiegazione, che
accendesse almeno una lanterna, in quel buio totale in cui era sprofondata. […]
Per tutto quel periodo, Eve viaggiò nell’etere come polvere cosmica. Non si
capacitava del tempo che stava trascorrendo, non comprendeva in quale
situazione si trovasse e chi lei fosse. Era consapevole di non possedere più un
corpo, distrutto in seguito all’esplosione nucleare.”
I due protagonisti, Eve e Adam, interlocutori
d’eccezione attraverso un fortuito collegamento telepatico, hanno nomi
simbolici e, in un certo qual modo, impegnativi che sembrano auspicare la
rinascita del pianeta. Il loro sarà un fitto scambio di idee, ricordi,
emozioni, a dispetto di tanta apocalittica distruzione che li circonda.
Potrebbe apparire un romanzo “anomalo”, questo nuovo lavoro di Danila Oppio,
nel senso che, a inizio lettura, il genere non risulta facilmente inquadrabile
e c’è il rischio di restare un poco spiazzati. Man mano che si sviluppa il
dialogo, tuttavia, si viene travolti (e coinvolti) dal flusso ininterrotto
delle parole. Il lettore non si aspetti di trovare fra queste pagine una
narrazione fatta di azione e repentini cambi di scena in cui Adam ed Eve si
muovono; vi regna, semmai, una dimensione statica, quasi onirica, dove però ci
s’imbatte in un susseguirsi incessante di pensieri e riflessioni che
ripercorrono il percorso della vita passata di entrambi; ma non solo. È anche
un testo che trasuda sconfinata cultura: arte, letteratura, filosofia, scienza,
spiritualità… Ha scritto bene Salvo Figura, nella sua articolata prefazione,
che l’autrice lo ha condotto“nell’Eden, poi in via Panisperna, nel deserto del
Nevada, tra le macerie di Hiroshima, ma anche nell’Empireo, nei cieli di Dio e
in quelli di Dante.” Altrettanto interessante la postfazione di Tommaso
Mondelli, che pone l’accento sul “clima surreale” nel quale si svolge la
vicenda e sulla fine del mondo purtroppo dietro l’angolo, vista la
sconsideratezza da parte dell’uomo nella gestione delle risorse della Terra,
ricchezze d’incommensurabile ma sempre incompreso valore.
Non è da tutti scrivere degli stessi argomenti e allo stesso modo, forse perché
non tutti hanno la medesima sensibilità, umana e artistica, che emerge da questo
scritto. Un libro che celebra l’amore per la vita e per la conoscenza nel suo
significato più ampio, invitando alla speranza e alla ricerca di quel senso
dell’esistenza, chissà perché, sempre così difficile da trovare.
Un grato plauso a Danila per tutto questo. E un personalissimo grazie di cuore
anche per tutto ciò che, come noi diciamo, casuale non è… Lei sa il perché.
Laura Vargiu
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